Two Al’s
And The Cowgirls Kept On Dancing
(Brokken Records)
Un
bell’album bizzarramente rappresentato da una copertina a nostro avviso non
appropriata, laddove un aspetto grafico per certi versi riconducibile
all’atmosfera "cartoon" di Toy Story non fa presagire la ricchezza e
la complessità della musica.
Che tipo
di musica? Amor di brevità ci suggerirebbe di ricorrere alla tanto abusata
etichetta di "musica improvvisata", e non saremmo certo nel torto,
data una registrazione articolata in due soli giorni laddove i musicisti – così
la copertina – hanno creato "on the spot". La descrizione sarebbe
però carente se non facessimo cenno al deliberato multistilismo, alla ricerca
di una dimensione fortemente "tattile", all’uso (che diremmo parco,
ma presente) della sovraincisione e a qualche trattamento ex post (quali echi e
riverberi, oltre a un discreto lavoro di montaggio) opera del tecnico del suono
Chris Weeda, che allo Studio Rapenburg ha curato il missaggio e la masterizzazione
del lavoro.
E’ un
album decisamente "entertaining", con una esuberante vivacità delle
tinte strumentali e una bella dinamica dei piani sonori (una qualità che oggi
non è più possibile dare per scontata neanche in contesti stilistici come
questo). L’ascoltatore è quindi invitato ad alzare la manopola del volume, con
aggiunta di acuti a piacere.
I
protagonisti rispondono ai nomi di Alan Purves – impegnato a percussioni,
sonori giocattoli, "brim bram" (?) e i classici "little
instruments" – e Albert van Veenendaal, al piano preparato.
Era da
alcuni anni, dal bell’album in quartetto intitolato Midday Moon – che a ben
riflettere è stata l’unica occasione in cui ci è stato possibile ascoltarli
insieme – che ci interrogavamo sulla sorte del loro rapporto (ma il critico si
trova oggi alle prese con l’impossibile compito di esplorare l’universo usando
la bicicletta). Purves aveva ben figurato su The Midge di Andy Bruce And The
Rigidly Righteous, mentre la sorte ci ha dato modo di ascoltare il piano di van
Veenendaal in svariate occasioni, con il relativamente recente Minimal Damage
(Miniatures For Prepared Piano) quale migliore esempio della sua concezione
estetica.
Se Purves
è uno splendido colorista, van Veenendaal offre una dimensione del piano
preparato che rivela immediatamente una lunga pratica con il
"linguaggio" dello strumento, qui esteso da un lato alla
"preparazione" tipica della musica classica contemporanea mentre
dall’altro è conscio del patrimonio tonale e timbrico delle musiche
"extra-occidentali".
L’album è
vario, (relativamente) accessibile e perfettamente in grado di sopportare
un’indagine autonoma. Ci piacerebbe però vedere i due sul palco, allo scopo di
cogliere lo stretto legame intercorrente tra gesto e suono.
Un’occhiata
veloce al dettaglio dei pezzi.
Nice To
See You è una bella apertura, amichevole come da titolo, un calypso con
flautini, e il piano a impersonare le steel drum.
Before
The Jump Is Over offre una sequenza ritmica "stretta" delle
percussioni. Un bel tema "jazz" dal piano squillante, poi la cordiera
fa "zing!", di nuovo il piano (che ci ricorda il vibrafono di Milt
Jackson!). Sorprendentemente, dal nulla esce una "voce" urlata, da
Gospel!
An Unspun
Web evidenzia le percussioni, con la parte bassa del piano a fare da
legno/"sequencer" e la parte alta con echi di Gamelan (e di Morton
Subotnick?). Percussioni cangianti, con effetto timbricamente
"phasing".
New Shoes
Blues suona come un bizzarro "salterello" dell’Italia
centro-meridionale. Incedere ritmico sottolineato dalle percussioni. Sul finale
si vivacizza. Brano che ritorna spesso sul tema. Bella sorpresa timbrica,
bacchette di legno. Chiude lento.
Clean Up
Your Own Closet è un bizzarro momento "rumoristico", quasi un
daxophone di Hans Reichel. Giocattoli, percussioni, piano. Campane finali con
riverbero.
Come In è
uno dei due soli brani di lunga durata. Una quasi fisarmonica – o una
cornamusa? Purves è scozzese -, piano basso, risonante, con atmosfera
neoclassica. Uso del pedale, e melodia "chopiniana". Pedale di
Purves, e una melodia piana, "popolare".
Camel
Thurst ha delle pigre percussioni con riverbero, piano, e una melodia
"orientale". Armonica a bocca? Percepibili le sovraincisioni.
Tiny
Klompen ha un incedere rarefatto. Una marimba alta (?), glockenspiel,
percussioni cave molto zappiane, legni e metalli, e il pianoforte che impersona
un’arpa.
It’s Now
Forever è l’altro brano lungo. Curva progressione, parte lento con suoni
isolati, cordiera lamellare, i suoni a stagliarsi su un "soffio"
scuro di sottofondo. A partire dalla metà circa compare una pulsazione
insistita, poi un abbozzo di melodia tematica con aggiunta di grumi sonori.
Anche questo brano ha un sapore "etnico". Ambiente echizzato,
sovraincisioni.
Tok The
Tok = "Orologio". Metallico scandito. Echi e riverberi.
Sorprendentemente tematica.
And The
Cowgirls Kept On Dancing, con bacchette e basso continuo, è una via di mezzo
tra la tarantella e il ragtime (!). Un breve divertissement.
To Bet On
Bells. Metalli con eco. Cadenzata. Eco! Ambient!
Dutch
Delights è un pezzo umoristico, con tanti giocattoli dal tono dispettoso, una
vera orchestra. Piano cadenzato a fare da pedale. Piano "minimale".
Love
Story offre un "Debussy alla Muhal Richard Abrams" accoppiato a un
elemento di disturbo, quasi un barrito di elefante in miniatura. Un titolo ironico?
Beppe Colli
© Beppe Colli 2014
CloudsandClocks.net
| Feb. 27, 2014