Frank Zappa
Roxy – The Movie (DVD-V + CD)
(Eagle Vision)
Sappiamo
tutti perfettamente come l’apparire di qualcosa a lungo attesa – nel caso in
oggetto, da almeno un paio di decenni (per aggiungere un tocco personale:
abbiamo un messaggio via e-mail del 23 giugno di due anni fa in cui ci si
annuncia che "il film del Roxy è in dirittura d’arrivo") – porti con
sé il pericolo di una cocente delusione, con l’accrescersi delle aspettative a
provocare una reazione sintetizzabile nell’espressione "tutto qui?".
Ci fa un
enorme piacere poter dire che almeno per stavolta il pericolo è stato evitato,
e che Roxy – The Movie è un lavoro in grado di tenere desta l’attenzione dello
spettatore, sia esso sfegatato fan zappiano che diffidente neofita. Con
un’avvertenza: sarà opportuno tenere a portata di mano due set di fazzoletti,
riservando il primo alla visione di questa musica, e il secondo alle dolenti
meditazioni che non potranno non sorgere quando lo schermo si sarà spento, ché
una tale miscela di humour e fantasia, servita con naturalezza da prodigiose
capacità tecniche, si configura oggi come un impossibile "oggetto del
desiderio", e vederselo spiattellare in modo tanto palese fa male assai, ancor
di più se consideriamo che questa esecuzione di oltre quarant’anni fa ci porge
il messaggio in modo tanto più naturale quanto più ne è (ovviamente)
inconsapevole.
Album che
non ha certamente bisogno di presentazioni, Roxy & Elsewhere (1974) aveva
sempre portato con sé la promessa di una versione filmica, come si evinceva dalla
messa in scena di Be-Bop Tango (una gara di ballo in vinile?) e da accenni che
anche una magra conoscenza della lingua era in grado di cogliere qua e là
("Ladies and gentlemen, watch Ruth. All through this film Ruth has been
thinking: ‘What can I possibly do?’"), per non parlare di quelle
lunghissime presentazioni.
Ciò che i
presenti sapevano è che in quell’occasione si era davvero girato un film, che
avrebbe reso possibile a chi non c’era vedere "di persona" quella
felice combinazione di musica di cui s’è detto.
Come
sempre, massimamente quando si parla di cose zappiane, incidenti possono
verificarsi. In questo caso, un malfunzionamento che ha reso nulla la
sincronizzazione audio-video, e inutilizzabile tutto il girato.
Si giunge
all’oggi, e alle meraviglie che la moderna tecnologia digitale rende finalmente
possibili dopo ripetuti insuccessi verificatisi nel corso di decenni.
Il
prodigioso lavoro di editaggio è opera di John Albarian, qui anche
co-produttore, che spiega esaustivamente il tutto nelle dettagliate note di
copertina. Missaggio e masterizzazione sono curati da Bruce Botnick, tecnico
che – dai Doors in poi – non dovrebbe avere bisogno di presentazioni.
Scarsi in
matematica, ci sentiamo comunque di dire che il film dura all’incirca un’ora e
mezza, con una ventina di minuti di bonus. Si era parlato di ventun ore di
girato, ma avendo il gruppo effettuato quattro concerti di circa ottanta minuti
ciascuno perveniamo a trecentoventi minuti, le ventun ore essendo il totale
girato dalle quattro telecamere. Ovviamente manca (più di) qualcosa – è una
fitta vedere le ultime note di Village Of The Sun ("Vì-llleee-g") –
ma tant’è.
Si scopre
che Roxy & Elsewhere fu registrato nei giorni 8, 9 e 10 dicembre 1973, e
non 10, 11 e 12 dicembre come da note di copertina dell’album originale. Dopo
una giornata che immaginiamo di "riscaldamento", i giorni successivi
videro quattro concerti in totale, con i musicisti vestiti sempre allo stesso
modo allo scopo di facilitare il successivo lavoro di editaggio.
