Laura
Nyro
The First Songs
(LP)
(Audio Fidelity)
Anche
se è una cosa alquanto spiacevole da ammettere, dobbiamo confessare di
avere ormai silenziosamente accettato l’eventualità che Laura Nyro rimanga
per sempre un’artista per pochi, un esempio cristallino di quel tipo di "cult
artist" la cui grandezza risulta sfuggente ai più (l’eccezione maggiore
essendo ovviamente costituita da tutti quei musicisti che hanno tenuto
in debito conto l’originalità compositiva e interpretativa dell’artista
statunitense).
E se
le cose non vanno bene dal lato della domanda è altamente improbabile che
vadano bene da quello dell’offerta. Gli inizi dello scorso decennio avevano
inviato un segnale positivo, con quelle ristampe della Sony che ci avevano
fatto ben sperare. Ma il successivo procedere "caso per caso" era
sembrato dire che la vicenda aveva preso una brutta piega. Certo, anche
qui è possibile scegliere di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto,
e in questo senso la ristampa in CD dell’album di esordio More Than A New
Discovery e la pregevolissima versione audiofila della raccolta intitolata
Time And Love – The Essential Masters (da noi estesamente discusse in sede
di recensione) costituiscono regali che sarebbe colpevole sottovalutare.
Mentre
ci giungeva notizia di un mini-box di poco prezzo che si annunciava replicare
le masterizzazioni digitali già note in una confezione a dir poco spartana,
ci veniva detto dell’imminente pubblicazione di una ristampa audiofila
in vinile da parte della stimata etichetta Audio Fidelity. Ed eccola qui.
Un piccolo
riassunto sarà utile al fine di chiarire le cose. Pubblicato nel 1967 in
versione sia stereo che mono con il titolo di More Than A New Discovery,
l’esordio di una Nyro appena diciannovenne ma già matura veniva successivamente
ristampato dalla Columbia, l’etichetta che immediatamente dopo la pubblicazione
di quel primo lavoro aveva messo sotto contratto la cantautrice. Quella
ristampa era apparsa nel 1973, e l’album – ora (logicamente) intitolato
The First Songs – si presentava con una nuova copertina – una stampa floreale
a sostituire quel ritratto su sfondo nero molto Anni Sessanta – e un nuovo
missaggio. A quanto ci è dato sapere questo rimissaggio è da allora l’unico
missaggio esistente, e il solo a essere riprodotto in tutte le versioni,
a prescindere dall’aspetto esteriore della ristampa.
E quindi
anche nella versione in CD della REV-OLA apparsa tre anni fa, che pure
ripristinava il ritratto di copertina e la sequenza originale dei brani,
che si apriva con Goodbye Joe e si chiudeva con California Shoeshine Boys;
brani che nell’edizione Columbia del 1973 – che riportava una sequenza
completamente diversa – avevano ceduto il posto a Wedding Bell Blues e
a And When I Die, all’epoca tra le più famose canzoni della Nyro.
More
Than A New Discovery/The First Songs è certamente e per più versi l’album
della Nyro che oggi risulta maggiormente "old-fashioned", un "period
piece" dove la Nyro presenta – per la prima e ultima volta nella sua
carriera – delle caratteristiche che è possibile definire "convenzionali".
Fatto che è dovuto alla circostanza che vede gli arrangiamenti – buoni
ma non ottimi – costringere la Nyro a delle interpretazioni vocali maggiormente
"stilizzate" di quanto non sarebbe stato da lì a poco, con quell’uso
così personale del "rubato", pianistico e vocale a dar vita a nuove
canzoni.
L’album
rimane però eccellente, esempio di scrittura limpida e coinvolgente e vero
prototipo di tutta una "letteratura al femminile" destinata nel
giro di pochi anni a travolgere le classifiche. E basta riascoltare l’esuberanza
di California Shoeshine Boys, l’ottimismo di And When I Die, le vignette
di Wedding Bell Blues, Flim Flam Man e Stoney End, le "sussurrate"
Billy’s Blues e He’s A Runner, la gioia di Blowing Away, il "mood piece" intitolato
Buy And Sell per esserne immediatamente conquistati.
La nuova
ristampa in vinile di The First Songs si presenta in maniera lussuosa e
convincente. Cartone spesso e di buona qualità, copertina esterna a riproporre
il motivo floreale del ’73, e – sorpresa! – una confezione apribile con
a sinistra il ritratto dell’originale e a destra tutti i testi. Il vinile
si presenta che meglio non si può: spesso, pulito, assolutamente piatto,
con il foro centrale perfettamente eseguito e una silenziosità di ascolto
degna di un CD – sola piccolissima eccezione che riportiamo per obiettività,
tre o quattro leggeri "pop"
sul canale destro durante Billy’s Blues.
