Gato Libre
Nomad
(No Man’s Land)
Se restringiamo
la casistica ai soli artisti che fino a quel momento non avevamo mai sentito
nominare, allora è agevole dividere i CD non richiesti che troviamo nella
nostra buca delle lettere in due categorie: schifezze e cose di una certa
qualità, laddove il primo gruppo risulta decisamente più numeroso. Di solito
l’attribuzione alla categoria appropriata è cosa che non richiede molto
tempo, e in alcuni casi neppure l’ascolto integrale dell’opera. Capita
raramente, ma capita, che l’album in questione rifiuti di rivelarsi in
maniera piana, complici ambiguità e chiaroscuri.
E’ giustappunto
il caso di quest’album del quartetto giapponese Gato Libre. Se a giudicare
dalla (piccola) foto che appare all’interno della confezione i quattro
(Natsuki Tamura, tromba; Kazuhiko Tsumura, chitarra acustica; Satoko Fujii,
fisarmonica; Norikatsu Koreyasu, contrabbasso) sembrano tutti piuttosto
giovani, una facile ricerca ci dice trattarsi invece di musicisti quasi
cinquantenni e dal lungo curriculum; la fisarmonicista è un’apprezzata
pianista con abbondante discografia alle spalle, il trombettista è il leader
che ha composto tutti i brani.
Il mestiere,
quindi, certamente non manca; ma la musica? Qui viene il bello. Come da
titolo (Nomad), il CD presenta una serie di brani (che hanno trovato ispirazione?
che dovrebbero richiamare alla mente?) con titoli quali A Cracovia a novembre
o A Venezia in ottobre. Facile fare dell’ironia, e riflettere sul fatto
che trovare "un’aria di Cracovia" giusto nel brano dedicato a
Cracovia pur non essendo mai stati a Cracovia né avendo mai ascoltato musica
di Cracovia non può che riportarci alle "musiche da film" e alla
possibilità (tutta moderna) di (credere di) ricordare cose che in realtà
non abbiamo mai conosciuto.
Il CD
è in realtà molto garbato, pur se certamente troppo lungo. La tromba è
rotonda, del tutto priva di asperità; chiara, anche nella registrazione,
la chitarra; convincente la fisarmonica; ben definito, e non privo di qualche
rischio armonico, il lavoro del contrabbasso. Il primo brano può ben fungere
da illustrazione dell’intero lavoro: tema malinconico per tromba (ricordiamo
che siamo a Cracovia a novembre), prosegue la fisarmonica, assolo di tromba
ben coadiuvata da contrabbasso e chitarra, assolo (un po’ strappalacrime)
di fisarmonica e uscita "bluesy" della chitarra; tema e chiusa.
Diremmo
che i temi malinconici sono quelli che al gruppo vengono meglio. A Parigi
in febbraio. A Berlino in settembre. A Venezia in ottobre. Belli in particolare
gli assolo di contrabbasso, con e senza arco. Meno convincenti, in media,
i temi mossi quali A Glasgow in maggio e A Barcellona in giugno, mentre
esce meglio del previsto A Madrid in agosto, con assolo di tromba
"eroico".
Ci siamo
interrogati a lungo su Nomad. (Quattro musicisti giapponesi che eseguono
il folklore europeo… forse un bizzarro corrispettivo della Penguin Cafe
Orchestra?) Certo è che se il progetto sconta delle evidentissime ingenuità
di fondo, pure appare ingiusto veder tributati onori (che non diremmo vengano
granché messi in discussione) a cose che a ben considerare non sono poi
meno banali, pur se in maniera meno visibile a occhio nudo (i primi esempi
che ci vengono in mente? La "tromba & beats" di Nils Potter
Molvaer di Solid Ether e l’estetica "funky/B movie" dei Bedrock
di Uri Caine).
Difficile
individuare il pubblico potenziale di quest’album. In tempi ormai lontani
lo avremmo senz’altro detto destinato a quanti, pur affezionati alla tonalità,
non temessero l’assenza di una batteria, o un contrabbasso in assolo. "Easy
listening intelligente", per usare un altro metro. Ma cos’è oggi "easy
listening"? (Ce lo chiediamo dal giorno in cui sussurrammo garbatamente
a un amico che ci aveva dato un passaggio che era venuto il momento di
cambiare auto. Grande imbarazzo nell’apprendere, immersi nel traffico,
che quegli scricchiolii provenivano in realtà dal nuovo CD di…)
Beppe
Colli
© Beppe
Colli 2006
CloudsandClocks.net | Nov.
17, 2006