Il fantasma sul
palcoscenico
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di Beppe Colli
Oct. 10, 2017
Era da poco iniziata
la terza decade di settembre, e guardando in Rete ci è parso di leggere una
notizia che suonava pressappoco come "Frank Zappa ritorna in tour sotto
forma di ologramma", notizia che ci siamo ben guardati dal prendere sul
serio, tanto suonava ridicola e – ovviamente – del tutto impossibile da
credere. Se vera, sarebbe stata ben oltre i confini del buon gusto, un gesto
tanto orribile da non meritare neppure il pensiero che nella notizia potesse
esserci del vero. E poi stavamo chiudendo una recensione, c’era altro a cui
pensare, e così via. Caso chiuso.
Un paio di giorni dopo ci ritroviamo la stessa notizia a
tutta pagina sui quotidiani, incluso quello locale che si serve di agenzie.
Quindi la cosa era vera. Ma tecnicamente fattibile? Parrebbe di sì, e che ci
siano già precedenti in proposito e che sia in arrivo un tour intitolato Dio
Returns, che avrebbe per protagonista l’ologramma del famoso cantante metal
morto di tumore nel 2010.
E mentre la nostra casella di posta cominciava a riempirsi
di messaggi che chiedevano hai sentito e che ne pensi, ci siamo chiesti a chi
cazzo potesse essere venuta in mente un’idea simile.
La società che si
occupa dell’ologramma è la Eyellusion – la stessa del tour Dio Returns – e
l’intera vicenda presuppone il consenso e la collaborazione attiva della
famiglia Zappa, o per meglio dire dell’organismo che decide su simili faccende,
denominato Zappa Family Trust.
La vicenda veniva presentata con il titolo di Frank Zappa –
Back On The Road: The Hologram Tour.
"I’m thrilled that Frank Zappa will finally be going
back out on tour playing his most well-known music as well as some rare and
unheard material". Così parlò Ahmet, un figlio di Zappa. "We are also
planning on staging Joe’s Garage The Musical with none other than Frank Zappa
himself starring as The Central Scrutinizer."
Il particolare che non quadra è che Zappa è morto nel ’93.
Quindi c’è chi crede che portare in tour un suo ologramma sia la stessa cosa di
portare in tour il musicista com’era da vivo? Quali sarebbero i musicisti
disposti a farsi coinvolgere in una cosa simile?
La vicenda ha da
essere inquadrata in uno sfondo che le dia un minimo di logica, cosa che è
possibile fare su due piani diversi, uno obbiettivo e uno che diremmo
forzatamente "speculativo", stante la pochezza di informazioni certe
disponibili: ci sono di mezzo avvocati e quintali di carte bollate non
accessibili al pubblico e delle quali le parti in causa danno una lettura
pubblica che ovviamente non confligge con gli interessi del parlante.
Per quanto riguarda la parte obbiettiva, sappiamo tutti che
la musica registrata ha oggi un mercato piccolo e in progressiva diminuzione, e
che chi può cerca di recuperare dal lato dei concerti. Ovviamente un simile
fenomeno è inflazionistico per definizione, come le cose hanno già ampiamente
dimostrato. Quindi cresce sempre più il bisogno di offrire "eventi".
Un tempo (ormai lontano) artista di buone vendite
discografiche e ottimi riscontri di pubblico ai concerti, oggi Zappa è artista
che diremmo economicamente ininfluente.
Chiara la logica di riportarlo in tour, anche se da morto.
Ma per restare alla bottega, non mancano certo i documenti video, anche
ufficiali e recenti, che ce lo mostrano dal vivo in vita, pimpante al suo
solito. A occhio, ci pare un’operazione dal fiato corto. E non sappiamo se il
pubblico dei fan – che ormai diremmo il bersaglio quasi esclusivo di una simile
operazione – accoglierà con lo sperato aplomb le coordinate umane
dell’operazione.
C’è poi la parte che
abbiamo detto "speculativa", e qui una ricerca in Rete delle parole
"The Feuding Zappas" darà al lettore molto più di quanto voglia
sapere.
Molte vicende del dopo morte sono state avvolte nel mistero,
e anche la normale condotta commerciale è parsa spesso umorale, a tratti
sorprendentemente autolesionista.
Quel che crediamo di capire è che la morte della vedova
Zappa ha fatto esplodere uno stato di cose che aveva già nel passato i germi
legali di un conflitto che appare di difficile risolvibilità.
Il fan può solo leggere spezzoni di cose dal senso difficile
da afferrare: la vendita della famosa casa per fare cassa, i dubbi sullo stato
del famoso catalogo di nastri audio e video, la sottoscrizione milionaria per
realizzare un documentario e tanto altro. E poi cause e litigi.
