Roscoe
Mitchell Quintet
Turn
(RogueArt)
Il
quinquennio trascorso aveva visto la produzione solista di Roscoe Mitchell
arricchirsi di un nuovo capitolo: quello della Note Factory, un nonetto
a "identità variabili" che lo stesso Mitchell aveva
definito "un ensemble di improvvisatori contraddistinto da una
tavolozza orchestrale"; due pianoforti, due contrabbassi, due batterie/percussioni,
tromba, chitarra o trombone cui andavano ad aggiungersi i numerosi fiati
del leader; strepitosa la resa in concerto, Nine To Get Ready (1999)
e Song For My Sister (2002) i consigliatissimi album di studio incisi
dalla formazione.
Il
nuovo quintetto presente su Turn riduce la massa sonora – e, probabilmente,
anche le ambizioni – mentre mantiene le ben note coordinate stilistiche
mitchelliane. I musicisti sono tutti collaboratori abituali di Mitchell:
Tani Tabbal (batteria e percussioni) e Jaribu Shahid (contrabbasso,
basso elettrico e percussioni), Craig Taborn (pianoforte) e quel Corey
Wilkes (tromba) che aveva ben figurato su Song For My Sister. La strumentazione
ridotta ha probabilmente suggerito un approccio più "classico",
ma non diremmo che il risultato ne abbia per questo sofferto. La gamma
delle situazioni è quella ormai ben nota – il brano free con
sax acidulo, il brano percussivo dove il tempo è immoto, le situazioni
quasi barocche con flauto e ottavino – ma non lo diremmo un limite significativo
se non per chi nutre un amore smodato per la novità a ogni costo.
Quattordici brani, tutti perlopiù di durata contenuta.
Bella
l’apertura di Quintet One, con un ben tema "swingante" sax/tromba
che poi si "spezza" per dare spazio all’ensemble (con il contrabbasso
suonato con l’archetto) e un solo di alto tipicamente mitchelliano;
utile il confronto con Quintet Nine, con il piccolo, assolo di tromba
con accompagnamento "classico", chiusa con contrabbasso (di
nuovo con l’arco) e flauto, poi di nuovo il tema "swingante".
Tipico e meditabondo l’andamento di For Cynthia, con tromba acidula
e la ritmica a suonare "contro". Percussioni squillanti in
evidenza su For Now e Page Two A, mentre il sax basso fa il suo ritorno
su March 2004. Malinconico il tema di In Six, che starebbe benissimo
suonato per fisarmonica. Page One ha un bel tema e un ottimo svolgimento,
That’s Finished vede nuovamente al proscenio le percussioni mentre il
lentissimo alto di After è la bellissima chiusa dell’album.
Beppe Colli
© Beppe Colli 2005
CloudsandClocks.net | Nov. 2, 2005