Ron Samworth
Dogs Do Dream
(Drip Audio)
Chitarrista
e compositore operante nell’area di Vancouver, Ron Samworth è certamente ben
noto al lettore per il suo essere da tempo un componente di spicco degli
organici capeggiati dalla violoncellista Peggy Lee, un ottimo esempio essendo
l’album intitolato Tell Tale pubblicato con la sigla di Film In Music da noi
recensito in termini estremamente favorevoli alcuni mesi fa.
Come
da titolo, Dogs Do Dream si muove lungo le coordinate di un "concept"
da fare invidia alle più ardite concettualizzazioni "prog": la vita
onirica dei cani, o per meglio dire le rappresentazioni mentali che i cani –
nel nostro caso, uno specifico cane, l’eroe della storia narrata – fanno della
vita da loro vissuta.
La
musica è una riuscita miscela di rock, jazz, folk e classica, un insieme molto
più coerente di quanto la nostra veloce descrizione potrebbe far supporre. Il
lettore troverà nomi certamente noti accanto a figure meno familiari.
Com’è
ovvio, se la cosa stia in piedi o no dipende in buona parte dalla voce del…
cane, che com’è da attendersi ha un ruolo di rilievo nella narrazione.
Sorprendentemente, la voce del cane, un maschio, è quella di una donna, con
esiti bizzarri nel momento "erotico" dell’album. Va detto che quella
di Barbara Adler è una voce estremamente musicale e versatile, che – complici
effetti ed equalizzazioni – riesce agevolmente a coinvolgere l’ascoltatore
rendendolo partecipe della narrazione.
L’album
vede delle "canzoni" vere e proprie – si intenda: narrazione più
musica – alternarsi a spezzoni strumentali, per lo più brevi, a dare ulteriore
respiro.
Bella
registrazione, varietà stilistica, un’ora di durata durante la quale non
abbiamo mai guardato l’orologio, un album che abbiamo ascoltato spesso, ben
oltre il dovere critico, nel corso di una settimana.
Musica e testi di Ron Samworth, produzione di Dylan Van Der
Schyff, registrazione effettuata da Sheldon Zaharko negli studi Warehouse nei
giorni 10 e 11 maggio dello scorso anno, missaggio e masterizzazione a cura di
Dylan Van Der Schyff.
Musicisti titolari: Ron Samworth alla chitarra elettrica e agli
effetti, Barbara Adler alla narrazione, JP Carter a tromba ed effetti, Tyson
Naylor al piano, tastiere varie e fisarmonica, Peggy Lee al violoncello, James
Meger al basso elettrico, al contrabbasso e agli effetti, Skye Brooks alla
batteria.
Ospiti, a volte in un ruolo di cammeo: Iris Pomeroy alla voce,
Dylan Van Der Schyff a batteria e percussioni, Torsten Müller al contrabbasso,
Bill Clark alla tromba, Robin Holcomb al pianoforte, Wayne Horvitz al DX-7 e
agli effetti.
L’album
va goduto come un tutto, l’equivalente di un "radiodramma" di quelli
di una volta (lo vedremmo bene eseguito su un palco con contorno di
diapositive). Ma ciascun ascoltatore troverà tra i vari episodi quelli
maggiormente graditi.
Sleeping apre bene l’album: bella, appropriatamente sognante,
lievemente malinconica, una melodia con unisono tromba-violoncello, rullante
con le spazzole e piatti in evidenza (un insieme che per un istante fa credere
di stare ascoltando un album di Peggy Lee). Voce recitante sognante. Effetti e
voci in sottofondo. Pianoforte, contrabbasso. Tema finale.
Rapid Eye Movement mostra un’irrequieta atmosfera onirica,
effetti, modulazione del filtro del sintetizzatore, tromba, "scratch"
sul violoncello, effetti vocali, percussioni, l’atmosfera si fa agitata.
Swimming apre con un arpeggio di chitarra su tempo dispari,
batteria, violoncello e tromba a fare una bella melodia. Accelerazione,
tastiere, tromba, narrazione. Incalzare ritmico, tastiere, tromba, effetti.
The Underbrush apre con pianoforte, effetti e violoncello a fare
da tappeto "rumoristico". Narrazione su un "silenzio" teso,
con effetti. Ostinato ritmico con "strappi" di chitarra, basso,
tromba, per un insieme davisiano alla Agharta-Bitches Brew, un che di fanfara,
piano elettrico, sintetizzatore e chitarra.
Reflection è un brano conciso per solo piano. Insegue un’idea
melodica, fa uso del pedale stoppato, e a 1′ 35" ca. introduce una
sonorità blues-gospel sorprendentemente monkiana.
Lying On My Back ha un’apertura con arpeggio di chitarra in
rubato, con appropriato sfregamento di polpastrelli. Rilassata voce narrante.
Muck About è un breve brano per solo contrabbasso con arco.
On The Trail ha una melodia "folk" con fisarmonica (alla
Nimal-Skeleton Crew?). Narrazione erotica. Ritorno della melodia
"folk". Tom percossi con la spazzole, bell’assolo di fisarmonica,
entrano chitarra, tromba, sintetizzatore.
Cool Grass/Frisbee apre con pianoforte a due mani, un arpeggio a
disegnare una bella melodia. Armonici, narrazione, un bell’arpeggio come pedale
sul quale si dispone un lirico assolo di violoncello. Unisono di tromba con eco
ed effetti. Per chi scrive, il momento migliore dell’album.
Evening Crows è un breve brano per solo violoncello,
"scratch", armonici, glissando.
Smells/Other Dogs apre con narrazione, suoni di sottofondo,
traffico e uccelli, voci. Arpeggio di pianoforte, violoncello, tromba. Effetti
rumoristici, tromba, un effetto da modulatore ad anello, batteria, pianoforte,
violoncello, un’aria bluesy in ¾, assolo di tromba, violoncello,
monkiana nel senso del Wayne Horvitz di Miracle Mile. A nostro parere un po’
troppo lunga.
Gulls, Gills, Guts vede in azione un contrabbasso con arco a
produrre armonici, batteria, percussioni: bello ma pare provenire dal CD Film
In Music.
Drones… Bones come da titolo, presenta uno scenario per loop
"ambient".
Fighting ha una narrazione (ovviamente) tesa, con sottofondo
agitato. Si lancia in un tempo dispari (alla Material?) con stridii, chitarre,
synth, batteria.
Waking Up parte con un’assolvenza, pianoforte, violoncello,
piatti, tromba, una melodia piana e calma sotto la placida narrazione. Bella
chiusa con una nota di pianoforte e piatto all’unisono.
Dog Day funge un po’ da "end credits". Apertura con
accordo ritmico cadenzato, batteria con le spazzole, pianoforte, una quasi
bossa. Tromba e violoncello a segnare una piacevole melodia.
Beppe Colli
© Beppe Colli 2017
CloudsandClocks.net | July 24, 2017