King Crimson
The Collectable King Crimson Volume 1
(DGM)
Pubblicato
per ragioni meramente contrattuali, Earthbound (1972) era sembrato chiudere
la gloriosa storia dei King Crimson nel peggiore dei modi: registrazione
orrenda (che ne aveva impedito la pubblicazione negli Stati Uniti), e musica
che virava decisamente in direzione del funky e della jam-session.
Di lì
a poco, però, giungevano notizie confortanti: pareva ormai certo che Fripp
avesse messo insieme una nuova e promettente formazione in grado di eguagliare
– e forse addirittura superare – gli elevatissimi livelli qualitativi dei
bei tempi andati.
I nomi
dei musicisti coinvolti non dissipavano completamente il mistero. Per quanto
potesse sembrare pazzesco, il batterista era Bill Bruford degli Yes, gruppo
proprio in quei giorni all’apice del successo su ambedue lati dell’Atlantico.
Al basso e alla voce c’era John Wetton, musicista non molto conosciuto
ma che aveva ben figurato nei Family di Fearless. Pressoché esordiente
il violinista David Cross, e pressoché sconosciuto ai più il percussionista
Jamie Muir.
E’ difficile
oggi dare l’idea della sorpresa, delle perplessità, degli ascolti copiosi,
del controllato entusiasmo, dei dibattiti cui diede luogo la pubblicazione
di Larks’ Tongues In Aspic (solo l’apparizione dell’album di esordio degli
Henry Cow, Legend, quello stesso anno, avrebbe dato origine a dibattiti
altrettanto accesi, pur su una scala che diremmo ridotta). Se le canzoni
suonavano fresche, gli strumentali affascinavano: una strumentazione varia
e inusuale, un accentuato respiro "europeo", un affiatamento
e una chiarezza di idee che lasciavano sbalorditi. Non che, in filigrana,
non fosse possibile scorgere dei precedenti, dai duetti violino/chitarra
degli High Tide a certe pulsioni ritmiche della Mahavishnu Orchestra. Ma
Fripp era essenzialmente riuscito nell’impresa – che sulla carta pareva
impossibile – di reinventare i King Crimson reiventandosi al contempo come
chitarrista.
Purtroppo
di lì a poco proprio quella che sulle prime era sembrata la più grande
risorsa del gruppo – la spiccata personalità dei musicisti chiamati da
Fripp – si rivelava essere il motivo della sua precoce implosione. Andato
via Jamie Muir (per motivi rimasti essenzialmente oscuri per circa un trentennio),
il violino e le tastiere di David Cross si trovarono impossibilitati a
reggere l’onda d’urto di una sezione ritmica ormai incontenibile.
Da cui
due conseguenze fatali: innanzitutto, che le improvvisazioni di gruppo
– la qualità che era sembrata contraddistinguere i nuovi King Crimson rispetto
a tutto il rock dell’epoca (anche se immaginiamo che i membri degli Henry
Cow non sarebbero stati d’accordo con questa affermazione) – si mossero
progressivamente in direzione di brutali jam dall’aspetto sovente
"sigariforme"; secondo, che lo stesso Fripp si trovò poco incline
ad assecondare un suono che diventava sempre più "americano" e
funky, e del tutto contrario agli intendimenti originari della formazione.
Il mercato
non fu però di questo avviso, da cui il successo crescente degli album
pubblicati dopo Lark’s Tongues In Aspic: Starless And Bible Black e Red,
ambedue del ’74. (E’ curioso notare come il Decano dei Critici Rock Americani,
Robert Christgau, mai tenero con il gruppo, assegni il voto massimo –
"A" – al solo Red.) Ragion per cui, ancora una volta, Fripp decise
di staccare la spina. E ancora una volta, a un album dal vivo, U.S.A., (con
sovraincisioni di piano e violino di Eddie Jobson, e un missaggio che certo
non favoriva Cross), fu affidato il compito di chiudere (ingloriosamente)
la vicenda.
La pubblicazione,
avvenuta nel 1992, del cofanetto di quattro CD intitolato The Great Deceiver
consentì di riaprire e rileggere la complessa storia dei King Crimson del
periodo ’73-’74. Fece seguito The Night Watch (1997), registrato ad Amsterdam
nel novembre del ’73: un doppio CD che, qualora disponibile, definiremmo
un ottimo sunto di tutta la faccenda.
Ovviamente
si aprono poi le cataratte digitali: da cui la creazione da parte del gruppo
della sezione DGMLive, laddove concerti dal vivo sono acquistabili e scaricabili
da chi interessato, sulla scia di quanto fatto da gente come i Greatful
Dead e i Phish.
Per tutti
gli altri ci pare degna di nota l’esistenza "materiale" di questo
doppio CD contenente due diversi concerti: quello avvenuto a Mainz, in
Germania, il 30 marzo del ’74; e quello, celeberrimo, effettuato ad Asbury
Park, nel New Jersey, il 28 giugno dello stesso anno: celeberrimo perché
è il concerto che ha fornito gran parte del materiale (si intenda: senza
le sovraincisioni) utilizzato per U.S.A.
Come
noto ai cultori del gruppo, stante la scarsa variabilità (non esecutiva!)
di canzoni e strumentali da un concerto all’altro, erano le improvvisazioni
a fare la differenza. Da cui la questione pragmatica se valga la pena di
prendere un doppio con materiale quasi identico. Posto che diremmo le questioni
pragmatiche di non specifica pertinenza del critico, dobbiamo qui sottolineare
il fatto che i due concerti sono sovrapponibili solo in parte; e che si
tratta di concerti tanto diversi per tono da giustificare un ascolto comparato.
Il concerto
di Mainz è rilassato (posto che il termine possa avere un senso per musica
come quella dei King Crimson), con le improvvisazioni a fare da ponte tra
i brani; curioso notare come quella denominata Atria offra una melodia
che diremmo apparentata a quella di The Sheltering Sky, sette anni più
tardi, su Discipline. C’è l’inedito Dr. Diamond, ci sono i classici del
periodo: Exiles, The Night Watch, Starless, Lament, Trio, Easy Money. Tutti
suonano al meglio, il violino ha il suo spazio, Wetton canta bene, il suono
del basso è rotondo. Il CD, ricavato da un nastro a due piste collegato
al mixer, suona benissimo (strano, l’indicazione di copertina è "Very
Fine", con
"Excellent" riservato al concerto americano: diremmo il contrario).
Come
già detto, i nastri usati per l’album U.S.A. furono sovraincisi; pur avendo
aggiunto dei brani, per la tanto agognata ristampa su CD Fripp ha deciso
di mantenere tutte le sovraincisioni e i tagli. Cosa offre invece questo
CD? Larks’ Tongues In Aspic: Part II, Lament, Exiles, la versione non tagliata
dell’improvvisazione dal titolo Asbury Park, la versione integrale di Easy
Money (quindi niente taglio alla fine del celeberrimo assolo: e non è detto
sia un bene), Fracture, Starless e l’immancabile 21st Century Schizoid
Man. Il concerto suona isterico come non mai, con il basso perennemente
trattato con il fuzz destinato fatalmente a stancare (si noti bene: quella
che precede è un’opinione di minoranza); curioso notare come la versione
già nota di Asbury Park avesse eliminato tutto il contributo di Cross alle
tastiere, che ora appare sul lato sinistro, nel posto che sulla versione
già edita veniva occupato da batteria e basso.
Beppe Colli
© Beppe Colli 2007
CloudsandClocks.net | Oct. 4, 2007