Jeff Beck
Live At B.B. King Blues Club
(Epic)
Pur
se in questo genere di questioni è decisamente inevitabile l’intrusione
di un che di soggettivo, diremmo difficilmente smentibile l’asserzione
secondo la quale è pressoché solo nel caso di Jeff Beck
che può essere oggi coniugata al presente qualsiasi frase contenente
le parole "chitarra" e "rock". Musicista di incontenibile
esuberanza eppure caratterialmente schivo e assolutamente riluttante
a indossare quei (redditizi) panni di "guitar hero" che a
ben considerare pochi hanno vestito con pari eleganza e naturalezza,
il tipo con la faccia da monello e la strafottente "energia punk"
(fin dai tempi degli Yardbirds, quasi quarant’anni fa!) capace di sfoderare
un’aria sbarazzina di puro "fun" mentre senza darlo assolutamente
a vedere suona cose tra le più difficili e sbalorditive mai eseguite
su una sei corde – fischi, armonici, salti di corda, melodie suonate
con la leva, distorsioni oscene, il blues su Marte, progressioni mozzafiato.
Il tipo in grado di mutare più volte stato d’animo all’interno
di una sola frase.
Mai
convinto fino in fondo (eppure, a dispetto di ciò, quasi sempre
convincente) dalla dimensione artificiale dello studio, Jeff Beck ha
sempre considerato il palco l’unica vera unità di misura della
musica rock. Piace quindi poter dire dell’assoluta validità di
questo album, registrato dal vivo al B.B. King Blues Club & Grill
a New York il 10 settembre dello scorso anno e reperibile (a un prezzo
decisamente ragionevole) (quasi) esclusivamente tramite jeffbeck.com.
Il chitarrista è in serata di assoluta grazia, e coadiuvato con
la consueta grinta, fantasia e (per una volta diciamolo) genialità
da due eccellenti musicisti che rispondono ai nomi di Terry Bozzio e
Tony Hymas. E’ di fatto la ricostituzione del trio che produsse quel
Guitar Shop che costituì una delle più belle prove di
studio del chitarrista inglese. Ottima registrazione (il concerto è
stato missato, non si tratta quindi di uno svelto "live to two
tracks"), prestazioni strumentali da brivido, repertorio che tocca
con mano ugualmente felice sia i fasti fusion degli anni settanta che
le cose "techno" dell’ultimo periodo, sedici brani in sessantaquattro
minuti = respiro strumentale che evita lungaggini e autoindulgenze,
ottima resa timbrica. Per anticipare le conclusioni: un disco indispensabile
per gli affezionati e in grado di offrire una convenientissima summa
ai neofiti.
Bozzio
porta in dote quelle stupefacenti capacità poliritmiche che negli
anni settanta lo resero in grado di eseguire le complesse partiture
zappiane, unite a quello stile in apparenza così disadorno (e
così anticonvenzionale) messo brillantemente a frutto nei new
waver Missing Persons – si ascolti qui il bellissimo lavoro sui piatti.
Ribadiamolo: il solo lavoro di Bozzio vale già l’acquisto. Hymas
è Hymas, quindi eccellenti capacità di arrangiatore, strumentista
in grado di riempire senza invadere, pianista fantasioso, sintetista
dai bei colori, gioiosa sezione fiati.
Logicamente,
il trio esegue benissimo alcune pagine da Guitar Shop – Big Block e
Savoy. Ma già l’apertura, con riletture dal repertorio "techno"
– Roy’s Toy e Psycho Sam – è in grado di dire del territorio
che i tre sono in grado di coprire. Non mancano brani tratti da Blow
By Blow e Wired, gli album del periodo fusion che a metà degli
anni settanta rilanciarono commercialmente un rinnovato Beck: Freeway
Jam, Scatterbrain, Goodbye Pork Pie Hat, cui Bozzio e Hymas conferiscono
una fresca levità. Bella anche la ripresa di You Never Know da
There And Beck, dove Bozzio indossa per una volta i panni di Simon Phillips.
Dall’ultimo periodo vengono Nadia, Angel (Footsteps), Seasons e la conclusiva
e grintosissima My Thing, con voce femminile campionata e climi alla
James Brown. Inutile dire di Beck in cose quali Where Were You e Brush
With The Blues. Se l’appropriatissima rivisitazione del bel classico
di Curtis Mayfield People Get Ready, con chitarra fieramente sentimentale
e un bel solo di Hymas, è in fondo una carta non troppo sorprendente,
crediamo che non pochi si troveranno spiazzati dalla riproposizione
delle beatlesiana A Day In The Life, qui (ben) eseguita con puntigliosa
accuratezza fin nei suoi celeberrimi crescendo. (In realtà Beck
l’aveva già incisa per l’album di George Martin In My Life, pubblicato
alcuni anni fa e passato assolutamente inosservato.) "I’d love
to turn you on."
Beppe Colli
© Beppe Colli 2004
CloudsandClocks.net | July 22, 2004