Laura
Nyro
Nested
(Iconoclassic)
Contraddistinto
da una morbida grazia tutta sua che lo rende vero esemplare unico nella
produzione discografica della musicista, Nested ha però sofferto in ragione
di una curiosa e per certi versi difficilmente spiegabile sottovalutazione
in sede propriamente discografica (si dà ovviamente qui per scontata la
sua elevata qualità in termini di composizioni e interpretazioni): di tutti
gli album del periodo "classico" della Nyro, Nested era stato
infatti finora l’unico a non aver mai ricevuto una ristampa in formato
digitale, eccezion fatta per una fuggevole e ormai lontana apparizione
sul mercato giapponese.
Questa
circostanza indispettiva doppiamente il vero fan della Nyro. Innanzitutto
perché la mancata ristampa privava il neofita di un importante tassello
della storia (e qui è obbligatorio notare che Nested non è uno di quegli "album
rari" la cui rarità si rivela subito dopo l’acquisto la sola caratteristica
che rendeva quell’album prezioso "oggetto di desiderio"). Poi,
per motivi indubbiamente più "egoistici": pochi dischi in vinile
sono stati contraddistinti da un suono soffocato e scarsamente nitido come
quello di Nested; grande, quindi, la curiosità di vedere cosa una nuova
(e migliore?) masterizzazione digitale avrebbe mostrato.
Originariamente
pubblicato nel 1978, Nested si era rivelato essere ex post l’episodio finale
del secondo capitolo della storia musicale della Nyro. Sei anni dopo l’ultimo
album di studio contenente materiale inedito, l’indispensabile Christmas
And The Beads Of Sweat (e cinque dopo quel Gonna Take A Miracle in cui
la Nyro aveva rivisitato influenze giovanili di enorme importanza), Smile
(1976) era stato un ritorno alla forma che era parso trovare conferma sul
palco, come testimoniato da Season Of Lights. Per Nested la Nyro aveva
invece scelto una cornice decisamente più casalinga – e qui soccorrono
le note di copertina che Michele Kort, già autrice della bella biografia
della Nyro intitolata Soul Picnic, ha scritto per questa riedizione.
Nested
vive in una dimensione estetica la cui migliore definizione ci pare essere
quella di
"relaxed funk". Se da una parte restano visibili i tratti tipici
della Nyro, i musicisti coinvolti apportano una tinta più "snella &
moderna" fatta di bella agilità strumentale. E anche la scelta da parte
della Nyro di dedicarsi spesso al piano elettrico Fender Rhodes va in questo
senso. Bella la pulsazione ritmica di batteria (Andy Newmark) e percussioni
(Nydia "Liberty" Mata). Efficaci le chitarre: acustiche ed elettriche,
sovente stratificate e a incastro, con arpeggi a tratti nervosi – e non mancano
né la slide bottleneck sull’acustica né la solista sovraincisa con ricordo
di Larry Carlton (tutte le chitarre sono suonate da un giovane Vinnie Cusano
e da un già veterano John Tropea). Non mancano le "partecipazioni speciali":
John Sebastian all’armonica in un brano, Cyril Cianflone e Tony Levin al
basso (un brano per uno), Felix Cavaliere al piano elettrico e all’organo
su due brani. L’elemento forse più caratterizzante a parere di chi scrive
è però il basso elettrico di Will Lee (lo diremmo un Fender Jazz Bass con
le corde lisce, flatwound). Unica voce strumentale chiaramente udibile nel
vecchio vinile, il basso elettrico di Lee è un modello di dinamica, dall’attacco
e rilascio impeccabili; sempre presente nella pulsazione ma non avaro di
contrappunto melodico.
L’iniziale
Mr. Blue è una ballad che funge benissimo da introduzione, con la Nyro
all’acustica e a una tastiera "string ensemble"; occhio agli
accenti funky delle chitarre sotto "This is the song of communications".
Il pianoforte, il basso elettrico e l’armonica sono gli elementi portanti
di Rhythm & Blues, dal groove contagioso. L’arrangiamento della parte
strumentale di My Innocence ci ha sempre (stranamente) ricordato i Doors
di LA Woman, ma la composizione e la melodia vocale sono pura Nyro. Tesa
ballata per solo piano e voce, Crazy Love è senz’altro la vetta drammatica
dell’album. Groove elastico, piano elettrico, basso agile, e un momento "lieve" a
onta dell’argomento per American Dreamer, potenziale singolo e perfetta
chiusa di facciata.
Ariosa,
Springblown è una perfetta apertura: chitarre acustiche, basso, percussioni,
mostra un andamento dagli accelerandi decisamente "live". The
Sweet Sky rimanda alla Nyro più classica, con il piano elettrico di Cavaliere,
l’andamento quasi Gospel e le voci stratificate. Basata su quello che ci
è parso essere un loop di maracas, con piano elettrico in evidenza, Light
– Pop’s Principle è la migliore illustrazione dello "slick funk" dell’album.
Child Of The Universe ricorda a tratti il levare di certe composizioni
di Carole King (e anche la batteria di Newmark sembra qui seguire Russ
Kunkel). Bellissima conclusione, The Nest: con l’organo di Cavaliere, le
chitarre in phasing e un’interpretazione vocale da brivido in un album
che ne vede molte.
La tinta
della copertina – il vecchio colore rosa che qui vira decisamente verso
un
"arancio-salmone" – è l’unica cosa che diremmo discutibile di questa
ristampa. La masterizzazione di Vic Anesini ci è parsa davvero ben fatta.
Se è ovvio che il vecchio album suonava male, piace qui dire che il colpevole
si rivela oggi essere la stampa in vinile, e non il master originale (che
avevamo temuto cupo per uno di quei motivi tipici su cui qui non ci dilungheremo).
La voce della Nyro (solista, contrappunti e cori) è bella e nitida, le chitarre
facilmente distinguibili, il basso presente ma non sovrabbondante, le tastiere
e i
"tocchi speciali" come si suppone siano. Intendiamoci: casse nitide
e acuti e volume "d’aiuto" facevano sì che l’album in vinile fosse
"leggibile". Qui però tutto avviene più agevolmente. Mentre, "a
occhio", diremmo che la naturalezza del suono disponga qui a un ascolto
decisamente meno stancante, anche a volume elevato, di quanto non avvenga
con le rimasterizzazioni digitali Sony del 2002.
Beppe
Colli
© Beppe Colli 2008
CloudsandClocks.net
| Nov. 11, 2008