The
Mothers Of Invention
Weasels Ripped My Flesh
(Zappa Records)
Difficile
credere, oggi, che Frank Zappa sia stato un tempo un artista estremamente
popolare e influente, nonché una "figura pubblica" di commentatore
le cui parole erano inevitabilmente destinate a pesare. Per quanto riguarda
la popolarità il discorso è semplice: esistono le classifiche di vendita,
gli articoli, le interviste, le recensioni di album e concerti, le notizie
dei tour, i fotoservizi, le copertine dei giornali. La figura di commentatore
è presente in mille luoghi, anche in vinile – si veda l’album Frank Zappa
Meets The Mothers Of Prevention, che prende le mosse da un dibattito tenuto
al Congresso degli Stati Uniti che vide lo stesso Zappa partecipare in
qualità di brillante oratore. (La "fama" ha i suoi inconvenienti:
ricordiamo – a memoria – la moglie di Zappa, Gail, sentirsi dire dalla
cassiera di un negozio che aveva scorto quel cognome sulla carta di credito: "E’
Frank Zappa il comico?") Ma in un senso diverso molta della musica
di Frank Zappa è stata, a suo modo, "commento", con il suo uso
della citazione, del
"taglio" e dell’accostamento "incongruo" a far interagire
materiali tradizionalmente lontani.
(Ma Frank
Zappa artista "post-moderno"? Se adottiamo il termine nella sua
accezione "neutra", la cosa è banale ma vera. Ma nella sua accezione "ironica"? Diremmo proprio di no, Zappa è "ironico", ma niente affatto nel
senso del "post-moderno".)
L’influenza
musicale di Zappa è evidentissima su tutta una serie di gruppi – inglesi,
ma soprattutto francesi e tedeschi – a cavallo tra i sessanta e i settanta:
si ascoltino le tracce ancora ben avvertibili su Legend, l’esordio discografico
degli Henry Cow, o le numerose citazioni sparse su pressoché tutta la discografia
dei Faust, nonché su buona parte della produzione dei gruppi dell’Europa
continentale che è oggi costume diffuso porre sotto il nome-ombrello di
Rock In Opposition. E fu un’influenza profonda, anche nel senso dell’aspetto
della "controcultura" – da cui il profondo rigetto quando, nei
termini di allora, parve che Zappa fosse venuto a patti con il nemico.
Insieme
all’album Burnt Weeny Sandwich, Weasels Ripped My Flesh presenta materiale
registrato dal vivo e in studio antecedentemente a quell’acclamato Hot
Rats che costituì a suo modo lo spartiacque tra due periodi. Ma laddove
Burnt Weeny Sandwich partendo da materiali eterogenei assembla un affresco
la cui totalità assume senso (e bellezza) in quanto tale, Weasels Ripped
My Flesh celebra il frammento e l’accostamento ardito. (Accontentandoci
di un paragone alla buona potremmo dire che il primo sta all’esordio omonimo
dei Faust come il secondo sta a The Faust Tapes.)
Weasels
Ripped My Flesh celebra il Frank Zappa compositore, il chitarrista, il
sapiente manipolatore dei nastri, il lucido utente dello studio di registrazione.
Ma anche la versatilità e l’originalità del suo gruppo, The Mothers Of
Invention, e dei suoi principali solisti: Don Preston alle tastiere, Ian
Underwood a tastiere e fiati, Bunk Gardner ai fiati, Arthur Tripp alle
percussioni. Questa – per dirla con sintesi brutale – è musica sulla quale
ci si rompe le gambe. L’ascoltatore giovane – o che ha passato la vita
in ibernazione – troverà in quest’album le magnifiche testimonianze di
un mondo quasi completamente scomparso. Si raccomanda di inalare con cautela.
L’apertura
di Didja Get Any Onya? mette immediatamente le carte in tavola: percussioni,
tromba, vocalizzi, e uno strambo racconto che si perde nel marasma generale.
Il R&B spunta prepotente con Directly From My Heart To You, con Don "Sugar
Cane" Harris a voce e violino, con assolo prevedibilmente brillante.
Debussy è presente nel titolo – e Tchaikovsky nel finale?, dove un’aria
classica deve vedersela con un cane non particolarmente ben intenzionato
– di Prelude To The Afternoon Of A Sexually Aroused Gas Mask, brano che
ospita una stranissima gara di risate e vocalizzi. Chitarre acustiche e
una limpida melodia per Toads Of The Short Forest, che nella seconda parte
indossa arie quasi Free Jazz. Progressione di accordi lenta e meticoloso
assolo di chitarra bluesy con pedale wha-wha, Get A Little è una delle
vette di Zappa chitarrista.