La formazione:
Frank Zappa, Ruth Underwood, Ralph Humphrey, Chester Thompson, Bruce Fowler,
Tom Fowler, George Duke, Napoleon Murphy Brock.
E’ un
ensemble che deriva da quello che aveva girato quell’anno negli Stati Uniti e
in Europa, laddove una potentissima front-line – tromba, trombone, fiati,
violino – e la presenza di Zappa quale unico cantante aveva visto un’esplosione
di colori da vera "orchestra tascabile" decisamente più sostenibile
da un punto di vista finanziario del Grand/Petit Wazoo che l’aveva preceduta.
La
formazione di Roxy – The Movie riesce a combinare con successo le esigenze
orchestrali e quelle più "entertainer". Al basso, Tom Fowler funge da
ancora. Tastierista strepitoso, George Duke cresce come cantante, con ottimo
falsetto a fare da contraltare alla voce più blues/r&b di Napoleon Murphy
Brock, musicista la cui naturalezza come animale da palcoscenico corre il
rischio di oscurare una bella scioltezza al sax tenore e al flauto. Bruce
Fowler è il prodigioso solista di trombone. Alle percussioni, Ruth Underwood
letteralmente esplode in una sezione ritmica a due batteristi: se Chester
Thompson è qui usato soprattutto quale "groove player", Ralph
Humphrey è un "parts player" di straordinaria scioltezza e precisione
(invitiamo il lettore interessato al riascolto delle parti di batteria e
percussioni di Over-Nite Sensation).
Roxy –
The Movie è disponibile in diversi formati, quello in nostro possesso essendo
un DVD-V da noi ascoltato in stereo. Accluso alla confezione, un CD contenente
70 min. ca. del concerto.
Il lavoro
verrà ovviamente fruito in modo diverso da chi ha grande familiarità con
l’album Roxy & Elsewhere – sconcertante sulle prime vedere un’introduzione
parlata che si conosce a memoria mutare rotta improvvisamente – e da chi lo ha
ascoltato poco o per nulla.
Il brano
che ci è parso l’apice del concerto – ma il nostro giudizio risente ovviamente
di quarant’anni di frequentazione dell’album originale – è Cheepnis-Percussion:
un’esecuzione impeccabile di quella che è l’intricata ossatura ritmica di
Cheepnis, eseguito subito dopo, e l’illustrazione di quanta complessità possa
nascondersi dietro zappiane vesti "commerciali".
Cosa dire
a chi non c’era? Che questa è ancora un’epoca in cui musica come quella di
Frank Zappa è in grado di riempire stadi e palasport, quando gli applausi che
fanno seguito a una secca presentazione come "Ian Underwood!" sono in
grado di far venire giù un teatro.
Ricordato
che "suntare" questa musica è ovviamente impossibile, proviamo a dare
alcune indicazioni di massima.
Consigliamo
comunque di prestare attenzione al lavoro svolto da George Duke su un set di
tastiere davvero semplice, che descriviamo per chi cresciuto in epoca
successiva. Rivolti verso i compagni, un Clavinet D6 posizionato su un piano
elettrico Wurlitzer. Rivolti verso il pubblico, un sintetizzatore monofonico
ARP Odyssey posizionato su un classico Fender Rhodes. Accanto all’Odyssey, una
"scatola effetti" dove riteniamo di scorgere un eco a nastro –
probabilmente un classico Echoplex – e un modulatore ad anello. Si presti
attenzione all’uso intelligente e insolito che Duke fa del Clavinet, e alla
timbrica del Wurlitzer, molto diversa dai suoni che si era soliti ascoltare
dallo strumento.
Dopo
un’introduzione parlata ecco Cosmik Debris, che l’anno seguente chiuderà la
prima facciata di Apostrophe (‘), ma al tempo inedita. C’è un assolo di sax
tenore – che diremmo nello stile di King Curtis – preceduto dal lancio
"Napoleon!", con Zappa che durante l’assolo sorride, a testimonianza
del suo amore per il blues/r&b, lo stesso amore provato per il violino e la
voce di Don "Sugarcane" Harris. Assolo di George Duke a Wurlitzer e
Clavinet D6 con multicamera, poi Zappa in assolo di chitarra con wha-wha.
