Harry
Miller’s Isipingo
Which
Way Now
(Cuneiform)
Facilissimo
ricordare la prima volta che ci capitò di ascoltare Harry Miller: la puntina
del nostro piatto aveva appena incontrato i solchi del nuovo LP dei King
Crimson, Islands, quando un bellissimo suono di contrabbasso suonato con
l’arco cominciò a dar forma al tema principale di Formentera Lady; dopo
un tempo che ci parve enormemente lungo (ma di secondi, in realtà, si trattava)
al contrabbasso si unirono il flauto di Mel Collins e il pianoforte di
Keith Tippett. Sarebbe stato quest’ultimo, in compagnia del Mellotron di
Robert Fripp e della cornetta di Mark Charig, a condurre il brano omonimo
– e l’album tutto – verso la sua maestosa conclusione.
Il contrabbasso
di Harry Miller non fu certo la prima scoperta di cui essere grati ai King
Crimson e a Robert Fripp. Il piano di Keith Tippett era spuntato, ospite
inatteso, su In The Wake Of Poseidon: era il 1970, e l’esplosivo apporto
dello strumento – anche su un singolo atipico quale Cat Food – aveva spiazzato
non pochi. Di lì a poco Tippett era ricomparso su Lizard, questa volta
in compagnia della cornetta di Mark Charig e del trombone di Nick Evans:
per molti questa fu la prima vera esposizione al "new English jazz".
(In quanti conobbero la scoppiettante tromba di Mongezi Feza grazie al
capolavoro di Robert Wyatt, Rock Bottom?)
(Non
sono solo le persone come Fripp che oggi latitano. Decisiva è l’altra metà
dell’equazione: un pubblico pronto a interrogarsi sull’identità di un suono
e a scrutare una copertina per individuarne la fonte; per poi ovviamente
ricordare il nome del musicista, e cercarlo in altri contesti. E
qui possiamo tirar fuori i fazzoletti.)
Fosse
nato negli Stati Uniti (!) il "New English Jazz" sarebbe oggi
una corrente musicale incomparabilmente meglio conosciuta e documentata
di quanto non sia. Ma già ai tempi era stato il Continente ad accogliere
in modo non eccessivamente arcigno musica e musicisti. Doppiamente preziose
si rivelano quindi le esaustive note di copertina di Francesco Martinelli:
indispensabili per introdurre il fenomeno, l’album e il suo titolare, utilissime
per l’ascoltatore che intendesse proseguire l’esplorazione.
Come
spesso accade in casi come questo, anche la registrazione di Which Way
Now vede la documentazione iniziale (il concerto risale al 1975) opera
della tedesca Radio Bremen. Buona rimasterizzazione ("tube remastering")
da parte della canadese Sounds Good: chiari il trombone di Nick Evans,
la tromba di Mongezi Feza, il sax alto di Mike Osborne, nitido il contrabbasso
di Miller, sempre udibile il piano di Tippett, soffre meno di altre la
batteria di Louis Moholo, già naturalmente portata a mettere in evidenza
i piatti. Settantacinque minuti per quattro brani (il classico "un
brano per facciata" dei vecchi tempi), esecuzioni che prendono il
loro tempo, un album che documenta un momento raro della musica ma che
è da consigliare innanzitutto per la sua elevatissima qualità. Una qualità,
caso non comune, non in contrasto con una certa immediatezza della fruibilità.
Il tema
gioioso, quasi bandistico, da fanfara, di Family Affair ci introduce immediatamente
in quella dimensione così tipica di molti musicisti sudafricani; interessante
notare come il piano di Tippett, nel suo contrappunto al tema a partire
da 42" ca., ricordi non poco le steel drums; ottimo assolo di Evans,
con Moholo ai piatti e Tippett in "staccato"; parimenti belli
gli assolo di Feza e Osborne, con Tippett a richiamare il tema e Miller
sempre fluido.
Children
At Play è senz’altro il tema più "danzante" e ricco di swing;
vanno in solo prima Osborne, poi Feza, ora contratto, ora lirico; Evans
fa qui quello che a nostro avviso è il suo miglior solo dell’album; eccellente
Tippett, e anche Miller prende il suo assolo.
Eli’s
Song ci ha ricordato non poco i Soft Machine: inizio "a fanfara",
batteria wyattiana, tema non troppo distante da quelle atmosfere di malinconia
nebbiosa che Hugh Hopper componeva ai tempi di Fourth. Apre il solo di
Evans, poi Feza, poi Osborne, che fa qui il suo solo migliore dell’album,
curiosamente affine a certe cose alto/saxello di Elton Dean; parimenti
felici le uscite di Tippett e Miller.
Il tema
di Which Way Now è senz’altro apparentato alla musica di Charles Mingus;
e anche il solo di Osborne, così affine a certe cose di Eric Dolphy, e
il robusto contrabbasso di Miller durante gli assolo di Evans e Feza sottolineano
la somiglianza. Assolutamente inaspettato è invece lo sviluppo a 11’33" ca.,
quando un pianoforte immoto, con pedale, e un contrabbasso suonato con
l’arco precedono il ritorno al tema mingusiano.
Beppe
Colli
© Beppe
Colli 2006
CloudsandClocks.net | Aug.
27, 2006