La nostra impressione è che Dweezil, il figlio chitarrista,
abbia cercato di sbarcare il lunario inventandosi la formula Zappa Plays Zappa.
E che l’altro figlio, Ahmet, che non ci risulta dotato di qualità, abbia
cercato di tagliargli le gambe con ogni mezzo: mandare in tour il fantasma del
padre potrebbe essere l’estremo tentativo di prosciugare il (misero) laghetto
in cui nuota Dweezil.
Ovviamente mettere in
piedi una simile operazione necessita di musicisti di ottimo livello tecnico e
di pronta riconoscibilità. Molti sono i nomi che fanno il giro della Rete, una
lista che con poche eccezioni non ci è chiaro se rappresenti i coinvolti o solo
i consultati. Sulle prime pronto alla chiamata, Adrian Belew si è poi negato,
la reazione del pubblico avendogli mostrato come l’intera vicenda fosse
"divisive".
Quale reazione?
Ci viene in aiuto un buon servizio apparso sul quotidiano
statunitense San Diego Union Tribune, che tra l’altro intervista l’ex
collaboratore zappiano Mike Keneally:
"I was invited by Ahmet last week to be a part of
this." (…) "I’m so intrigued by the idea. I’m already seeing a lot
of hand-wringing online about it, but I’m interested in the potential for something
pretty dang mind-blowing".
Com’è ovvio, chiunque leggendo di questa vicenda si sarà
retoricamente chiesto cosa ne avrebbe pensato Zappa. Keneally lo sa:
"I think Zappa would be hugely intrigued by the
technological aspects", ha detto Keneally. "And I seriously doubt
he’d be concerned with any perceived sacrilegious aspects – he was never too
concerned with keeping things sacred! Actually, I can easily imagine him
watching this show with a huge grin on his face."
E’ ora venuto il
momento di raccontare qualcosa che il lettore, lo sappiamo bene, troverà
difficile da credere. Da parte nostra possiamo solo offrire i fatti per come si
sono svolti.
Entriamo in camera, e sul divano ad attenderci c’è Frank
Zappa. Non certo una vista alla quale siamo abituati. "C’m ‘ere", ci
dice in tono sbrigativo, "and tell me about this stupid story that’s
making the rounds over there. Jimi told me I’m supposed to appear as a Dancin’
Fool with a bunch of clowns, and he usually knows about this stuff. Nicolas
Slonimsky thought the news appalling." E poi, dopo una breve pausa,
"Are you sure you know how to spell it? It’s Slo-nim-sky."
Nell’interesse dell’obbiettività, gli abbiamo porto il
comunicato ufficiale. Zappa è esploso: "Ma chimminchia dici me’
figghiu", o qualcosa del genere (il dialetto siciliano della zona di
Palermo non essendo il nostro forte).
"You have more stuff?". Gli abbiamo porto
l’articolo del San Diego Union Tribune. Finita la lettura, Zappa ci ha guardato
negli occhi, e con tono misurato ha detto: "Keneally is a nice man, but he
has to get his priorities straight." E poi "Could I have a cuppa
cawfee, please?".
Andati in cucina, fatto il caffé (una miscela aromatica che
speravamo gli piacesse), tornati in camera… beh, era sparito, lasciando solo
un forte odore di fumo.
Difficile da credere, eh? Ma sembrava vero! Sarà il caso di
mandare un e-mail a Keneally?
E’ possibile che
questa storia dell’ologramma sia legale, e che vinte le difficoltà tecniche,
dopo adeguata preparazione, la nave alla fine salpi.
Ma accanto ad aspetti formali quali lo sfruttamento di un
marchio ci sono quelli morali, che hanno anch’essi il loro peso.
L’accostamento potrebbe sembrare nebuloso, quindi cerchiamo
di renderlo chiaro.
Qui a Clouds and Clocks abbiamo sempre trattato tutto su un
piano di parità, la nostra attenzione essendo sempre stata indipendente da
fattori quali grandezza del distributore, dell’ufficio stampa, dell’etichetta e
altro ancora. Lo stesso non è detto avvenga altrove, e il lettore può
facilmente riscontrare la grandezza altamente variabile dello spazio dedicato a
un artista in relazione non alla qualità del suo lavoro ma delle sue
"relazioni". Il nostro atteggiamento incorpora una dimensione morale.
La stessa dimensione morale implica che alla vicenda dell’ologramma
zappiano venga rivolto un dito medio "rigid ‘n stiff", per dirla con
il baffuto Maestro.
A partire da oggi, Clouds and Clocks non recensirà più alcun
prodotto zappiano recante il marchio ZFT. Il sipario verrà anche calato sulla
produzione di tutti i musicisti che collaboreranno all’impresa.
© Beppe Colli 2017
CloudsandClocks.net | Oct. 10, 2017