Intervista a
Beppe Colli (2021)
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di Beppe Colli
Jan. 1, 2021
Vedo che stavi leggendo… Disturbo?
No, entra pure. E’ il nuovo libro di Alan Rusbridger, uscito
da poco.
Beato te che hai tempo per leggere…
Ti ricordo che siamo all’ottavo piano.
Ah ah ah ah ah ah ah… C’è
ancora gente che dice queste cose, vero?
Meno di un tempo. Ma ormai lascio correre, sono casi senza
speranza.
Ma se volessi rispondere, che diresti?
Che sono trent’anni che non guardo la televisione, e così
tempo me ne avanza.
C’è una cosa che vorrei mi chiarissi.
Vai pure.
Porti la mascherina anche a casa?
Hai delle ipotesi?
Guarda, la prima cosa che ho pensato è che invece della
bocca hai il becco come Paperino, e con quella che indossi non si nota.
Non male.
La seconda ipotesi è che temi di essere riconosciuto da
quelli ai quali hai stroncato il CD.
Fortunatamente siamo stati chiusi per tre anni, e i ricordi
svaniscono.
Allora?
Quello che devi tener presente è che tutto quello che stiamo
facendo è sotto il segno della pandemia. Se non ci fosse la pandemia non
avremmo riaperto. E così la mascherina è il segno che questa conversazione in
Rete è una conversazione che avviene in condizioni emergenziali.
Non ci sarei mai arrivato!
Pensavo che non avremmo riaperto mai più. I motivi sono
tanti, in buona parte già noti.
Mi vuoi fare un riassunto?
Innanzitutto la gran parte della musica che mi è arrivata
negli ultimi… dieci, e forse quindici anni è davvero scadente, e la cosa ha
preso una china decisamente pericolosa nei due-tre anni prima della chiusura.
Capisco che ora c’è la possibilità di ascoltare quello che vuoi dappertutto, ma
se prendi l’esempio in un senso non letterale, dato che c’è sempre la
possibilità che esista un album meraviglioso che non conosci, hai la
possibilità di nutrire un "pregiudizio positivo" e pensare che da
qualche parte…
… c’è un disco pazzesco.
Esatto. Ma quando ti arriva roba da tutto il mondo – mettici
dentro anche Turchia e Iran – e le cose sono quelle… E considera che il
tampone è auto-selezionato, quindi…
Il tampone?
Volevo dire il campione… La realtà fa capolino.
E l’altro motivo?
L’altro motivo è che il mio lavoro per avere senso deve
avere delle caratteristiche precise: essere accurato, veritiero, onesto, ma
anche utile.
Yes!
Ma mentre le prime tre qualità dipendono da me, la quarta
dipende da altri.
I lettori.
Bingo! E allora ti trovi in questa situazione: tu fai un
discorso accurato su qualcosa, passa uno, vede il titolo e dice "non
m’interessa", e tira via.
Invece?
Se la fonte è affidabile, hai la possibilità di scoprire
qualcosa che non conoscevi, o trovare qualcosa di nuovo – e magari di
insospettabile – in un album che magari possiedi da tempo e che per una serie
di motivi non hai inquadrato al meglio.
E ti è venuto in mente di fare questi discorsi in piena
pandemia!
Beh, sì. Perché sono convinto di fare parte della società e
di dovere mettere a disposizione degli altri quello che penso di essere in
grado di fare al mio meglio. Ognuno fa la sua parte.
Sai bene che arrivati a questo punto ci sono lettori che
pensano che avresti bisogno di un lungo periodo di riposo.
Hai sicuramente ragione. Ma vedi, questa prospettiva si basa
su un presupposto del tutto erroneo. Non esiste una prospettiva
"esterna" da cui dire che il mio atteggiamento è da esaurito. C’è una
situazione, e io che cerco di dare un contributo, in senso migliorativo. Chi
pronuncia quel giudizio pensa di esprimere un parere "esterno",
mentre in realtà quello che sta facendo è solo dare un contributo attivo ad
affossare ogni possibilità di tenere in piedi la baracca.
Interessante… E da quand’è che va avanti questa storia?
Non mi sembrano cose nuove…
Anche questa è una cosa che mi fa arrabbiare. L’idea,
alquanto stupida, che "le cose sono state sempre così".
E non è così?
No. Presa alla larga, ogni cosa "c’è sempre
stata". Ma lo sfruttamento del latifondo, o del sistema delle caste, non è
lo sfruttamento del plusvalore di cui parla Marx.
E nel nostro caso?
Nel nostro caso, il fenomeno che chiamiamo
"individualizzazione" è "moderno" e ha avuto una forte
accelerazione in tempi recenti. Ricordando che parliamo alla buona, è curioso
che se il concetto di "società liquida" è diventato di uso corrente,
non molti sembrano avere riflettuto sulla circostanza che tutto questo
presuppone una "atomizzazione" che avviene nella sfera produttiva.
Quel che intendo è che la teorizzazione di Zygmunt Bauman mi sembra avere un
presupposto marxiano molto più importante di quanto comunemente notato.
A proposito: ma come ti è venuto in mente di riaprire con
quei pezzi di "teoria sociale"? Chi viene qui da te viene per trovare
qualcosa di preciso, tu non saresti sorpreso di andare dal tuo macellaio e
trovare la scritta…
… "Pesce fresco"? Sì, capisco. Ma in piena
pandemia, dopo tre anni, non avrei mai potuto riaprire con "ecco il nuovo
CD di XY". E a ogni modo avrei voluto che ogni discorso avvenisse
"dopo". Cerchiamo di capire le cose, e fissare dei paletti, giusto un
minimo. Non siamo qui per fare cazzeggio. Per chiudere il punto, non posso non
notare che la maggior parte delle persone è di una grettezza d’animo da fare
schifo, Scrooge prima della conversione.
