Jim
McAuley
The Ultimate Frog
(Drip Audio)
Ben nascosto
sotto una copertina che il personalissimo gusto di chi scrive trova repellente,
e in ogni caso decisamente più adatta a un album di "death metal" o
di "industrial macabra", The Ultimate Frog si è invece rivelato
essere un album di qualità elevata; sorpresa aggiuntiva, un grado di accessibilità
e di piacevolezza all’ascolto davvero inatteso che potrebbe regalare a
questo lavoro un successo (anche materiale) senz’altro insolito per questo
tipo di musica. (Che tipo? Ci arriviamo tra un momento.)
Tutto ha
inizio nel più semplice dei modi: con un pacchetto nella buca delle lettere.
E dato che la maggior parte dei potenziali ascoltatori non avrà mai sentito
nominare Jim McAuley (e questo è infatti il caso di chi scrive), ecco giungere
in aiuto un piccolo sticker apposto sulla copertina: "with Nels Cline
(Wilco) & Leroy Jenkins". La copertina interna aggiunge i nomi
di Alex Cline e di Ken Filiano. E qui diremmo che, con o senza i Wilco,
il quadro comincia a essere più chiaro. Resta un dubbio: ma chi è questo
Jim McAuley?
Una ricerca
in Rete ci fornisce un quadro decisamente complesso per quantità e varietà
di esperienze in una vita già discretamente lunga. A fronte di ciò, pochissime
prove discografiche in proprio. Essenzialmente due: un album per sola chitarra
acustica, Gongfarmer18, uscito nel 2005; e un album dell’Acoustic Guitar
Trio, con Nels Cline e Rod Poole, pubblicato dalla Incus di Derek Bailey.
Scorgiamo però un fatto che diremmo indicativo: un contratto con la Takoma,
alla fine degli anni settanta, che non produsse alcunché. A questo punto
definire l’album come un incrocio tra la Takoma e la Incus sarebbe una
semplificazione eccessiva. Ma se per una volta è lecito scegliere una definizione
in funzione della sua suggestione, e non del suo contenuto informativo,
diremmo che questa rende bene l’idea.
L’approccio
scelto da Jim McAuley per quest’album può essere senz’altro classificato
alla voce "improvvisazione", qui intesa come creazione "in
the moment". Agevole riconoscere stilemi propri a blues, country,
bluegrass, jazz, musiche del sud-est asiatico e così via, con impiego di
tecniche indigene ai "generi" e allo strumento, dall’arpeggio
agli armonici al bottleneck.
The Ultimate
Frog ospita su due CD (quasi cento minuti che passano in un baleno, grazie
a varietà e qualità) ventitrè duetti frutto di quattro diverse session:
del 2002 quella con Jenkins, del 2006 quella con Filiano, del 2007 quelle
con i due Cline. McAuley plasma il suo atteggiamento strumentale, in fin
dei conti riconoscibile, in rapporto al partner e al tipo di approccio
scelto per il duetto. L’album è ben registrato, non ipercompresso, dal
suono naturale e niente affatto stancante.
I duetti
con Leroy Jenkins sono quelli che ogni ascoltatore classificherebbe senza
alcun dubbio alla voce "improvvisazione". Ovviamente riconoscibili
fin dalla prima nota, il violino e la viola asciutti e antiretorici dello
scomparso musicista ci restituiscono intatto il piacere sobrio di un’estetica
che avrebbe meritato maggiore diffusione. Improvisation #12 apre l’album
con arpeggi di chitarra, un "blues cameristico", ed echi chitarristici
country-blues. Il rapporto tra i due è davvero invidiabile, con chitarra
"animata" e contrappunto pizzicato e di arco "a strappi"
(Improvisation #5), ostinati, scale e sorprendenti unisono (Improvisation
#1), toni lunghi del violino accoppiati alla chitarra bottleneck e un frequente
procedere in parallelo (Improvisation #6), momenti quasi orientali con profumo
di koto (Improvisation #9), e così via.
Belli e
maggiormente "indigeni" alla chitarra i duetti con Nels Cline.
I due musicisti sono riconoscibili senza sforzo alcuno (Cline è sulla destra),
con impiego di chitarre acustiche a sei e a dodici corde, classiche, preparate
e dobro. Senz’altro composta, Nika’s Love Ballad vede un bel tema melodico
esposto alla chitarra classica e un bell’uso degli armonici. Froggy’s Magic
Twanger vede in azione tintinnanti chitarre preparate. Il Porcellino ha
un buon tema melodico con contrappunti cangianti. Jump Start vede un ricorrente
giro chitarristico, bassi profondi, ruoli mutevoli. Dopo una tesa parte
introduttiva Work With Warp si distende e si "svuota", per poi
sfoderare bottleneck e arie blues.
I duetti
con Alex Cline sono per chi scrive l’apice dell’album. La concezione delle
percussioni da parte di Cline, "classica" e senz’altro
"composta", tira fuori un lato diverso di McAuley. November Night
è una bellissima "instant composition" dallo sviluppo lento e deliberato,
con gong e percussioni a fare da contrappunto ai sobri arpeggi della chitarra
e intelligente uso dei "vuoti". Huddie’s Riff vede lenti arpeggi,
graduale ingresso dei piatti, chitarra bottleneck, e due momenti (a 1′ e
a 2′ 34" ca.) dove sembra quasi di ascoltare Fripp e Bruford. Five’ll
Get Ya Ten ha un incedere chitarristico elegante e melodico con appropriato
contrappunto di piccole percussioni, poi a 2′ 38" un arpeggio veloce
cui fa seguito a 2′ 45" un quasi samba batteristico! Ci è parso di cogliere
qui delle piccole sovraincisioni chitarristiche, come anche sul brano appropriatamente
intitolato "no snare", con secco ingresso delle percussioni (ma "niente
rullante") poi frenetiche, veloci arpeggi, gran lavoro di piatti.
Escape
Tones è una mossa introduzione al rapporto con il contrabbasso (anche preparato)
di Ken Filiano. A Ditty For NC ha un bel tema melodico con contrappunto
di contrabbasso con l’arco, con fuggevole ricordo di Malachi Favors, ed
è una delle vette dell’album. The Zone Of Avoidance accoppia intelligentemente
una chitarra dal suono lieve e un contrabbasso dal suono grosso, con un
procedere melodico-armonico in parallelo che ci pare rivelare un certo
lavoro preparatorio. Bullfrogs And Fireflies apre con un
"pedale" del contrabbasso suonato con l’arco, melodia essenziale,
bottleneck, drone di contrabbasso, e quasi sfuma in Successive Approximations.
Su Okie Dokie i due sembrano lavorare "attorno" a un tema jazz
a loro ben noto (ma non a chi scrive!), con chitarra jazz "comping" e
assolo di contrabbasso (un po’ à la Dave Holland?).
L’album
si chiude con un brano inciso in solitudine da McAuley: For Rod Poole ha
la pioggia in sottofondo, arpeggi, e uno sviluppo melodico che negli anni
sessanta avremmo chiamato "californiano".
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2009
CloudsandClocks.net
| Feb. 27, 2009