Bel tema,
svolgimento accurato, basso elettrico in evidenza, splendido lavoro di
Tripp alle percussioni, The Eric Dolphy Memorial Barbecue è una delle pagine
più belle di tutta la discografia zappiana (fu il brano d’apertura del
concerto romano del 31 agosto 1973). Bella melodia e gran lavoro di nastri
per Dwarf Nebula Processional March & Dwarf Nebula. Il R&B più
scherzoso fa capolino con My Guitar Wants To Kill Your Mama, con Zappa
alla voce, intermezzo di fiati velocizzati e una splendida chitarra acustica.
Ray Collins alla voce per Oh No, bella melodia e una "risposta" ai
Beatles. Altro bel tema, fiati in sezione e spumeggiante assolo di chitarra
per The Orange County Lumber Track. Di Weasels Ripped My Flesh, registrato
dal vivo, non diremo nulla per non guastare la sorpresa a chi non l’avesse
mai ascoltato prima d’ora.
Ma come
suona questo CD? Bella domanda, mentre fioriscono le discussioni in Rete,
che vedono l’Europa – e chi scrive – in posizione di svantaggio, essendo
nel frattempo stata posticipata di circa un mese la pubblicazione del secondo
gruppo di titoli – da Waka/Jawaka (1972) a Sheik Yerbouti (1979). Ci sembra
però possibile dare un giudizio di massima per quanto riguarda le nuove
masterizzazioni dall’analogico dei titoli del primo gruppo, che – lo ricordiamo
– va da Freak Out! (1966) a Just Another Band From L.A. (1972).
Ci pare
di poter dire che, con l’eccezione di Hot Rats – masterizzato in precedenza
da Bernie Grundman per una versione in vinile e poi riportato su CD – l’uso
della compressione in fase di masterizzazione sia senz’altro superiore
all’ottimale (colleghi statunitensi ci dicono che la compressione applicata
sui titoli del secondo gruppo è sensibilmente minore, ma per i motivi appena
detti siamo impossibilitati a esprimere un parere in proposito). Se tutti
i titoli ci sembrano soffrire di una (non impossibile da sopportare, ma
che diremmo un po’ esagerata) sovrabbondanza nei bassi, per quanto riguarda
la compressione ci pare di poter dire di aver trovato il lavoro di Doug
Sax più gradevole all’ascolto di quello di Bob Ludwig (qui forse ci potrebbe
essere obiettato che gli album di cui si parla sono troppo diversi per
poter essere paragonati; diremo allora che la resa di due album dal vivo
molto simili per date e mezzi tecnici di registrazione impiegati – Fillmore
East, June 1971 e Just Another Band From L.A. – dimostra appieno la giustezza
di quanto da noi detto).
Questa
versione di Weasels Ripped My Flesh è stata rimasterizzata da Bob Ludwig.
Paragonata alla nuova edizione di Burnt Weeny Sandwich, anch’essa rimasterizzata
da Ludwig, ci sembra soffrire in maniera inferiore di quell’eccesso di
compressione che di questi tempi è merce comune. Il dettaglio è presente,
le timbriche non sono stravolte, le chitarre acustiche sono pulite e non
stridenti, fiati e percussioni sono decisamente accettabili, i brani meglio
incisi – su tutti, The Eric Dolphy Memorial Barbecue – vengono bene, anche
se i bassi sono un po’ sovrabbondanti (ma questa pare essere finora una
caratteristica comune a tutta la serie). A chi, animato da spirito pragmatico,
ci chiedesse se la nuova versione possa rimpiazzare quella su Rykodisc
diremmo che l’assenza di quel fastidioso riverbero presente sul CD della
Rykodisc rende a nostro parere questa versione preferibile.
Ma non
abbiamo fatto un confronto con un vinile d’epoca? Ovviamente sì! Un Reprise
Made In USA dei primi anni settanta. "Purtroppo" la stampa della
copia in nostro possesso non è di qualità "accettabile" come
quella di Burnt Weeny Sandwich, ma a dir poco eccellente, quindi siamo
costretti a dire che stavolta non c’è partita. La comparazione a distanza
ravvicinata – e non è una asimmetria dovuta a differenza di standard qualitativi,
il convertitore del nostro nuovo lettore CD dando semmai il vantaggio in
senso opposto – rende più naturale e piacevole l’ascolto dell’album in
vinile. Certo, c’è il fattore "sono quarantun anni che ascoltiamo
il vinile, solo due settimane per il CD…", ma l’eccesso di compressione
su due brani vocali è lì e basta: My Guitar Wants To Kill Your Mama già
soffre abbastanza, ma la voce di Ray Collins su Oh No – che su LP "esce
fuori" dalle casse e si espande verso chi ascolta e sui lati, con
effetto spettacolare – sul CD sembra lottare contro una mano invisibile
che schiaccia tutto.
Beppe Colli
© Beppe Colli 2012
CloudsandClocks.net | Sept. 14, 2012