Blast 4tet
altrastrata
(ReR)
Gruppo
olandese dalla ormai lunga carriera, i Blast sono legittimamente classificabili
alla voce "Rock In Opposition", sezione "Musica Complessa
Europea": sviluppi compositivi intricati, attenzione consapevole
per i timbri, sezione ritmica estremamente mobile e decisamente propensa
a suonare "contro". Influenze formative quali gli Henry Cow
e il più classico Fred Frith "balcanico" erano ancora
decisamente avvertibili sull’ultimo lavoro inciso dal gruppo, A Sophisticated
Face (1999): un album che rifiniva – e portava alle estreme conseguenze
– tutta un’estetica, laddove il quintetto (due sassofoni, chitarra,
basso e percussioni) si allargava a tromba, violino, violoncello e marimba,
operando un ulteriore approfondimento di un linguaggio già rigoroso;
legittimo chiedersi di quali possibilità di sviluppo esso fosse
ancora suscettibile.
Altrastrata
racconta una storia molto diversa. Della precedente formazione ritroviamo
qui il terzetto chiave: i sassofoni di Dirk Bruinsma, come al suo solito
incisivo al soprano e propulsivo al baritono; la chitarra di Frank Crijns;
il basso di Paed Conca; i tre sono inoltre impegnati a vari (e non meglio
specificati) aggeggi elettronici ed elettroacustici. Il gruppo sembra
avere qui optato (almeno nei primi quattro brani, che costituiscono
la parte forse più riuscita e sicuramente più nuova e
stimolante del lavoro) per un atteggiamento più disinvolto nei
confronti dello studio, del timbro e della sovraincisione. L’iniziale,
e ritmicamente scattante, Walking Matters costituisce un buon esempio
introduttivo, ma il processo trova il suo migliore compimento nei tre
lunghi brani successivi: H.O.I, Tectonic Re-Birth e Multi Salsa (degno
di nota in quest’ultimo l’apporto strumentale dell’ospite Pasquale Innarella).
A
parere di chi scrive l’elemento chiave di questa riuscita trasformazione
è il batterista e percussionista (acustico e amplificato) Fabrizio
Spera, il cui apporto allarga decisamente il ventaglio delle opzioni
possibili. Spera fa tesoro delle molteplici e approfondite esperienze
effettuate nel campo dell’improvvisazione "acustica" – cosa
che gli consente la moltiplicazione delle fonti, con bella fantasia
timbrica – e di quella più propriamente "elettroacustica"
svolta con la formazione degli Ossatura. Dal che un ruolo "propulsivo"
davvero felice (non sono certo brani da "sezione ritmica"),
ma ancor più felice e creativo diremmo l’aspetto coloristico.
Il
tutto è stato ben registrato da Stefano Vivaldi e ottimamente
missato da Bob Drake insieme al gruppo. Ed è un lavoro di missaggio
davvero acuto, che sfasa i piani sonori, ben contrasta le varie sezioni
dei brani e altera le proporzioni degli strumenti, in alcuni momenti
davvero "errate"; insomma, non è un album dal suono
"fotografico": decisamente lontano dal jazz, molto più
vicino a un disco di "rock evoluto" o di classica contemporanea.
(Curiosamente, il CD ci è rimasto in un certo senso "opaco"
finché non abbiamo alzato – e di molto, rispetto al nostro solito
– il volume dell’amplificatore. Il lettore è avvisato.)
Il
quinto brano, Taliba Orgena, opera in un certo qual modo una transizione
timbrica, laddove gli ultimi tre brani ci riportano alla discorsività
più usuale e semplice (ovviamente in senso relativo!) dei Blast
come già li conoscevamo, con gli unisono basso elettrico/sax
baritono e una sezione ritmica più convenzionale (beninteso,
all’interno di questo tipo di linguaggio).
Curiosissimi
di ascoltare le prossime puntate della storia, curiosi di vedere in
che modo questo materiale verrà presentato dal vivo. Va da sé
che l’album non è di quelli facili, ma è sicuramente in
grado di ripagare l’attenzione che indubbiamente richiede.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2003
CloudsandClocks.net
| June 10, 2003