Soft
Machine
BBC
Radio/1967-1971
(HUX
Records)
Tra
i gruppi storici di inconsistente peso commerciale, i Soft Machine sono
forse quelli che più hanno tratto beneficio dalla presenza di
un pubblico dalla memoria lunga e dall’accessibilità dei sistemi
di ripulitura di quei vecchi nastri che un tempo risultavano decisamente
improponibili al di fuori del circuito dei bootleg. Ragion per cui si
assiste oggi alla curiosa situazione di una quantità di album
postumi superiore a quelli ufficiali di studio – quelli, intendiamo,
della produzione "che conta" (diciamo fino a Fifth?), che
è cosa ben diversa dalla fine "ufficiale"; quasi tutti
album consigliabili, per un motivo o per l’altro.
A
inaugurare la tendenza, se non andiamo errati, fu quel Live At The Proms
1970 edito nel 1988, cui fece seguito un Peel Sessions doppio che presentava
pagine rare con un suono decisamente molto buono. A fronte di un apparato
iconografico ben curato ed elegante, l’album era però caratterizzato
da una certa elusività nelle note di copertina per ciò
che riguardava nomi e date, anche se il fan più attento non aveva
certo avuto difficoltà a riconoscere nel suono di batteria di
As If e di Drop una presenza tutt’altro che wyattiana.
La
Hux Records si accinge ora a sistematizzare quei materiali (frutto,
lo ricordiamo, di sedute radiofoniche effettuate per la BBC), con importanti
aggiunte. 1967 – 1971 è il doppio CD che raccoglie gli anni wyattiani,
cui farà seguito un secondo volume (1971 – 1973) che si annuncia
ricchissimo di materiale inedito. Grafica e suono ben curati, accreditamenti
esaustivi, noterelle di Hugh Hopper e Kevin Ayers, qualche bella foto,
progetto autorizzato dai musicisti. E posto che l’album può benissimo
fungere da compendio per il neofita (che si premurerà di affiancargli
l’imprescindibile Vol. II), l’affezionato fan a questo punto si starà
chiedendo cosa c’è dentro.
Presto
detto: il CD riconferma le incisioni del 1969 del trio base (Hugh Hopper,
Mike Ratledge, Robert Wyatt) con l’aggiunta del sassofono di Brian Hopper;
le belle prove in settetto, con la front line di quattro fiati, del
’69; la versione di The Moon In June suonata in trio; il materiale da
Third eseguito dal quartetto con Elton Dean nel ’70; le Virtually e
Neo-Caliban Grides del ’71.
E
gli inediti? Posti in apertura, cinque brani del trio Kevin Ayers, Ratledge
e Wyatt risalenti al dicembre del ’67 e finora disponibili solo su bootleg:
ben rimasterizzate da Michael King, queste canzoni ci riportano ai climi
dolceamari e tipicamente "English" di quel primo album così
poco valutato – ascoltato come fu in modo forzatamente retrospettivo,
in un periodo in cui le coordinate del gruppo erano decisamente mutate
– ma al quale il tempo (e l’evoluzione della musica?) ha consentito
di acquisire una patina piacevolmente naïve. Clarence In Wonderland
finirà sul secondo album di Ayers (Shooting At The Moon), We
Know What You Mean è un simpatico inedito, Certain Kind, Hope
For Happiness e Lullaby Letter andranno dritti sull’album di esordio.
Compare inoltre una bella versione – solo piano e voce! – della wyattiana
Instant Pussy futura Matching Mole. Sul secondo CD una lunga versione
(dodici minuti) della Fletcher’s Blemish di Dean, molto diversa da altre
da noi ascoltate (con Ratledge al pianoforte, strumento da lui pochissimo
frequentato); e inoltre un medley Eamonn Andrews/All White. Basta?
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2003
CloudsandClocks.net
| March 15, 2003