President
Of The Globe
President
Of The Globe
(TryTone)
Pacchetto
dal mittente sconosciuto, così come sconosciuto è il nome di quello che
sulle prime ci è parso essere il gruppo titolare del CD: President Of The
Globe. Leggendo le note del libretto (scritte in inglese) apprendiamo invece
che President Of The Globe era l’iscrizione posta sulla bara di Velimir
Chlebnikov (1885-1922), il poeta russo coautore del manifesto dei Futuristi
di San Pietroburgo denominato A Slap In The Face Of The Public Taste i
cui testi vengono messi in musica su questo CD.
Cinque
i musicisti impegnati: Tobias Klein a clarinetti, sax alto e live-electronics;
Albert van Veenendaal al pianoforte (anche preparato) e al campionatore;
Meinrad Kneer al contrabbasso (i tre sono anche autori di tutte le musiche);
la voce di Elisa Roep, soprano dall’evidente educazione classica, si affianca
a quella dall’approccio maggiormente colloquiale di Alec Kopyt. A un primo
ascolto l’album si rivela subito interessante, pur se necessitante di qualche
aggiustamento nell’atteggiamento di chi scrive: le voci femminili classicamente
impostate non sono qualcosa il cui gradimento è per noi automatico, mentre
l’apporto della voce maschile, ora beffarda, ora misteriosa, ci sembra
necessitare della lettura dei testi (ma qui non ci sono problemi, saranno
dentro il libretto, giusto?). Eccellenti gli strumentisti, brillantemente
a proprio agio con tutti gli stilemi suonati sull’album (e sono davvero
tanti!). Lo shock arriva quando i testi si rivelano essere disponibili
solo: nell’originale russo; in traduzione olandese; in traduzione tedesca.
E ora?
In effetti,
a pensarci bene, dal Gangsta-Rap al Japanese-Pop la comprensione di un
testo è circostanza che non sempre si verifica; conosciamo inoltre una
miriade di ascoltatori che non hanno mai sentito il bisogno di aprire il
libretto di un CD per vedere se dentro ci fossero i testi (o, in caso affermativo,
di tentare di tradurli); ma un (cosiddetto) critico deve giocare usando
un diverso set di regole, no? Una frequentazione decisamente prolungata
ci ha convinto del fatto che, con qualche eccezione, l’album è apprezzabile
anche in assenza di testi comprensibili. L’estimatore del Rock In Opposition
nella sua versione
"Europa Orientale" respirerà un’aria nota su Gagagaga (per chi
scrive l’unico momento debole di tutto l’album). Mentre la commistione tra
musica classico-cameristica, elementi jazz e frammenti di improvvisazione
– il tutto ben servito da una registrazione cristallina – consente di godere
delle voci nel loro apporto timbrico. Eccezioni parziali: la voce maschile
su Zazov, laddove la curiosità di capire ci ha sovente distratto; e la narrativa
di De Vogels, dove (quello che diremmo essere) un oscillatore pare intento
a replicare versi di uccelli, e di Blagovest Umu (parlerà davvero di un orologio?).
Detto
della scioltezza e della versatilità dei cantanti, il lavoro compositivo
e strumentale è di prim’ordine: si veda l’atmosfera intricata di Grashupfer,
e il bellissimo assolo di clarinetto; o il bel tema melodico di Van Blauwige,
e il successivo assolo di contrabbasso; curioso scorgere echi braxtoniani
su Wenn Pferde sterben, dove Tobias Klein si produce al sax alto. Da sottolineare
la maturità e la complessità (e la naturalezza!) della scrittura di Sie!,
introdotta da un clarinetto basso e da un rumoristico campionatore, dove
qualcosa di quasi ellingtoniano viene interrotto da una frase melodica
vocale che sembra messa lì da Phillip Glass per poi cedere il passo a un
serrato dialogo pianoforte-contrabbasso; e di Litso, dove un tema vocale
dal sapore popolare cede il passo a un rilassato trio clarinetto-piano-contrabbasso.
Beppe
Colli
© Beppe
Colli 2006
CloudsandClocks.net | Sept.
9, 2006