Penguin
In Bondage ha la famosissima introduzione, ma qui l’assolo è diverso (quello
sull’album provenendo da "elsewhere"). Bella resa filmica.
T’Mershi
Duween ha ottime percussioni e il ben noto tema "finnico".
Dog/Meat
– che come d’abitudine combina The Dog Breath Variations e Uncle Meat – vede un
gran lavoro di batteria e percussioni, con lo stesso Zappa a vari tamburi.
Ottimo Fowler al trombone.
L’intricata
RDNZL ha due notevoli assolo – trombone e chitarra – e sax tenore e synth in
evidenza.
Inca
Roads, al tempo inedita, ha un inizio lento, quasi da Broadway tune, poi
accelera. Chi ricorda la versione apparsa su One Size Fits All ritroverà
l’assolo di piano Fender più ARP Odyssey, cui fa seguito un bell’assolo di
trombone. Ma niente assolo di chitarra.
Qui c’è
un frammento della fine di Village Of The Sun, cui fa seguito una bella
esecuzione di Echidna’s Arf (Of You), con funamboliche percussioni.
Don’t You
Ever Wash That Thing? sfoggia un jazz "anni 40" immerso in aria
zappiana, un assolo di trombone swingante perfettamente sorretto dalla ritmica,
un bell’assolo di piano Fender, poi è la volta di
Cheepnis-Percussion,
come già detto per molti versi forse l’apice dell’album.
Qui Zappa
chiede ai musicisti se sono in grado di eseguirla di nuovo – nella forma di
canzone – senza fare errori.
Segue
Cheepnis come da Roxy & Elsewhere, ma senza sovraincisioni.
Segue una
bella versione di I’m The Slime, con riuscito assolo di chitarra con wha-wha.
Big
Swifty è eseguita alla perfezione. C’è un ottimo assolo di piano Fender più ARP
Odyssey, poi un assolo di chitarra. Segnaliamo la bellissima esecuzione
dell’intricato tema finale.
Preceduto
da una lunga introduzione parlata, Be-Bop Tango (Of The Old Jazzmen’s Church)
offre come d’abitudine il suo tema complesso e fiati, batteria, percussioni e
piano elettrico. C’è un duello tra sax tenore e trombone, un breve assolo di
trombone, poi è la volta del ben noto "Audience Participation Time".
Vediamo quindi in azione, a danzare quelle note brevi e scattanti cantate da
George Duke, Rick, Jane and Carl. Poi Lena. Poi Brenda. "Brenda is a
professional harlot", ci dice Zappa, e qui i tre vocabolari monolingua
consultati ci dicono senza ombra di dubbio che "harlot" è vocabolo
arcaico (e lo era già allora, uno dei tre vocabolari consultati essendo contemporaneo
di Roxy & Elsewhere) che designa una "prostituta". Abbiamo modo
di vedere all’opera anche "Dunt’s ex wife" (se non andiamo errati la
signora in primo piano sulla copertina dell’album). Come di consueto, dopo un
evidente taglio il brano vira verso un blues/boogie, con assolo di chitarra.
In
chiusura, estratti filmati del lavoro in studio per i noti brani Don’t Eat The
Yellow Snow e Father O’Blivion.
Contenuti
extra:
Pigmy
Twilight: una bella esecuzione, con Pamela Miller in funzione di disturbo.
The Idiot
Bastard Son, in un’esecuzione vocale e strumentale impeccabile.
Dickie’s
Such An Asshole è un blues/r&b orchestrato, con un bell’assolo di George
Duke al Fender e un assolo di chitarra con wha-wha accoppiato a un phaser (se
riconosciamo il pedale, dovrebbe essere un Mutron).
Beppe Colli
© Beppe Colli 2015
CloudsandClocks.net
| Nov. 14, 2015