Bone
Uses
Wrist Grab
(Cuneiform)
Anche
se il nome del gruppo non sarà familiare – infatti questo è
il loro primo disco insieme – i nomi dei componenti sono decisamente
conosciuti. Dai Soft Machine a innumerevoli album solo e collaborazioni,
Hugh Hopper è sempre stato un compositore originalissimo e un
bassista estremamente influente – il tipo che si riconosce dopo aver
sentito una sola nota. Nick Didkovsky è ovviamente il compositore
principale e il chitarrista dei Doctor Nerve. John Roulat è il
batterista dei Forever Einstein di Charles Vrtacek, il cui CD Opportunity
Crosses The Bridge Didkovsky ha prodotto; ma la conoscenza dei due va
molto più indietro: secondo le note di copertina i due hanno
suonato insieme in una rock band ai tempi del liceo!
Sembra
che i tre non si siano incontrati neppure una volta! Ma non si direbbe
mai dall’ascolto dall’album, che mostra un feeling di gruppo che molte
"vere" band invidierebbero. (Pare ci sia stato un grosso scambio
transatlantico di file audio…)
Questo
è sicuramente un Disco Rock. Che cosa "disco rock"
voglia dire oggi è una questione interessante. Diciamo che Uses
Wrist Grab ha un mucchio di chitarre – ma anche tonnellate di intelligenza,
varietà, maturità, passione e dosi massicce di autentico
divertimento. L’elemento chiave è la batteria di John Roulat:
grossa, viva, piena di verve, estremamente vera – e il fatto che lui
sia un ottimo batterista certamente non guasta! Per ripetere: è
da molto che non ascoltavamo una batteria che ci faceva spuntare il
sorriso – dimentichiamo parole quali "loop", "digitale"
e "inscatolata".
Il
brano di apertura, To Laugh Uncleanly At The Nurse – già nel
repertorio del Fred Frith Guitar Quartet – è buono. Ma la prima
vera sorpresa arriva con il pezzo numero due, Foster Wives, Trophy Air:
un riff gigantesco che è (quasi, ma non esattamente) da "arena
rock", con un paio di assolo di chitarra – prima un bottleneck
blues, poi delle sottili aperture di volume – decisamente memorabili.
E lo stesso vale per Chaos, No Pasties. Impossibile non indovinare il
compositore di Big Bombay e Danzig dopo due note – e le chitarre di
Didkovsky completano perfettamente quell’atmosfera minacciosa che ben
conosciamo e amiamo.
Ci
sono anche molte sorprese – basta ascoltare la versione per sole percussioni
(sovraincise) della hopperiana Hotel Romeo. C’è un lavoro di
software che richiama alla mente alcune procedure dei Doctor Nerve.
E le chitarre preparate e sovraincise (e gli accenti ritmici) di Overlife,
Part 1 terranno l’ascoltatore occupato per giorni. Interessante fino
alla fine, l’album perviene alla bella chiusa delle atmosfere meditative
della hopperiana Little End Or Beginning.
Speriamo
davvero che molti ascolteranno questo CD, che non è "difficile"
(niente affatto!), ma che è altamente creativo. "Disco Rock
Dell’Anno"? Per chi scrive certamente sì. (Prendetene due
copie.)
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2003
CloudsandClocks.net
| June 10, 2003