Pick of the Week #2
Paul Kantner and Grace Slick
Silver Spoon
(Sunfighter, 1971)
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di Beppe Colli
Nov. 30, 2020



Un’estate davvero magica, quella del 1967. Mentre era ancora vivo il ricordo dell’innovativo e colossale hit "a doppia facciata" che pochi mesi prima i Beatles avevano regalato ai fan di tutto il mondo (Strawberry Fields Forever/Penny Lane), e mentre il mondo della musica "pop & rock" indagava il loro "concept album" intitolato Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, ai primi posti delle classifiche irrompevano clamorosi successi in grado di segnare intere carriere: Light My Fire dei Doors e A Whiter Shade Of Pale dei Procol Harum.

In maniera commercialmente meno clamorosa – si tratta comunque di due Top Ten – i culturalmente "californiani" Jefferson Airplane vedono i loro singoli intitolati Somebody To Love e White Rabbit diventare "brani che segnano un’epoca". E se il primo, già a partire dal titolo, si inserisce di diritto in quella che al tempo venne definita "The Summer Of Love" (da cui i "bottoni" metallici a spilla con su scritto "Jefferson Airplane Loves You"), il secondo, al tempo l’hit minore, diventa immediatamente uno spartiacque culturale. E non è difficile capire perché.

"Una pillola ti rende più grande, e un’altra ti fa diventare piccolo. E quelle che ti dà la mamma non fanno proprio niente." Frase cantata con voce suadente su un tempo di bolero per un brano che inizia con una figura di basso scandita e precisa e che cresce in intensità (va bene "come un aeroplano che decolla"?) per giungere nel finale a una frase urlata – per ben due volte – a pieni polmoni: "Feed Your Head! Feed Your Head!".

Meraviglie della Rete, oggi è possibile vedere il filmato dell’esibizione del gruppo nel programma televisivo The Smothers Brothers Comedy Hour, con la cantante – si chiama Grace Slick – che guarda lungamente in camera senza sbattere le palpebre, perfettamente cosciente del fatto che il brano da lei scritto è uno di quelli destinati a creare guai: "Nutri la tua testa!"

Con una musica diversa, White Rabbit avrebbe potuto benissimo essere un brano di Donovan, celebre cantautore ottimo testimone dello spirito del tempo che aveva già al suo attivo brani quali Sunshine Superman e interi LP a rappresentare in musica "l’esperienza psichedelica". Globetrotter ante litteram, affascinato dalla scena socio-musicale di San Francisco, Donovan aveva inserito il gruppo dei Jefferson Airplane, al tempo tutt’altro che famoso, nel testo del suo brano Fat Angel, contenuto nell’album Sunshine Superman (1966): Fly Jefferson Airplane/Get You There On Time.

La musica dei Jefferson Airplane del primo album, Takes Off (1966), inciso con la cantante Signe Toly Anderson, vede quali elementi costitutivi il folk e il blues. Coordinate stilistiche che con minimi aggiustamenti rimarranno fondamentali in tutta la produzione discografica della formazione "classica", da Surrealistic Pillow (1967) a Long John Silver (1972). Quello che cambia sono le capacità tecniche dei musicisti, la sicurezza nel lavoro di studio, la scioltezza nei concerti dal vivo, la maturità crescente delle composizioni e delle soluzioni strumentali.

E’ bene ricordare che il gruppo aveva un buon batterista di evidente formazione jazzistica, Spencer Dryden (ottimi piatti, non lontanissimo da John Densmore dei Doors, anche se il ruolo qui ricoperto è molto diverso); un chitarrista di quelli che segnano un’epoca, Jorma Kaukonen, che con il passare del tempo diventerà uno degli autori maggiormente prolifici della formazione; e un bassista tra i pochi dei quali si può dire che hanno inventato lo strumento, in senso melodico, armonico e timbrico: Jack Casady.

Ma quello dei Jefferson Airplane è un gruppo la cui produzione discografica, pur godibile in modo autonomo, corre in parallelo al radicalizzarsi del confronto politico-generazionale che in quegli anni occupa la scena degli Stati Uniti (e del mondo intero). Quale gruppo avrebbe potuto incidere un singolo intitolato Mexico (1970), "atto ostile" nei confronti della "Operation Intercept" voluta dal Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon allo scopo di bloccare il flusso di marijuana proveniente da quel paese? (Autore del brano? Grace Slick.)

Non abbiamo molte notizie sul cantante del gruppo, Marty Balin (lo diremmo uno "street punk"), ottimo autore di "love songs" il cui peso compositivo diminuirà con il radicalizzarsi dei tempi, né (se non in senso strettamente musicale) del già citato bassista Jack Casady. Chitarrista ritmico e cantante dai trascorsi folk, compagno di avventure del David Crosby futuro Byrds e del prossimo Quicksilver Messenger Service David Freiberg, Paul Kantner diventerà in breve tempo il fulcro e l’elemento politicamente caratterizzante della formazione.

