Jim McAuley
Gongfarmer 36

(Long Song Records)

Un piccolo pacchetto trovato del tutto inaspettatamente nella nostra cassetta delle lettere ci fornisce la gradita occasione di poter aggiornare la storia del chitarrista statunitense Jim McAuley a circa quattro anni dalla pubblicazione del bel doppio album "a formazione variabile" intitolato The Ultimate Frog. Come il lettore forse ricorderà, anche quel nostro primo incontro con la musica di McAuley era avvenuto all’insegna della più totale sorpresa, e con identiche modalità.

In sede di recensione avevamo detto semi-scherzosamente di qualcosa a metà strada tra la Incus e la Takoma, cioè a dire di un approccio chitarristico all’improvvisazione che faceva ampio uso di stilemi propri a musiche statunitensi ormai "storiche" che rendeva palese un atteggiamento "tematico" – un termine con il quale possiamo indicare tanto un "tema" come comunemente inteso quanto un "clima" o uno stato d’animo – mentre faceva largo uso di tecniche chitarristiche "indigene" alle musiche suonate.

Album di duetti, The Ultimate Frog si chiudeva con un brano per sola chitarra, For Rod Poole: un’esecuzione che ci rendeva curiosi di ascoltare McAuley in solo. E un album siffatto – con il titolo di Gongfarmer 18 – in effetti esisteva, essendo stato pubblicato dalla Nine Winds nel 2005. Grande però era il nostro stupore nell’apprendere dalla viva voce di McAuley – la nostra curiosità essendo nel frattempo sfociata in un’intervista – che unitamente a un album della Incus intitolato Acoustic Guitar Trio la musica contenuta su Gongfarmer 18 di fatto esauriva l’elenco di quanto registrato dal McAuley adulto.

Dobbiamo un po’ colpevolmente ammettere di non aver mai ascoltato Gongfarmer 18. Ci vediamo quindi impossibilitati a tracciare confronti tra le versioni di brani intitolati Dark Blooming, Blues For Wally Blanchette, Eyelids Of Buddha e Nika’s Waltz (ed eventualmente Kneebounce) e quelle che qui appaiono con titoli quali Second Blooming, Blues For John Carter, The Eyelids Of Buddha e nika’s Waltz (ed eventualmente Plect’s Bounce).

Possiamo però tracciare un parallelo tra brani di The Ultimate Frog quali nika’s Love Ballad e Jump Start, lì eseguiti in duo con gli strumenti a corda di Nels Cline, e quel November Night in duo con le percussioni di Alex Cline, e le versioni in solo di nika’s Waltz, Jumpstart e Another November Night che appaiono su Gongfarmer 36.

L’album di cui ci occupiamo mette insieme con tutta evidenza brani di provenienza eterogenea, da versioni differenti di cose già note su album di studio a brani eseguiti dal vivo a registrazioni casalinghe, il tutto con un’ottima resa sonora e una invidiabile coerenza musicale. E’ un album "accessibile" e niente affatto "difficile", anche se non sappiamo quale possa essere oggi il suo "pubblico di riferimento" potenziale.

Probabilmente però è solo colpa nostra, ché al nostro vivo ricordo di una "musica per chitarristi" – tale essendo il nome di comodo che veniva dato a cose per lo più statunitensi e per lo più acustiche che godevano allora di pieno diritto di cittadinanza sui giornali "rock" (ma quelli erano i tempi dei concerti acustici di gruppi quali Hot Tuna e Grateful Dead) – corrisponde oggi uno scenario più nebuloso.

Un’occhiata ai pezzi.

Second Blooming, per chitarra classica, è una "permutazione" del flamenco chitarristico con bella qualità lirica.

Blues For John Carter, per steel string, è una fusione di blues e slide del sud-est asiatico con arpeggi di natura "drammatica" e una sospensione della narrativa. Degno di nota, un temino lieve ma malinconico che appare a metà circa e poi in chiusura del brano.

Another November Night, con clima "piovoso" e "minaccioso" e suoni quasi onomatopeici (la pioggia) evidenzia i tintinnii della dodici corde con diapason. Accordi pieni, slidin’. Atmosfera concitata, dissonante, e chiusura con pedale.

What Part Of Maybe (Don’t You Understand?), breve, per dobro e slide, è un country-blues implicito/esplicito.

Una Lunga Canzone, per chitarra classica, è un’improvvisazione casalinga registrata su DAT. Forse meno "concentrata" ma con uno sviluppo "casuale" nello spirito dell’improvvisazione. Il brano segue una sua dimensione melodica, "ruminando". Momenti "jazzati" a fare capolino, con "swing", a metà circa.

Joy Buzzer, breve, per classica preparata, scattante, con le corde stoppate.

Con i suoi undici minuti di durata The Eyelids Of Buddha, per 12 corde e slide, è il pezzo più lungo dell’album. Armonici e "scivolate". Tema individuabile, meditativo, malinconico. Il brano ha una "progressione", una "direzione", a dispetto dell’eterogeneità dei materiali. Armonici e trilli.

Plect’s Bounce, per chitarra preparata, con i bassi come un koto, microtonale. Non breve, ma lo sembra.

Saltarello/Jumpstart è la combinazione di un brano "dance" del Rinascimento scritto da Vincenzo Galilei (così almeno ci assicurano le note di copertina) e – dopo uno stacco con armonici – Jumpstart, dal tema riconoscibilissimo. Mood "blues" sulla chitarra classica, che poi si lega alla natura "dance" del brano precedente.

Posta in conclusione di lavoro, nika’s Waltz è delicata, con una 12 corde più slide a metà tra il clavicembalo e il carillon. Tema melodico suonato "slide" con gli acuti su un ostinato arpeggiato. "Smorzando"… e caldo applauso finale (al brano, e, per derivazione, a tutto l’album).

Beppe Colli


© Beppe Colli 2013

CloudsandClocks.net | Jan. 14, 2013