Elaine di Falco
su
Hugh Hopper
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di Elaine di Falco
June 14, 2009
E’ stata
una settimana difficile. L’ultima volta che ho visto Hugh è stato a BajaProg
nel 2004, quando ho suonato con Glass e Richard Sinclair. Incontrarlo è
stato bello, come sempre. Negli ultimi mesi avevo cercato di rintracciarlo.
Gli ho mandato una cartolina natalizia, ma non ho mai ricevuto risposta.
L’ho chiamato per il suo compleanno, ma mi sono accorta che il numero che
avevo non era più quello giusto. Era passato troppo tempo. Ero nell’impossibilità
di contattarlo.
Quando
domenica scorsa ho saputo che se n’era andato ho provato un terribile dolore.
Ho pensato a Christine e Rosa. Ho sperato che tenessero duro, per quanto
è possibile. Ho pensato a tutti i suoi amici e colleghi.
E’
da molto tempo che ho capito che sebbene Hugh non sia stato spesso una
parte attiva della mia vita, le parti della mia vita che lo hanno visto
presente hanno voluto dire molto per me. Alcuni dei dettagli che seguono
sono un po’ offuscati, altri vividi. Sono passati anni, ma questa è la
storia di come lui ha toccato la mia vita.
Nel
1993, o forse il ’94, Hugh ha mandato una lettera a Fred Chalenor; diceva,
"Fred, la rivista Musiche ti accusa di suonare il basso fuzz. E’ vero?".
Era scritta tutta a lettere maiuscole su un pezzo di carta davvero piccolo.
Fred era raggiante. Per ciò che riguarda il basso Hugh era uno degli eroi
di Fred. Io non lo avevo mai sentito nominare. Avevo perso quel treno. Sono
nata nel 1970, e ancora non ero stata esposta a quel mondo musicale.
Di
lì a poco una serie di lettere e partiture iniziò a fare avanti e indietro
con la posta tra questi due entusiasti del basso. Fred ha chiesto la musica
di Sliding Dogs in modo che potessimo suonarla con il nostro gruppo. Poi
Fred ha scritto una canzone chiamata The Hugest Hopper che è stata pubblicata
su una raccolta poco nota di gruppi di Portland delle quale non riesco
proprio a ricordare il titolo. Poi un giorno ci è arrivato un pacchetto
pieno di pezzi di musica, e Hugh ci invitava a farne quello che volevamo.
Tutto questo è diventato l’album dei Caveman Hughscore pubblicato dalla
Tim Kerr Records.
Ricordo
come ci preparammo. Fred e io ci eravamo innamorati, e dato che adesso
vivevamo insieme suonavamo questa musica costantemente e diligentemente.
A me piaceva molto arrampicarmi all’interno di un nuovo set di composizioni
che avevano tutte una voce originale che era familiare al mondo dei fan
di Hugh Hopper ma che per me era del tutto nuova. I suoi pezzi avevano
degli strati ben ponderati di due o tre voci di queste parti che si incastravano
in modo bizzarro. E’ stato nello stesso periodo in cui avevo iniziato a
imparare la fisarmonica. E’ stato un periodo pieno di energia ed entusiasmo
della mia vita.
Finalmente
abbiamo fatto in modo che Hugh volasse a fare l’album con noi. Mi pare
di ricordare che non fosse più stato nell’Oregon dai tempi in cui aveva
fatto un tour con Hendrix nel ’68. Durante i giorni precedenti al suo arrivo
ricordo di aver pensato che sarebbe stato molto facile per me essere estremamente
tesa e nervosa, ma poi ho pensato che fino a non molto tempo prima non
l’avevo mai sentito nominare. Ho deciso che non avrei permesso a me stessa
di innervosirmi. Volevo solo divertirmi.
Siamo
andati a prenderlo all’aeroporto e Fred e Henry gli hanno stretto la mano
cordialmente. Io ho pensato che sarebbe stato okay abbracciarlo in modo
da propiziare immediatamente la giusta atmosfera. Non dimenticherò mai
il modo caloroso in cui ha risposto. Mi ha stretto molto forte e ha fatto
"Arrrrggghh!". Mi è piaciuto immediatamente.
Lavorare
in studio con lui è stato davvero bello. Aveva un atteggiamento aperto
ed era disposto a provare tutto. Ci sentivamo pienamente a nostro agio
accanto a lui, come con qualcuno con cui eravamo in perfetta sintonia per
quanto riguarda la musica. Era aperto a tutto quello che volevamo fare.