Il gruppo conosceva bene quello contro cui si ribellava. La Guerra del Vietnam era ogni giorno, e in quantità crescente, sui telegiornali, con i corpi dei soldati che tornavano a casa dentro sacchi neri; mentre la leva vedeva partire un numero crescente di ragazzi per quello che all’inizio era stato presentato come un conflitto "a grandezza limitata".

Fatto significativo (in parallelo con i Doors), buona parte dei Jefferson Airplane veniva da un retroterra privilegiato, con Dryden componente di una illustre famiglia, Kaukonen figlio di un funzionario del Dipartimento di Stato e Grace Slick figlia di un funzionario di una "investment bank" (lavoro che seppur non in grado di rivaleggiare con quello di papà Kaukonen, la cui famiglia aveva vissuto anche in Pakistan, implicava una buona dose di spostamenti).

Grace Slick, dicono le fonti, è nata a Chicago il 30 ottobre del 1939. Scuole superiori a Palo Alto, in California, studi universitari al prestigioso Finch College, New York, e all’Università di Miami, Florida. Matrimonio con Gerald Slick, aspirante filmaker e futuro batterista. Quale prima occupazione, indossa per tre anni per i grandi magazzini I. Magnin (li diremmo una versione "upscale" della Rinascente di Milano degli anni sessanta o del londinese Marks & Spencer del periodo corrispondente. Wikipedia li definisce un "high fashion and specialty goods luxury department store").

Nonostante dimostri pressoché da subito buone qualità al pianoforte, alla chitarra e in veste di cantante, la Grace Slick degli inizi non è una "musicista" nel senso in cui lo erano già i suoi futuri compagni di avventure dei Jefferson Airplane. Ma nello spirito dei tempi, insieme al marito, al cognato (è l’autore di Somebody To Love) e ad alcuni amici viene creata la Great Society, all’insegna del "perché non ci proviamo anche noi, guarda quanto si divertono gli altri". Ed è dal repertorio della Great Society che Grace Slick porta in dote ai Jefferson Airplane i due brani che rimarranno gli unici singoli di successo della formazione.

In tempi lontanissimi, Grace Slick ebbe a dire (pressappoco) "Se ci sono cinque mucche e un porco tutti guardano il porco". La realtà era un po’ diversa. Già detto del suo passato come modella (termine da intendere in modo leggermente diverso dal suo significato moderno), la musicista indossa con scioltezza il ruolo musicale offertole dalla sorte, dotata di quella disinvoltura caratteristica di chi è abituato a mostrarsi in pubblico (alcune interviste televisive che oggi è possibile trovare in Rete parlano chiaramente in tal senso). E i tempi non avevano ancora abituato il pubblico a una presenza femminile da protagonista in un gruppo rock.

Se Paul Kantner vive in chiave "politica" il suo ruolo di narratore folk da "giornalista in musica" e Jorma Kaukonen compone seguendo la scia del blues con il diavolo ad attenderci a ogni crocevia, i testi più originali nella produzione del gruppo – non sempre i più comprensibili, anche se la miscela di mito e fantascienza adottata in quantità crescente da Paul Kantner ci regalerà nel tempo rompicapo non da poco – sono quelli di Grace Slick.

Celeberrimo brano di apertura di Crown Of Creation (1968), album che per molti è il capolavoro della formazione, Lather è usualmente considerato, per ammissione della stessa autrice, un amaro ritratto di uno Spencer Dryden divenuto trentenne in un’epoca in cui lo slogan più diffuso ("Don’t trust anybody over thirty") invitava a diffidare di chiunque avesse più di trent’anni. Ma Grace Slick era nata solo un anno più tardi. Crediamo che lo avesse dimenticato?

In modo che diremmo atipico per i tempi, i testi di Grace Slick sono spesso cinici e disincantati, con un atteggiamento che non esclude dal bersaglio la stessa autrice. Detto subito di un insostituibile apporto strumentale dei compagni d’avventura, in primo luogo la chitarra solista di Jorma Kaukonen e il basso di Jack Casady (il filmato dell’esibizione di Woodstock appare e scompare, ma non dovrebbe essere difficile trovare in Rete in piena legalità una versione video di Eskimo Blue Day del 1970 a mostrare quanto detto), è il peso crescente della musicista al pianoforte a mostrarci Grace Slick interpretare con fantasia e versatilità un ruolo che avrebbe potuto essere ricoperto in modo più limitato senza per questo sfigurare.

