Chris
Cutler
Solo
(ReR)
I
non pochi estimatori dello storico batterista attendevano con una certa
curiosità (e forse, in alcuni casi, con qualche inconfessata
trepidazione) la pubblicazione di questo CD, chiamato a testimoniare
della più recente veste cutleriana: quella dei concerti in solo
dove la concezione batteristica "elettrificata" ha ricevuto
per la prima volta la sua più completa – e nuda – esposizione.
Com’è ovvio, questo CD ha dietro una lunga storia: il corpus
degli elementi batteristici cutleriani come esposto già su Legend
(1973) è lì a testimoniare una concezione di estrema personalità,
rigore, limpidezza e versatilità (tra l’altro non poco influente
– pur se in maniera ovviamente sotterranea – sui due lati dell’Atlantico);
il linguaggio cutleriano si è in seguito confrontato con i materiali
più vari, sempre pertinente, sempre in grado di fornire un apporto
estremamente riconoscibile pur nel consapevole rispetto dell’interlocutore
e della materia trattata. Il passo qui decisivo – l’elettrificazione
dello strumento – vede le prime prove alla fine degli anni settanta:
agevole fare riferimento ai lavori dei Cassiber, agli album in duo con
Fred Frith, al Science Group o al bellissimo e decisamente sottovalutato
(fosse uscito per un’altra etichetta, chissà che chiasso!) Quake
(1999), in coppia con Thomas Dimuzio.
Solo
esplicita un approccio all’improvvisazione che privilegia il quadro
complessivo e utilizza consapevolmente la moltiplicazione delle fonti
sonore, laddove i trattamenti consentono la stratificazione dei suoni
e quelle fasce a decadimento lento così poco caratteristiche
della batteria acustica che – come da note di copertina – vengono qui
deliberatamente ricercate. Se a volte il tocco ben noto è lì
a testimoniare l’identità del musicista, è possibile dubitare
di stare ascoltando un solo strumentista in tempo reale piuttosto che
un trio "due laptop e una batteria". Curioso (erroneo?) riscontrare
masse di estroversa pittoricità à la Dockstader. Un lavoro
che punta decisamente verso l’opposto della particellarità.
Pubblico potenziale? Difficile dirlo. Se chi ha familiarità con
i nomi già citati non farà fatica a trovare il CD interessante
e meritevole di intenso ascolto (l’album è ben registrato e dai
climi decisamente vari) è difficile anticipare la reazione degli
affezionati "elettronici". Qui conta anche la storia personale:
complici le esaustive note di copertina, l’ascolto attento e informato
non avrà difficoltà a ricostruire quei nessi tra gesto
e suono tanto essenziali per aggiungere senso alla bellezza. (Ma l’Illuminismo
è finito, quindi…) L’album ovviamente non offre quelle regolarità
insistite che denotano la "carta da parati deluxe", "soffrendo"
anche di scarsa indeterminatezza e "cigolosità" e in
questo senso allineandosi a quelle tendenze che nel piccolo mondo particellare
risultano oggi "vecchie & perdenti".
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2002
CloudsandClocks.net
| Nov. 29, 2002