E la
musica? Qui c’era qualcosa che non ci tornava, con un risultato finale
buono ma che mancava di emozionarci. Il che ci stupiva non poco, dato che
questa masterizzazione è opera di Kevin Gray, un tecnico che deve la sua
fama proprio alla qualità delle sue masterizzazioni.
Qui va
aperta una parentesi doverosa: chi scrive è tipo alquanto preciso, e molto
scettico sul fatto che (parlando in termini generali) la (cosiddetta) "rinascita
del vinile" possa essere per la maggior parte degli acquirenti qualcosa
in più di un "consumo ostentato" destinato a fornire "status
aggiuntivo" all’interno del gruppo di riferimento, al pari di mille
altre merci. Per limitata che sia, la nostra esperienza con le ristampe
in vinile ci dice che se molto di buono può essere fatto all’atto pratico
ben poco si fa, sia per indifferenza nei confronti del risultato che per
questioni di costi, in primo luogo per ciò che riguarda l’aderenza filologica
agli originali. Tutto questo per dire che le questioni di cui andiamo ora
a discutere molto probabilmente non sarebbero neppure percepibili da un
acquirente-tipo, e che per ciò che riguarda un’importante caratteristica
obiettiva – la qualità del vinile – questo album della Audio Fidelity si
situa al top del possibile. Il resto è opinione, di cui si dirà.
Chi scrive
non ha mai ascoltato il missaggio originale di quest’album nell’edizione
pubblicata su Verve, né in stereo né in mono. Abbiamo però una buona familiarità
con la versione Columbia del 1973, rispecchiata dall’edizione in CD degli
anni ottanta. Ragion per cui, al primo ascolto, abbiamo attribuito lo strano
effetto che ci faceva la nuova edizione a una difformità rispetto a quanto
da noi ascoltato per più di trent’anni. In sintesi, il (ri)missaggio Columbia
opera un
"hard panning" tipico di molti album stereo degli anni sessanta,
con una separazione drastica "tutto a destra" o "tutto a sinistra".
Nel caso concreto, la voce solista è soprattutto a destra, e a destra è la
ritmica – basso elettrico, contrabbasso, batteria, percussioni, pianoforte
– mentre a sinistra stanno fiati solisti come armonica e tromba e buona parte
dei fiati in sezione. Non è una regola scritta nella pietra, ed è possibile
trovare controesempi – Buy And Sell ha la tromba sordinata sul canale destro
– ma diremmo che come descrizione di massima possa andare. Qui invece il
canale sinistro sembrava attenuato, con il gruppo e la voce solista a protendersi
verso il centro. L’effetto era senza dubbio più
"armonico", ma a tratti era fin troppo facile notare l’assenza
di quel "contrappunto" che ha un preciso senso musicale.
Va parimenti
detto che la masterizzazione di Kevin Gray è priva di quella fastidiosa
e stridula asprezza che contraddistingue il master della Columbia come
già riprodotto in LP e in CD, di quei picchi in saturazione che si accompagnano
a certi acuti vocali e a certe entrate in "tutti" dei fiati,
soprattutto le trombe. Ma a volte il prezzo pagato ci è parso davvero eccessivo.
Si veda quale esempio la celeberrima And When I Die, dove i fiati del canale
sinistro sono tanto attenuati che è quasi impossibile godere di quel pieno
quasi da fanfara delle trombe e del contrappunto dei sax baritono. Per
stare all’esempio concreto, è possibile che si sia voluta evitare quella
distorsione propria alla parte terminale del disco – la "inner groove
distortion – che invece è facilmente avvertibile sull’amato album originale
della Columbia in nostro possesso.
A questo
punto possiamo solo congetturare. Ovviamente il confronto che crediamo
più probante è quello tra vinile e vinile da noi effettuato, ed è ben possibile
che i quarant’anni trascorsi abbiano danneggiato il master originale. Ma
la raccolta in CD pubblicata lo scorso anno proprio dalla Audio Fidelity
vedeva alcuni brani provenire proprio dall’album di esordio, e la resa
di quei brani era perfettamente sovrapponibile al nostro vecchio LP della
Columbia. Solo che le nuove versioni – masterizzate da Steve Hoffman partendo
proprio dai nastri originali – suonavano mille volte meglio del nostro
vinile! E allora?
Beppe Colli
© Beppe Colli 2011
CloudsandClocks.net
| Apr. 19, 2011