Come finirà la vicenda?
Fare previsioni è ovviamente impossibile. Intanto, per ovvi
motivi, parliamo di pandemia e vaccino, e già il vaccino è un risultato che ha
del miracoloso. Però ricorda qual è la stima del numero di mali che possono
fare il salto dai… cammelli, per dire, all’uomo. L’epidemia in corso non era
"prevista", ma era "attesa". E anche le altre.
Poi c’è il discorso della "reazione". Per cui
supponendo un vaccino universale e funzionante, ci sarà un’esplosione di…
gioia? Si riscoprirà il gusto delle piccole cose? Saranno di nuovo "gli
anni ruggenti"? Già questo non è un interrogativo da poco.
Ci dev’essere qualcosa che mi sfugge…
La distribuzione di sussidi e ristori a pioggia arranca –
ovviamente era prevedibile – ma come principio non è messo in discussione,
direi ovviamente… E’ il funzionamento che non va come dovrebbe. Ma tutti
siamo convinti che Babbo Natale gira per il cielo distribuendo soldi trainato
dalle sue renne, e le renne ovviamente non hanno bisogno di fare benzina.
Ma ricorda che nel momento del "un limite che non può
essere superato" il disavanzo pubblico italiano era al 130% e ora viaggia
sul 160%. Nel frattempo, dato che stiamo tutti a casa senza spendere un soldo,
nelle banche il risparmio si è gonfiato a dismisura. Che succederà il giorno in
cui, a epidemia finita (faccio l’ottimista. esistono scenari peggiori), io
cambierò gli occhiali, tu cambierai l’auto, lui comprerà la nuova casa, lei
acquisterà la barca che sognava? Te l’immagini questa massa enorme di danaro
che si riversa su un quantitativo di merci anelastico tutta insieme?
Mi sa di fiammata inflazionistica.
Potrebbe. Ma una guida accorta potrebbe drenare liquidità e
commutarla in un bel… Bot trentennale a tasso fisso.
Non so perché ma…
Anch’io.
Com’è lo stato della critica?
Comatoso. Ma ci sono differenze, se interessano.
Un esempio?
Il recente album dei Flaming Lips, American Head… Non sono
un esperto della loro discografia e non saprei farti paragoni acuti con
Yoshimi… o The Terror, ma presentare tutti quei quadretti di scenari
"tossici" e recuperare dalla memoria dei momenti dell’adolescenza
inseriti nel quadro di quello che è successo dopo, e che conosciamo benissimo,
mi è sembrato coraggioso e artisticamente proficuo. Non è un album
"facile" da ascoltare.
Negli Stati Uniti ho letto un buon numero di recensioni
centrate e a proposito, e questo indipendentemente dal "giudizio". Ma
quello che ho letto sui siti italiani è spaventoso, si capisce che – non saprei
dire se per fretta o "sordità" – chi ha scritto non capiva neppure
cosa stava scrivendo, una roba davvero demenziale. Chi pubblica quelle cose si
spara sui piedi.
Di recente hai ascoltato qualcosa che ti ha colpito?
Sì, ma non è un album nuovo. Proprio ieri sera ho
riascoltato Ellipse di Imogen Heap, e subito dopo ho riletto le mie recensioni
di Everything In Between, il DVD-V dedicato alla realizzazione di Ellipse, e di
Sparks, l’ultimo suo CD che ho avuto modo di ascoltare.
E come ti sono sembrate?
Le mie recensioni? Ottime! Quando un album ha uno spessore e
ti spinge a investigare il contenuto, la recensione, magari scritta in modo non
perfettamente scorrevole, vive dell’ingegno di quel lavoro. Ma molto spesso
quello che ascolto – qui do per scontata la caratura tecnica di chi suona – ha
la stessa carica di novità del riso in bianco che mi sono preparato oggi e che
ho mangiato con tanto gusto. Ma che recensione dovrei scrivere? E’ un normale
riso in bianco preparato da me.
Comunque, ascolta il passaggio finale della mia recensione:
"Il DVD-V mostra alcuni
estratti dai quaranta vBlog che la musicista ha realizzato durante la
lavorazione dell’album. Il che ci offre l’occasione per accennare a un
argomento dolente assai. Sparite le case discografiche di una volta, il peso
della promozione del lavoro di un musicista ricade oggi in larga parte sul
musicista stesso, innanzitutto nelle modalità che vedono protagonista Internet
e quei "social network" che sono oggi il motore primo di
aggregazione. Il video mostra anche i vari modi in cui la Heap ha reso i suoi
fan co-protagonisti della realizzazione dell’album. Sono modi che non tutti i
musicisti troveranno di proprio gusto, o adatti alla propria personalità. Starà
quindi a loro trovarne di più consoni."
Quando l’hai scritto?
Nel 2011. Il punto è che molti musicisti non gradiscono quei
mezzi e non ne cercano altri.
Tu avresti qualcosa da suggerire?
Me ne guarderei bene! Ma vedi, se la tua prospettiva è
l’assegnetto pubblico e i festival estivi, stai ad aspettare che passi la
tempesta, e poi si vede.
E non è cosi?
Chi può dirlo?
© Beppe Colli 2021
CloudsandClocks.net | Jan. 1, 2021