Luciano
Margorani
My
Favorite Strings
(ISINAZ)
Chitarrista
e "compositore istantaneo", il quaranta-e-qualcosa Luciano Margorani
è professionalmente attivo sin dagli anni ottanta, dapprima con il
gruppo "Rock In Opposition" degli La1919, in seguito come solista.
Tempi che sotto il profilo commerciale sarebbe eufemistico definire "non
propriamente favorevoli" a queste musiche devono aver suggerito il ripiego
su una dimensione solista "fatta in casa", con l’etichetta in CD-R
denominata BoZo. Il che è un vero peccato, dato che un album come Solo
Concert, apparso lo scorso anno – semplificando: echi frithiani, un omaggio
a Manzanera, un pizzico di Fripp – avrebbe meritato segnalazioni e recensioni
in misura decisamente superiore a quelli che una reperibilità essenzialmente
"virtuale" gli ha permesso di ottenere.
Un problema che
non dovrebbe porsi per My Favorite Strings, album di duetti fantasioso e vario,
a tratti decisamente brillante, che vede Margorani confrontarsi a distanza
con una serie di chitarristi stilisticamente non poco eterogenei – e che l’album
possegga una fisionomia unitaria, e suoni bene come un tutto, è caratteristica
che ben dice delle molte qualità di Margorani, alcune delle quali forse
non facilissime da cogliere "a occhio nudo" (oltre che alle chitarre,
il musicista è qui impegnato a bassi, loop, batterie campionate e aggeggi
vari).
My Favorite Strings
è album che per certi versi potremmo considerare ideale seguito – il
Volume 4 – di quella serie frithiana denominata Guitar Solos che fu per molti
elemento prezioso per la conoscenza di nomi e propensioni estetiche fuori
dalle righe. La lista dei partecipanti è lunga (e – diremmo – prestigiosa):
nomi storici quali Derek Bailey e gli statunitensi Eugene Chadbourne, Davey
Williams, Elliott Sharp, Henry Kaiser; poi Nick Didkovsky dei Doctor Nerve
e Mike Johnson dei Thinking Plague; lo svizzero Wädi Gysi; l’olandese
Frank Crijns, dei Blast. Ben nutrita la pattuglia italiana: Angelo Avogadri,
Giorgio Casadei, Franco Fabbri, Roberto Zanisi, Roberto Zorzi. Se è
pur vero che tutti i gusti sono gusti, chi scrive avrebbe senz’altro preferito
l’omissione di qualche brano – ad esempio Astéroïde B 612 e Jimmy
Il Fenomeno – che piuttosto che rivelarsi si trascina, con il rischio di annacquare
l’interesse di un ascoltatore di solito già diffidente nei confronti
della categoria merceologica "CD miscellaneo".
Sarebbe un vero
peccato. L’album ha comunque molte frecce al suo arco. Ottima l’apertura di
A Little Walk With Tomba, con l’esuberante ed estroverso apporto di Gysi.
Bello il ritmicamente mosso Incontri Casuali, con Crijns. E belli gli echi
frithiani di Sogni Ad Occhi Aperti, con Avogadri. Tutt’altro che impossibile
scorgere la disinibita mano di Chadbourne in The King Of Parmesan e quella
di Mike Johnson nel post-progressive di City Circus. Elaborazione di un brano
di Derek Bailey già apparso su Solo Guitar Improvisations, Vol. 2 (1992),
Mr. Jack Russell dimostra la non comune musicalità di Margorani, che
porta qui alla luce armonizzazioni e contrappunti potenzialmente impliciti
(diciamo "presenti in absentia"?) nel guitar solo originale – che
ovviamente ci siamo non poco divertiti a riascoltare alla luce di questa rielaborazione.
Diremmo ovviamente stimolante il contributo di Didkovsky su Half Awake, Half
Asleep.
Posta in chiusura
a mo’ di bonus, Would You Prefer Us To Lie? è una canzone degli Henry
Cow firmata Cutler/Greaves che il gruppo aveva eseguito dal vivo nel biennio
1977-78 ma che finora non era mai apparsa su disco. Qui Margorani suona tutti
gli strumenti, mentre la voce (ovviamente dalle cadenze dolenti à la
Dagmar Krause) è quella di Carla Sanguineti.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2004
CloudsandClocks.net
| April 6, 2004