Perfect
Vacuum
A Guide To The Music Of The 21st Century
(Acidsoxx
Musicks)
Trovare
nella buca delle lettere CD dalla copertina davvero strana e bizzarra (e
non di rado opera di artisti a noi assolutamente sconosciuti) è per chi
scrive cosa del tutto normale; ciò nonostante diremmo davvero poco comune
quella dell’album pubblicato con il nome di Perfect Vacuum: laddove la
prima foto – con parrucche e vesti del 18° secolo accoppiate a moderni
sintetizzatori – ci è parsa un indubbio riferimento al celeberrimo Switched-On
Bach di Walter Carlos, quella sul retro ricrea il retrocopertina di Camembert
Electrique dei Gong. Logico quindi chiedersi chi saranno mai questi Perfect
Vacuum e che musica potrà mai esserci in un album intitolato A Guide To
The Music Of The 21st Century.
Un esame
della copertina interna rivela un nome a noi conosciuto: quello del chitarrista
e polistrumentista Lukas Simonis, apprezzato poco più di un anno fa in
un album – NEWS – condiviso con Takayuki Kawabata; scorrendo la lista dei
partecipanti ritroviamo il violoncello di Nina Hitz, che su quell’album
aveva ben figurato. Perfect Vacuum è sigla che Simonis condivide con il
cantante Dave Marsh, co-autore di musica e testi. E se sui testi non sapremmo
davvero cosa dire – non ci sono, e l’ascolto aiuta solo fino a un certo
punto – per quanto riguarda le musiche…
Volendo
fare per forza le cose difficili, A Guide To The Music Of The 21st Century
potrebbe essere definito come "un meta-esercizio sui generi dall’approccio
tipicamente postmoderno". Da parte nostra lo diremmo un album davvero
divertente e riuscito: accostabile per un verso alle prime cose di Frank
Zappa (Freak Out! e simili, anche se lo spirito ci pare del tutto diverso),
per altri aspetti potrebbe forse rimandare ai primi 10cc (quelli di Sheet
Music, ma anche qui il senso ci pare difforme). Com’è fatale per simili
operazioni, senso e riferimenti muteranno con il mutare del bagaglio di
conoscenze dell’ascoltatore.
L’album
ha un suono discretamente rétro, diviso con molta nettezza sui piani destro/sinistro
e con qualche bell’effetto di "viaggio" tra i canali. Strumentazione
varia e decisamente "Sixties", laddove chitarre acustiche, banjo,
tuba, voci, sintetizzatori, pianoforte, viola e violoncello compongono
un quadro di bella varietà timbrica.
Gutter
In The Sun è una ballad con banjo, tuba e buffo intermezzo vocale (Ike
Turner?). Satanic Man/Average Man, con slide e archi, sembra rimandare
a Lovin’ Spoonful e Kinks, con un frammento vocale dei Beach Boys. Glamour
Addict accoppia una batteria à la Drumbo a una voce decisamente beefheartiana.
Archi, basso e batteria per The Good Neighbour, che per motivi misteriosi
ci ha ricordato la beatlesiana Fixing A Hole. Kosmisch Mechanischer Mann
ha una batteria à la Neu! e una frase melodica di tastiera decisamente
Kraftwerk. Meaningful pare opera di un gruppo russo della Points East che
fraseggia sul giro di You Really Got Me.
It’s So
Great To Be Me ricorda con forza il Lennon di "Semolina Pilchard",
e ha un bell’intermezzo di tastiere. Stories Of The American Civil Wars
ci ha indotto a chiederci (senza successo) dove l’avessimo già sentita.
Plumbing è una ballad. Multi Media Bookstore ha un organo quasi da B-movie
e una coda chitarristica tipica dei 10cc del primo (omonimo) album. True
Believer offre bella ritmica e tastiere e un intermezzo vocale quasi doo-wop.
Lake Geneva pare una bizzarra combinazione dei Kinks di Dead End Street
e di Sunny Afternoon; ritornano il banjo e la chitarra arpeggiata, piano
quasi Nicky Hopkins. Chiude White Blood Of My Bride, con chitarra appropriatamente
tesa.
Con grande
sorpresa di chi scrive, l’album ha saputo reggere la lunga distanza. La
varietà timbrica e la fantasia degli arrangiamenti fanno sì che i brani
– e il lavoro tutto – sembrino più lunghi di quello che sono (è un complimento!).
Mentre ci ha fatto piacere notare che man mano che passavano i giorni i
brani iniziavano a perdere il sapore di "riferimento" per assumere
quello di
"valenza autonoma".
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2009
CloudsandClocks.net
| April 23, 2009