Doctor
Nerve
The Monkey Farm
(Punos Music)
La recente
pubblicazione di The Monkey Farm, a quasi un decennio di distanza da quello
che era stato l’ultimo album della formazione statunitense, Ereia, ci ha
dato modo di riflettere su quanto ci manchino oggi i Doctor Nerve. Un sentimento
che ovviamente ignoriamo quanto condiviso, anche se la pressoché totale
inattività del gruppo dopo un quindicennio di lavori interessanti e niente
affatto "difficili" (e che diremmo di non ardua reperibilità
discografica) potrebbe a suo modo essere già considerata una risposta.
Dobbiamo
quindi confessare di essere rimasti delusi nell’apprendere dalle note di
copertina che il materiale che appare su quest’album è stato registrato
(dal vivo, nel glorioso e newyorkese Roulette) il 4 maggio del 2001. Non
una ricostituzione e una nuova partenza, quindi, ma una (bella) pagina
dal passato. Il che, accanto alla natura così particolare del lavoro, potrebbe
almeno in parte spiegare il motivo per cui The Monkey Farm viene pubblicato
dalla Punos Music, etichetta personale del leader Didkovsky.
Ritroviamo
qui la formazione già nota: Greg Anderson al basso elettrico, Leo Ciesa
alla batteria, Nick Didkovsky alla chitarra "sdraiata", al computer
e alla direzione, Yves Duboin al sax soprano, Rob Henke alla tromba, Michael
Lytle al clarinetto basso, Kathleen Supové al laptop. Con loro ritroviamo
l’abituale miscela di ritmi "marziali", echi free jazz, sovrapposizioni
stilistiche, sorprese.
La vera
sorpresa è però la voce narrante di Valeria Vasilevski (che ci viene detto
essere una regista teatrale di una certa notorietà, se non fama), e la
natura del lavoro: The Monkey Farm unisce infatti le musiche di Didkovsky
e i testi (recitati) di Charles O’Meara, forse più noto al lettore sotto
il nome di Vrtacek (ricordiamo tra gli altri una discreta produzione solista
e con il gruppo denominato Forever Einstein); sono brevi storie che raccontano
avvenimenti realmente accaduti a O’Meara nel corso della sua adolescenza.
Le musiche
di Didkovsky commentano e completano i testi, ovviamente in modi non banali.
Ancor meno banale il fatto che la voce della Vasilevski venga modificata
in tempo reale mediante un software ideato da Phil Burk, Robert Marsanyi
e dallo stesso Didkovsky. Quadretti succinti, con ben trentasei brani per
poco più di un’ora di durata.
Più che
la sua riuscita (che diremmo senza dubbio ottima) crediamo sia la natura
stessa del lavoro l’elemento principe che ne renderà il gradimento
"selettivo". Ovviamente necessaria la conoscenza della lingua inglese.
In gran parte già facilmente comprensibili mediante il solo ascolto, i testi
sono agevolmente reperibili in Rete.
Forse
per mancanza di maggiori punti di riferimento da parte di chi scrive, il
risultato vocale ci ha a tratti ricordato certe pagine di Laurie Anderson
(la musica è ovviamente molto diversa). Non sappiamo quanto appropriatamente,
la presenza della voce trattata e il suo accoppiamento alle parte sonora
ci ha a volte rimandato ad alcuni quadretti dello zappiano Lumpy Gravy,
mentre certi passaggi di fiati sembrano ricordare il sinfonismo epico-filmico
di 200 Motels. Curiosamente, la parte strumentale di Broken Wrist And Sympathy
ci è sembrata apparentata al jazzismo acido delle Mothers Of Invention
di un album quale Weasels Ripped My Flesh. Ma i punti di riferimento sono
ovviamente plurimi, e tra essi non vanno ovviamente dimenticati la cartoon
music e le musiche che siamo soliti associare a molti tipi di "genere" filmico.
Non mancano
comunque i momenti solo strumentali, ben rappresentati dalla serie di brani
i cui titoli iniziano con la parola Salvo; segnaliamo inoltre The Ghost
And The Goiter, Arguing About Money, Another Problem Solved By Violence.
Tutto da scoprire il capitolo "trattamenti vocali", chi scrive
segnala l’appropriatezza della parte giocata dal computer su Guitar Pick.
Beppe Colli
© Beppe Colli 2009
CloudsandClocks.net
| Oct. 18, 2009