Gordon Grdina’s Box Cutter
Unlearn
(Spool)
Troviamo
nella buca delle lettere l’ennesimo oggetto misterioso, che nel caso specifico
si rivela essere il recente lavoro di un quartetto denominato Box Cutter,
il cui leader – almeno a giudicare dalla posizione del nome in ditta –
parrebbe essere Gordon Grdina: un chitarrista il cui nome siamo certi di
aver notato non molto tempo fa (ma dove?) leggendo la recensione di un
CD da lui inciso in compagnia di Gary Peacock e Paul Motian.
Unlearn
presenta un quartetto che per formazione e repertorio diremmo senz’altro
"jazz": la chitarra del leader, che ci è parsa del tipo
"acustica con microfono piezoelettrico al ponte" o, alternativamente,
semiacustica con pick-up; il clarinetto jazz, talvolta bluesato, di François
Houle; il contrabbasso, poco in evidenza ma sempre facilmente percepibile,
di Karlis Silins; la batteria di Kenton Loewen, sovente suonata con le spazzole.
Pur non in grado di ottenere un Grammy®, la registrazione è adeguata al materiale,
e con giusto un paio di leggere sovraincisioni presenta un gruppo che suona "dal
vivo" (seppure in studio). Il materiale non è male (a proposito: ma
chi lo ha composto? sulla copertina non abbiamo trovato alcuna indicazione!),
e neppure l’affiatamento dei quattro. C’è qualche particolare decisamente
strano, come la non perfetta accordatura tra accompagnamento di chitarra
e clarinetto in un paio di brani, o quella che in un caso ci è parsa una
evidentissima stonatura del clarinetto: particolari che a nostro avviso andavano
eliminati al fine di rendere meno problematica la fruizione.
Giunti
a questo punto, e prima di procedere a un esame più ravvicinato, abbiamo
il dovere di avvertire il lettore della nostra antichissima avversione
(che a questo punto crediamo senza rimedio) per la "chitarra jazz".
(Cosa sarebbe la "chitarra jazz"? Senz’altro una cosa complessa
da definire – ma che riconosciamo dopo due note.) All’età di diciassette
anni questa era la nostra idea di chitarra: Eric Clapton, Vince Martell,
Robin Trower, Mike Bloomfield, Robert Fripp, Jeff Beck, Frank Zappa, Jorma
Kaukonen, John Fogerty, Jimi Hendrix. Questa la nostra reazione all’ascolto
di chitarristi quali Joe Pass, Jim Hall, Kenny Burrell, Barney Kessell: "quella
sarebbe una chitarra?". E da John Abercrombie a Pat Metheny, da John
Scofield a Bill Frisell, dal vivo e su disco, pur con i dovuti distinguo,
non ci è mai stata data occasione di cambiare idea. (Anche se siamo sempre
contenti di andare a vedere Russell Malone con Christian McBride.) (E Liberty
Ellman con Henry Threadgill!)
Il tema
di Titlewave, in apertura di album, suona non poco braxtoniano anni settanta,
con clarinetto e incedere zigzagante; ma sia l’assolo di chitarra che quello
di clarinetto, non poco swinganti, rimandano a una cornice che diremmo
senz’altro pre-ornettiana; cosa confermata dal tema "cool", per
clarinetto, con batteria suonata con le spazzole, della successiva Cworky.
Potremmo dire
"in fondo dolphiano" il tema Kenton & I, che oppone un assolo
di chitarra "classico" a un intermezzo "rumoristico".
Morbido e consonante, quasi da colonna sonora, Pads, con due clarinetti.
Tema brioso, quasi da bossa, suonato dal clarinetto, e assolo spumeggianti,
contraddistinguono Say.
Aria
piacevolmente démodé, con tema in ¾ per clarinetto, batteria con le spazzole e contrabbasso
percepibile, per Distant. Di nuovo, quasi dolphiano è Origin. Soul Suite
è forse il brano che lascia maggiormente perplessi: dopo un inizio lieve,
e con i dovuti distinguo, il tema suona non poco horvitziano: ma Horvitz
ne avrebbe organizzato molto diversamente lo sviluppo, e lo avrebbe accorciato
di molto. Messe, chissà perché, in chiusura due tra le cose più interessanti:
il tema sghembo, e lo sviluppo, di Albert The Monk; e Platform, dalla bella
seconda parte dove due clarinetti sovraincisi vengono ben sorretti dalla
ritmica.
Succinta
conclusione: se avessimo visto il quartetto dal vivo non malediremmo certo
la serata persa; ma l’esistenza di questo CD (tra l’altro lunghissimo per
le cose che ha da dire) ci risulta decisamente misteriosa.
Beppe Colli
© Beppe Colli 2007
CloudsandClocks.net | Mar. 4, 2007