The Ed Palermo Big Band
Take Your Clothes Off When You Dance
(Cuneiform)
E’
stato all’incirca otto anni fa che ci è capitato di venire a
sapere dell’esistenza della Ed Palermo Big Band, un’ampia formazione
parajazzistica che si voleva ben affiatata e in grado di produrre ottimi
risultati sotto la guida sicura del suo leader, sassofonista (alto)
e arrangiatore dal lungo curriculum. Dobbiamo confessare che la nostra
reazione nell’apprendere che la formazione aveva da non molto pubblicato
Big Band Zappa, un CD che la vedeva intenta a eseguire arrangiamenti
"in jazz" di celebri pagine zappiane, era stata tutt’altro
che entusiastica: troppo poco il tempo trascorso dalla scomparsa del
Baffuto Maestro, il cui lavoro (in gran parte di agevole reperibilità
discografica) ritenevamo necessitasse più dell’apprezzamento
di un nuovo (e diverso) pubblico che di "nuove e personali riletture"
(e qui diremmo che da allora le cose non siano poi troppo cambiate).
Scorrere l’elenco delle "partecipazioni straordinarie" non
faceva che accrescere le nostre perplessità: se David Samuels
e Mike Keneally erano nomi senz’altro graditi (ma il secondo di lì
a poco si sarebbe rammaricato per le difficili condizioni nelle quali
si era svolta la sua partecipazione, da cui un contributo "lontano
dall’ideale"), quelli di Mike Stern e Bob Mintzer ci rendevano
agevole ipotizzare una "fusionoid extravaganza" dalla quale
era meglio tenersi lontani. E così fu.
Dobbiamo
ammettere che fummo in errore (beh, non completamente…): se è
infatti vero che l’apporto al sax tenore di Bob Mintzer non era poi
troppo male (in special modo su King Kong) e che Mike Stern riusciva
tutto sommato a farsi perdonare un approccio un po’ "generico"
in virtù di una certa mancanza di supponenza, il resto si rivelava
decisamente al di sopra delle nostre aspettative. Innanzitutto per una
felice scelta del repertorio: qui Palermo aveva deciso di concentrarsi
soprattutto sulla produzione del "primo periodo" (diciamo
quella che va grosso modo dal 1966 al 1970), alla quale con tutta evidenza
si sentiva maggiormente legato. Decisamente azzeccata la decisione di
presentare come strumentale anche qualche brano in origine fornito di
testo. Estremamente felice la scelta di certi colori orchestrali, con
gran dispiego di trombe sordinate, flauti e clarinetti. Una bella sezione
fiati, sorretta con perizia e agilità da una ritmica valida:
Ray Marchica alla batteria, Paul Adamy al basso elettrico, Bob Quaranta
al pianoforte e Ted Kooshian al campionatore Kurzweil, sovente impiegato
con un timbro classico che ricorda tanto quello dell’organo Hammond
B-3. Non troppo felice – e forse da evitare – la resa di Peaches En
Regalia, in apertura; senz’altro meglio Toads Of The Short Forest, con
buon solo di Kooshian; Who Are The Brain Police; Twenty Small Cigars,
con Samuels al vibrafono (anche se la scelta del tempo non è
forse tra le più felici); la già citata King Kong; Waka/Jawaka;
Sofa #1, con assolo di Palermo e Samuels; The Little House I Used To
Live In. Bizzarra la chiusa di We Are Not Alone, dove le chitarre in
assolo su un ostinato fiatistico ci hanno riportato alla mente quell’intricato
Randy California sostenuto dai fiati arrangiati da Marty Paich che imperversa
sul finale della Aren’t You Glad degli Spirit (!) di The Family That
Plays Together.
Del
tutto inaspettato da parte nostra, spunta adesso questo nuovo capitolo
di Ed Palermo e della sua Big Band. Diciamo innanzitutto che Take Your
Clothes Off When You Dance possiede una caratteristica ammirevole: la
musica suona allegra e gioiosa, mai retorica o funerea (e non era certo
facile). Con una parziale eccezione, tutti gli assolo (e ce ne sono
molti) mantengono sempre un qualche legame logico-sentimentale con il
tema, evitando una caratteristica "jazzistica" che chi scrive
trova fastidiosa. Rispetto al predecessore l’album suona decisamente
meglio, con un’importante conseguenza: che mentre l’ascolto di Big Band
Zappa sembrava suggerire la visione di un’orchestra (fisica), laddove
la ritmica swingante sorreggeva il tutto e i musicisti si alzavano in
piedi per fare l’assolo (cosa che con il procedere degli ascolti può
ingenerare una certa monotonia), qui la concezione del lavoro è
più "moderna e artificiale", e diremmo che il risultato
finale ne trae non poco beneficio. Take Your Clothes Off When You Dance
dimostra un evidente amore già dalla parte grafica, con buffo
disegno di copertina, note sulla formazione scritte alla maniera di
Uncle Meat e piccoli rimandi ("tasty little sucker") che tutti
i fan zappiani saranno senz’altro felici di cogliere.
Il
repertorio scelto diremmo segua le linee di "affinità elettive"
già presenti su Big Band Zappa. Apre classicamente RDNZL, con
begli assolo di Palermo, Charles Gordon (trombone), Quaranta e Kooshian.
Bella la versione di Take Your Clothes Off When You Dance, tutta contagiosi
ritmi latini, con al proscenio Joe Fiedler (trombone) e Ben Kono (sax
tenore). Dwarf Nebula Processional March & Dwarf Nebula vede un
tema ottimamente eseguito e un buon solo di Cliff Lyons (sax alto).
Notevole l’arrangiamento di Pound For A Brown On The Bus, con assolo
di Palermo, Kooshian e Bill Straub (sax tenore). Sleep Dirt è
forse il vertice dell’album: delicata e malinconica, con un ottimo e
sensibile Phil Chester al sax soprano. Dotata di ottima grinta la ripresa
di Gumbo Variations, con assolo di "untuoso" sax tenore (Dave
Riekenberg) e una buona prestazione chitarristica di Carl Restivo, che
riesce a evitare confronti impossibili. Restivo torna come appropriato
cantante nel medley Mom And Dad/Oh No, con un buon Palermo al sax alto.
Chiude bene Moggio, con le tastiere di Quaranta e Kooshian.
In
un luogo imprecisato tra Uncle Meat, Roxy & Elsewhere, Zappa In
New York e The Best Band You Never Heard In Your Life Ed Palermo sembra
aver trovato se stesso. Ci vediamo in tour?
Beppe Colli
© Beppe Colli 2006
CloudsandClocks.net | June 23, 2006