Caveman
Shoestore
Super
Sale
(Build-A-Buzz)
Se ben
ricordiamo, fu all’incirca dieci anni fa che un amico ci disse dell’esistenza
di un CD chiamato Caveman Hughscore: curioso titolo per quella che si rivelava
essere una riuscita collaborazione discografica tra Hugh Hopper (il musicista
inglese dallo stile così inconfondibilmente personale tanto al basso
elettrico – strumento del quale è uno degli indiscussi innovatori –
che alla composizione) e il gruppo statunitense Caveman Shoestore: un trio
che l’ascolto diretto rivelava essere perfettamente in grado di eseguire e
interpretare – con brio e destrezza – le labirintiche partiture di Hopper.
L’unico elemento del trio precedentemente noto a chi scrive era il bassista
Fred Chalenor, già incontrato alcuni anni prima sull’album dei Tone
Dogs intitolato Ankety Low Day (laddove il nome di richiamo era all’epoca
quello della pluristrumentista Amy Denio) e in seguito collaboratore del tastierista
e compositore Wayne Horvitz in formazioni quali Pigpen e Zony Mash. Assolutamente
ignari degli album incisi dalla formazione nella prima metà degli anni
novanta (Master Cylinder e Flux), era quella la prima volta che avevamo modo
di ascoltare gli altri due elementi del trio: l’agile batterista Henry Franzoni
e la tastierista, fisarmonicista e cantante Elaine diFalco.
Caveman Hughscore (1995) era un album senz’altro riuscito, dove parti
di basso plurime e con fuzz venivano intelligentemente affiancate dal piano
elettrico Fender Rhodes, dalla fisarmonica e dalla voce garbata della diFalco;
curiosa l’atmosfera in qual certo senso "new waver" in salsa USA,
tanto lontana da quell’aria inglese nella quale era fino ad allora abituale
vedere immerse le composizioni di Hopper; se gli inserti parlati erano senz’altro
fuori luogo, chi scrive non era del tutto convinto delle parti batteristiche
di Franzoni: di certo competenti, forse un po’ "fuori sintonia".
Un diverso batterista (Will Dowd), fiatisti aggiunti e una produzione estremamente
nitida (Wayne Horvitz, ovvero: "ogni cosa al suo posto") rendevano
senz’altro più riuscito il successivo Highspotparadox (1997), lavoro
frutto di collaborazione pubblicato a nome Hughscore. Mutavano le coordinate,
ma non il gradimento, per Delta Flora (1999), laddove le parti batteristiche
e una produzione più "spaziale & moderna" (ambedue opera
di Tucker Martine) fornivano una diversa cornice al materiale.
Super Sale vede i Caveman Shoestore ritornare alla formazione abituale:
Chalenor, diFalco e Franzoni. Hopper e i Soft Machine sono ovviamente ancora
facilmente rintracciabili nella lista degli ingredienti, ma l’impostazione
del suono – canzoni e brani strumentali immersi in tempi dispari – dichiara
apertamente una pluralità di fonti; permane immutata una certa scioltezza
"new waver USA con batteria mobile" (qualcuno ricorda gli Orthotonics?);
Chalenor affianca lo Stick al basso elettrico, ma stavolta niente fisarmonica:
come sempre ottima cantante, la diFalco è qui impegnata soprattutto
al Fender Rhodes e a vari sintetizzatori, con esiti che – eccezion fatta per
il brano d’apertura – è facile dire buoni. Super Sale è album
a proposito del quale è impossibile emettere un giudizio che non sia
articolato: se molte sono le cose buone, non assenti sono le ombre; sarà
la proporzione percepita tra prime e seconde a determinare il gradimento di
ciascuno.
Lunghezza da LP per quindici brani, varietà stilistica, belle
canzoni, agili strumentali, affiatamento innegabile, musica che rimanda a
molto senza esserne mai la copia: questi gli elementi a favore. E gli elementi
contro? Innanzitutto un missaggio che dire strano è poco – abbiamo
dovuto girare un bel po’ la manopola dei toni per portare alla giusta evidenza
le parti bassistiche di Chalenor. Poi un’impostazione della batteria che chi
scrive non ha trovato di suo gusto: charleston (hi-hat?) sferragliante, timbriche
quasi techno, una distribuzione delle fonti sui due canali troppo "innaturale"
per risultare gradevole, e un concetto di "sezione ritmica" che
diremmo senz’altro controproducente per le canzoni: non è certo la
coppia "basso & cassa" quello che ci aspettavamo, ma in brani
quali Austin Noto e Merry-Go-Treadmill il basso e la batteria sembrano situati
su mondi diversi! Eppure, e nonostante ciò, ci siamo ritrovati ad ascoltare
l’album con frequenza crescente, e con crescente coinvolgimento emotivo: un
bicchiere mezzo pieno?
Beppe
Colli
© Beppe
Colli 2005
CloudsandClocks.net
| Dec. 1, 2005