Two Heads e Rejoice su After Bathing At Baxter’s (1967), Lather e Greasy Heart su Crown Of Creation (1968), Hey Fredrick e Eskimo Blue Day su Volunteers (1969) costituiscono un corpus che qualora ascoltato a sé è ottimo testimone della musica scritta da Grace Slick.

Le cose non terminano qui, come testimoniato da ottimi album quali Bark (1971) e Long John Silver (1972). Ma la storia si fa complessa. Kaukonen e Casady danno vita a un gruppo parallelo, denominato Hot Tuna, in cui rivisitano le proprie radici di musicisti riscontrando subito un buon successo in termini discografici e concertistici. Per molteplici motivi, Balin abbandona la formazione, così come Spencer Dryden. Mentre Grace Slick è in stop perché incinta (ricordiamo a memoria anche un’operazione alle corde vocali).

Paul Kantner incide un album solista all’epoca acclamato, Blows Against The Empire. La coppia Kantner/Slick inaugura un sodalizio artistico autonomo con l’album Sunfighter (1971), seguito a distanza di due anni da quel Baron Von Tollbooth And The Chrome Nun (1973) che potremmo dire esserne la versione meno ruspante.

Brano che appare sulla prima facciata di Bark, Crazy Miranda – la cui narrazione pare mutare direzione più volte – mostra appieno una caratteristica alla quale si faceva riferimento poc’anzi. "Crazy Miranda Lives On Propaganda/She Believes Anything She Reads//It Could Be One Side Or The Other/The Free Press Or Time Life Covers": chi mai avrebbe equiparato un esponente di uno schieramento a uno di quello opposto? Arrangiamento asciutto, Crazy Miranda mostra al meglio il modo altamente creativo con cui il basso di Jack Casady veste la musica di Grace Slick, qui con bassi multipli e in pieno feedback, con pizzicato, "walking", e momenti solisti.

Se non esiste brano dei Jefferson Airplane in cui Jack Casady non faccia una bella figura, stante le differenze tra il Fender Jazz Bass pulito dei primi tre album e l’irruzione della distorsione del periodo successivo con il Guild Starfire e la nuova amplificazione, ci piace sempre segnalare il drammatico assolo che assume il ruolo di protagonista in A Child Is Coming, brano che chiude la prima facciata del già citato Blows Against The Empire.

Assenti per proprio diletto Kaukonen e Casady, Sunfighter – così come il successivo Baron Von Tollbooth And The Chrome Nun – vede la partecipazione di musicisti per la maggior parte ben noti, in primis il Jerry Garcia dei Grateful Dead a portare un suono ben diverso da quello caratteristico di Jorma Kaukonen.

La prima facciata di Sunfighter può a buon diritto essere considerata una delle vette del periodo, con la chiusa entusiasmante di When I Was A Boy I Watched The Wolves. Mentre la seconda, dopo un’ottima partenza, non è mai stata in grado di entusiasmarci. In apertura di album, Silver Spoon (al singolare su copertina, etichetta e libretto, nonostante il testo metta la parola al plurale).

E a chi mai se non a Grace Slick sarebbe potuto venire in mente, a quel tempo, di dedicare un brano al cannibalismo? Fonti moderne fanno risalire l’ispirazione a un periodo in cui la coppia Kantner/Slick si era trasferita nella Marin County, dove ancora oggi troviamo l’agglomerato denominato Bolinas. Luogo ovviamente non abitato da cannibali, ma da vegetariani estremi il cui rigore dev’essere stato un’ottima fonte di ispirazione.

E’ un brano che diremmo dal sapore crudo, con una bella introduzione in "rubato" della voce sostenuta dal pianoforte con il violino di Papa John Creach, conosciuto appena qualche mese prima su Bark, a fare da contrappunto. Quando il brano si stabilizza fanno il loro ingresso il basso di Jack Casady e la batteria di Joey Covington, sostituto di Spencer Dryden.

E anche se una frase dal sapore scherzoso – "Your Mama Told You Never/To Eat Your Friends With Your Fingers And Hands" – appare intesa ad alleggerire la narrazione, l’ineludibile interrogativo è lì ad attenderci: "What If You Were Starving To Death/And The Only Food You Had Was Me"?

L’apporto bassistico di Jack Casady merita di per sé un gran numero di ascolti. Il nostro esempio preferito, la distorsione e gli intervalli che vanno in parallelo alla frase "But I Get Stuck Sideways In Your Throat/Like A Good Old Chicken Bone".

Da qualche parte avremmo dovuto dire che Grace Slick è stata una grande cantante, innanzitutto per espressività. Lo diciamo in chiusura.


© Beppe Colli 2020

CloudsandClocks.net | Nov. 30, 2020