Brotherhood
Of Breath
Bremen
To Bridgwater
(Cuneiform)
A onta
di un aspetto umano della vicenda che non è certo esagerato definire
tragico – "esilio volontario" dal nativo Sudafrica per motivi razziali,
vita finanziariamente grama in quel di Londra, troppo prematura scomparsa
dei musicisti-chiave della formazione – quella dei Brotherhood Of Breath di
Chris McGregor è una delle musiche più vive e gioiose di tutto
il jazz. Assolutamente creativa, con originale combinarsi di sofisticati ritmi
africani e armonie che è giocoforza definire ellingtoniane, dove la
fratellanza del collettivo valorizza la massima espressione individuale. Gli
splendidi McGregor (piano e composizione), Dudu Pukwana (alto), Louis Moholo
(batteria) e Mongezi Feza (tromba, nome ben noto ai fan del wyattiano Rock
Bottom) trovarono in Harry Miller (contrabbasso) e nei più bei nomi
del "nuovo jazz inglese" (Harry Beckett, Marc Charig, Nick Evans,
Malcom Griffiths, Mike Osborne, Evan Parker, Alan Skidmore, Gary Windo…)
un perfetto complemento alla loro musica.
Le uniche
brutte notizie giungono dal fronte discografico, che più tirchio non
si può. Non dovremmo essere in errore nell’affermare che fino a tre
anni fa – è la data di pubblicazione da parte della Cuneiform dell’inedito
concerto dal vivo del ’73 poi intitolato Travelling Somewhere – l’unico album
disponibile era quello spumeggiante Live At Willisau che in virtù di
innegabile qualità artistica riusciva a farsi perdonare una registrazione
tutt’altro che esaltante.
Bremen
To Bridgwater è un lunghissimo CD doppio (l’equivalente di due doppi
LP dei tempi andati) che ci offre aspetti della vicenda complementari a Travelling
Somewhere e che almeno parzialmente è anch’esso frutto del lavoro (e
degli archivi) della benemerita Radio Bremen. Il primo concerto – otto brani
registrati nel 1971 per un totale di circa cinquanta minuti – si apre con
una Funky Boots March che risulterà decisamente familiare ai fan di
Gary Windo e prosegue in scioltezza (Kongi’s Theme, Now, The Bride, Do It…)
mostrando il lato più bandistico e corale del collettivo. Due lunghi
brani (quasi mezz’ora di durata) ci giungono da un concerto del febbraio ’75:
formazione leggermente diversa e buona qualità musicale fanno perdonare
una registrazione un po’ traballante.
Registrato
nel novembre del 1975, il secondo CD presenta una formazione sensibilmente
diversa – e un diverso modo di intendere il collettivo? – ma soprattutto un
diversissimo metodo di registrazione; consegue che – a differenza del concerto
del ’71, dove sembrava di vedere i fiati dalla prima fila – qui pare di ascoltare
il gruppo stando seduti sul seggiolino della batteria! Ritmica in primo piano,
quindi, e nitidi assolo. Curioso notare come diversa prospettiva e tempo rallentato
rendano questa versione di Now non troppo lontana da certe pagine mingusiane.
Difficile non segnalare lo scoppiettante lavoro di piatti di Moholo nell’Untitled
Original posta in chiusura.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2004
CloudsandClocks.net
| March 9, 2004