L’unica cosa della quale non era contento è stato che io non ho cantato
un maggior numero di canzoni. Voleva più voce, e così Henry si è fatto
avanti e ha registrato i suoi testi. Durante la sua permanenza lo abbiamo
portato a Bagby Hot Springs, su in montagna. Era bello, e nella pineta
c’era la neve. Per arrivare là ci siamo dovuti arrampicare per un bel po’.
Era meraviglioso.
Al
momento dell’album successivo Fred e io ci eravamo trasferiti a Seattle.
Hugh ci aveva mandato del materiale perché cominciassimo a lavorarci e
poi un giorno abbiamo ricevuto una lettera, o una telefonata, da Hugh,
non riesco a ricordare esattamente, ma ci diceva che stava per compiere
cinquant’anni. Diceva anche che in Francia aveva incontrato una bella donna,
e che lei era incinta. Diceva anche che si sarebbe sottoposto a un’angioplastica.
Tutto insieme, era davvero tanto. Fred e io siamo rimasti scioccati dai
cambiamenti radicali che avevano luogo nella sua vita.
Ho
cominciato a riflettere su quanto mi sarei sentita nervosa al pensiero
di dovermi sottoporre a un intervento al cuore. Ho immaginato come avrebbe
dovuto essere per lui trovarsi di fronte a un fatto come quello. Ho preso
uno dei pezzetti di musica che aveva scritto e ho aggiunto un inciso, un
testo, e gli ho dato una forma. Poi ne ho registrato un demo per Hugh e
gliel’ho mandato in dono. Quella canzone era Lullaby, da HighSpotParadox.
Ho messo la registrazione in una grossa scatola con un po’ di giocattoli
e delle cose strane e divertenti. Ho anche fatto in modo che la casa discografica
gli mandasse dei fiori. Volevo che la canzone fungesse da simbolo di sostegno
e di amore; perché fosse per lui qualcosa su cui concentrarsi al momento
di dover andare sotto i ferri. E’ stato allora che ho capito che provavo
grande affetto per Hugh. Mi importava davvero di lui. E’ stato allora che
ho capito come mi sarei sentita se gli fosse accaduto qualcosa di brutto.
Ricordo
la sera in cui Hugh è arrivato a Seattle per registrare HighSpotParadox.
Fred aveva un concerto con Wayne Horvitz e i Zony Mash in un posto chiamato
OK Hotel. Hugh e io siamo entrati e io ricordo che Hugh ha detto qualcosa
a proposito di Lullaby. Io gli ho detto spalancando le braccia "E’
una dichiarazione d’amore!". Lui ha sorriso e ci siamo seduti per
assistere allo show.
E’ stato
in occasione di quel viaggio che ha sentito il suo primo terremoto. Eravamo
seduti a chiacchierare nel soggiorno della casa di Eyvind Kang. Hugh era
seduto in un angolo su una sedia. Ci fu il terremoto e l’espressione della
sua faccia è stata impagabile. Era completamente sbigottito. Vorrei tanto
ricordare cos’è che all’inizio aveva pensato che fosse. E’ stato un terremoto
di magnitudo 5.3.
Stava
all’hotel King’s Inn, nel centro di Seattle. Quando lo abbiamo portato
lì ha detto, "King’s Inn, Queen’s out!". (Un gioco di parole
traducibile come "Il re è dentro, la regina fuori", o "Il
re è OK, la regina no".)
A partire da allora ogni volta che passavo da quel posto questa cosa mi
passava per la testa e pensavo a Hugh e ridacchiavo.
Per
Delta Flora ho avuto l’incredibile onore di portare in Inghillterra le
basi registrate a Seattle. Ho abitato con Hugh e Christine e Rosa l’ultima
settimana di settembre del 1997. E’ stata un’esperienza meravigliosa. Mangiavamo
ogni giorno pesce fresco dalla pescheria di Whitestable. Al mercato delle
pulci locale ho comprato un copriteiera fatto a maglia dalla stessa donna
che ha fatto il copriteiera di Hugh e Christine. Ancora oggi è per me qualcosa
di prezioso. Ha l’aspetto di una casetta. Un giorno Hugh e io ce ne andavamo
in giro per Whitestable a sbrigare faccende e abbiamo passato un po’ di
tempo in una piccola galleria d’arte. Ho comprato una stampa di uno degli
artisti. E’ un bel paesaggio marino. L’ho sempre tenuto appeso nel mio
bagno. Un giorno Hugh, Christine, Rosa e io siamo andati in macchina fino
a Dover e ci siamo fermati sulla costa. Devo avere delle foto da qualche
parte. Mi hanno portato alla casa dove era nata la nonna di Hugh; e alla
casa dove nei primi anni sessanta stavano tutti. Non riesco a ricordare
se era la casa di Wyatt o di chi altro, ma se ne parla nel libro Wrong
Movements. Mi hanno fatto vedere anche la scuola elementare dove andavano
tutti. Ho delle foto di quel giorno. Devo trovarle, farne delle copie e
mandarle a Christine. E’ possibile che l’abbia già fatto quando sono tornata
a casa, ma non si sa mai.
