David Lee Myers
Arcane Device – Engines Of Myth
(ReR)
Bizzarra
copertina colorata in nero, giallo e arancione, nome dell’artista assolutamente
sconosciuto, Arcane Device 1 – Engines Of Myth costituì per chi scrive
una delle più belle sorprese del 1988, l’anno della sua originaria
pubblicazione in vinile. Le premesse erano senz’altro interessanti: si trattava
di "feedback music" – cioè a dire, come chiarito (?) dalle
estremamente scarne note di copertina, di "Improvvisazioni per feedback
all’interno/fra sistemi elettronici di ritardo, registrate dal vivo direttamente
su nastro". L’indirizzo in copertina indicava New York quale città
di provenienza.
"Feedback
within/between time delay electronics" voleva dire esattamente questo
– che il sistema era completamente privo di quello che indichiamo come input:
un segnale d’ingresso. Un’idea che almeno per chi scrive era del tutto nuova
e che un articolo dello stesso Myers intitolato A ‘Personal System’ For Electronic
Music apparso sul Volume 2 Number 3 del Re Records Quarterly Magazine si incaricò
di lì a poco di spiegare per esteso.
Com’è
ovvio, la novità dell’idea sarebbe stata ben poca cosa in assenza di
risultati esteticamente stimolanti. Ma la musica era piacevolmente fresca
e perfettamente dotata di forma (va bene "organizzata"?), il che
– basta rifletterci un istante – non era esattamente da dare per scontato
in un sistema complessivamente molto aleatorio, laddove le improvvisazioni
non erano mai uguali né replicabili, anche se si indovinavano a tratti
delle possibilità di indirizzo.
E in effetti
i primi brani dell’album – Lathe, Engine Of Myth, Mg 24.312, tutti ad alto
tasso di drammaticità – ricordavano non poco il misconosciuto innovatore
statunitense Tod Dockstader – e che la cosa non fosse casuale era subito dimostrato
dalla dedica in piccolo sulla copertina.
Ma tutto
l’album reggeva benissimo, anche sulla distanza di ripetuti ascolti: dal "muezzin"
di Prayer Cloth all’affresco di lunga durata della conclusiva Deaf Men Hear
No Tales alla curiosissima eco bowiana (un caso, molto probabilmente) su Pink
Porous Rock.
Di lì
a poco un doppio 45 gg. intitolato Arcane Device 3 – Improvisations For Feedback
si incaricò di aggiornare la storia: due brani in studio e due dal
vivo, questi ultimi perfetta illustrazione delle possibilità pratiche
del sistema.
E poi?
Ascoltammo qualche altra cosa di Myers, nessuna delle quali ci sembrò
possedere la secca chiarezza di quel primo album presto diventato indisponibile
ma che adesso può nuovamente essere ascoltato (in senso quasi letterale,
dato che il CD ci sembra essere il frutto del trasferimento di una copia vinilica
– niente paura, comunque: il suono è ottimo ed estremamente dinamico)
con l’aggiunta del doppio singolo di cui sopra.
Ci avrebbe
fatto molto piacere trovare qui ristampato a corredo della musica il saggio
illustrativo di cui s’è detto. Ma forse siamo gli unici a trovare importanti
queste cose.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2003
CloudsandClocks.net
| Oct. 7, 2003