David Garland
Noise In You
(Family Vineyard)
A più
di tre anni di distanza dalla pubblicazione di On The Other Side Of The
Window – album che per chi scrive costituì una gradevolissima sorpresa
e che diremmo abbia mantenuto intatto nel tempo il suo carattere di fresca
novità – Noise In You è il primo lavoro di David Garland a ricevere un’ampia
distribuzione. Ci fa oltremodo piacere poter dire che – date le evidentissime
differenze di cui si discuterà tra breve – riteniamo il nuovo lavoro in
grado di ben figurare accanto al suo illustre predecessore, anche se la
diversa cornice strumentale che lo contraddistingue – e che risulterà ovviamente
non problematica per chi mancasse di termini di paragone – potrebbe richiedere
un (breve) processo di aggiustamento a chi avesse sviluppato una confidenza
ravvicinata con On The Other Side Of The Window.
Leggendo
le anticipazioni in Rete ci eravamo sorpresi a interrogarci sul significato
del titolo dell’album. Il testo del brano omonimo, con il suo esplicito
rimando al celeberrimo aneddoto raccontato da John Cage ("the sonic
sage") a proposito della sua esperienza nella camera anecoica dell’università
di Harvard, svela il piccolo mistero. Ma il significato del testo di Garland
va ben oltre l’episodio da cui prende le mosse per… Ma questa è un’esplorazione
che lasciamo all’ascoltatore attento, che stavolta troverà i testi riprodotti
nel libretto.
L’adesivo
appiccicato all’esterno del CD annuncia il "jangle of a 12-string
guitar", e la presenza di Sufjan Stevens in ben sei brani: elementi
dai quali è fin troppo facile dedurre la conclusione "new folk".
In realtà la cifra stilistica è quella di "facilità apparente" così
tipica di Garland. Il punto essenziale sta nel fatto che – a differenza
dell’album precedente, contraddistinto da pianoforte, tastiere, violino
e un denso lavoro di studio – Noise In You vede la prevalenza strumentale
della chitarra acustica a 12 corde e delle voci. Ma fatti i debiti aggiustamenti
– e ricordato che la voce piana e colloquiale di Garland fornisce l’apparenza
di
"semplice" a melodie che a un esame attento non lo sono affatto
– si vedrà che il nuovo album non è poi così lontano dal suo predecessore.
Dopo
la breve introduzione di prelude 1 – brano che mette in gradito risalto
la voce di Mira Romantschuk, che ricomparirà più volte nel corso del CD
– si entra nel vivo con Diorama (una parola che abbiamo dovuto cercare
sul vocabolario), dove la voce di Garland è affiancata da quella di Diane
Cluck: per un attimo il ricordo va al Paul Kantner affiancato da Grace
Slick di un album quale Sunfighter (1971), ma è solo la suggestione di
un momento. Al lirismo di Diorama succede l’atmosfera più mossa e "leggera" di
My Contraption. Arrivati a questo punto è già evidente la varietà della
strumentazione adoperata da Garland, con flauti, clarinetti, chitarre,
bassi, percussioni e quant’altro.
Every
Bird e Xs For Eyes (il testo del secondo è ambientato in un fumetto) fanno
buon uso delle voci degli ospiti: Sufjan Stevens in ambedue i brani, Brendon
Massei e di nuovo Mira Romantschuk sul primo, con apertura classica al
pianoforte; bello l’apporto degli strumenti a fiato sulla seconda composizione.
La voce e la chitarra acustica di David Deporis forniscono un contributo
appropriato al
"folk modale" di The Past, dov’è in evidenza il basso elettrico
di Kenji Garland. Dopo la breve prelude 2, Damn Dreams e Cumuloninbus vedono
il ritorno della voce di Sufjan Stevens; decisamente poco usuale il ritornello
del secondo brano, il cui testo è fatto esclusivamente di nomi di tipi di
nuvole…
Lo scarno
brano 10, intitolato oh my god, ci pare fungere da spartiacque dell’album,
che (per durata) divide esattamente a metà. La seconda parte del lavoro
– con i brani I Don’t Want To Know, la strumentale The Intension To Relax
And Think About Things, Drop By Drop (cui la batteria di Greg Saunier fornisce
un contributo di alta drammaticità), il brano-chiave Noise In You e la
lenta This Time – ci pare costituire un qualcosa che musicalmente assomiglia
non poco a una suite. Pur condividendo i tratti generali del lavoro – anche
qui va segnalato l’apporto di una voce femminile, quella di Anne Garland,
mentre non mancano stimolanti trattamenti sulla chitarra acustica – è questa
seconda parte, più raccolta e intima, quella che ci ha convinto maggiormente.
Beppe Colli
© Beppe Colli 2007
CloudsandClocks.net | Sept. 27, 2007