Hugh
e Christine facevano una bella vita lì. Rosa era deliziosa. Chiamava Hugh
"Daddy-O", Christine era "Mommy-O" e tutti gli altri
erano
"Baby-O". Aveva una tovaglia, o una coperta, che mordicchiava e
che chiamava la sua "Fa-Fa". Era molto bella. Posso solo immaginare
che splendida giovane donna dev’essere ora.
Un
altro punto importante di quel viaggio è che Christine mi ha insegnato
a lavorare a maglia. Mi è davvero difficile esprimere quanto sia stato
importante per me non solo imparare a lavorare a maglia, ma anche che sia
stata lei a insegnarmelo. Lei è stata molto cordiale e affettuosa con me
quando ero lì.
Fred
e io stavamo girando con i Walkabouts nel 1999 e siamo passati dall’Inghilterra.
Hugh e la sua famiglia ci hanno incontrato a Londra e abbiamo mangiato
tutti insieme in un ristorante. Ora nel mio soggiorno ho delle foto di
questo incontro. Ho creato un piccolo altarino per Hugh. Rosa sta succhiando
il suo fa-fa mentre sta fra le braccia di sua madre. E’ così bello.
Finalmente
siamo riusciti a salire su un palco con Hugh – per la seconda, e ultima,
volta – al festival Progman Cometh nel 2002. (La prima volta è stato a
Portland, al Music Millennium. Siamo saliti sul palco alcune ore dopo che
si era esibita l’attrice che interpretava Marcia Brady. Ricordo che sulla
parete alle nostre spalle c’erano dei grossi fiori di carta di color pastello.
Assolutamente perfetto!) E’ stato bello vedere Hugh, e meraviglioso lavorare
nuovamente con lui. Ci aveva dato del materiale nuovo per il quarto album
degli Hughscore, e ne avevamo suonato un po’ a questo show. Ricordo di
aver passato del tempo con lui e Phil Miller e altra gente nella sua camera
d’albergo, parlando un po’ di questo e un po’ di quello. Non un brutto
giorno per me. Ho delle foto mentre faccio colazione con loro in albergo
nella mia pagina su MySpace. Ricordo che Phil Miller mi è piaciuto molto.
Freddy Baker e Richard Sinclair. Era tutta gente cordiale. A volte era
difficile capire Freddy Baker perché il suo accento è tremendamente difficile
da decifrare, ma quello che sono riuscita a capire era ottimo. Se qualcuno
fosse stato borioso o arrogante la mia buona impressione sarebbe stata
rovinata. Questa gente ama davvero la musica. E’ il motivo per cui sono
lì.
Tutto
questo mi rende tanto grata di aver avuto l’opportunità di suonare musica
con Hugh, e incontrare gente così incredibile e gentile. Sono onorata.
Così
quando ho sentito la notizia mi sono venute in testa molte cose. Tutto
quello che ho detto qui in questi ricordi che ho di lui sono cose che mi
sono venute in mente. Ho ascoltato Hughscore e tutti gli altri album di
Hugh Hopper che ho. Un pensiero ricorrente che mi conforta e al quale ritorno
spesso è il fatto che nel corso della sua vita Hugh ha fatto quello che
ha voluto, anche se la sua vita è stata recisa così prematuramente. Ha
suonato musica insieme a tanta gente in tutto il mondo. Ha avuto una bella
famiglia ricca di affetto. Ha scritto una tonnellata di musica eccellente.
Il suo spirito è sempre stato così fresco e aperto. Lo puoi sentire in
ogni cosa che ha fatto. Non ha avuto paura di reinventarsi. Questo è un
ottimo esempio di come vivere la propria vita.
Questa
è stata una settimana davvero difficile. Ho salmodiato diligentemente ogni
giorno. Ho scritto queste parole per aiutarmi a focalizzare e a guidare
la mia mente in senso visuale nel mio salmodiare:
Forty-nine
rainbows
Divided
daily into twos
Leaving
one
All
one
More
than the Earth, moon and sun
Universal
language
Into
every molecule
Miracle
Infinite
measure
Om
Mani Padme Hum
Riposa
in pace, Hugh. Ti voglio bene.
©
Elaine di Falco 2009
(Traduzione
di Beppe Colli)
CloudsandClocks.net
| June 14, 2009