Duo Baars – Henneman
Stof
(Wig)
Musicisti
dal curriculum pluridecennale, Ab Baars e Ig Henneman sono per molti versi
decisamente rappresentativi di un modo di intendere la musica che diremmo
tutto olandese, dall’ampiezza del retroterra stilistico all’atteggiamento
avventuroso nel combinare composizione (includendo in ciò le avanguardie
del ‘900) e improvvisazione. Sassofonista e clarinettista, Ab Baars è ancor
oggi forse maggiormente noto per il fatto di far parte della storica formazione
denominata Instant Composers Pool Orchestra, un’esperienza alla quale affianca
ormai da tempo lavori in piccoli gruppi. Suonatrice di viola di eccellente
livello tecnico, Ig Henneman ha guidato (e inciso con) tutta una serie
di organici, dal quartetto d’archi al quintetto al tentetto (e cosa c’è
di più olandese di questi multistilistici tentetti di archi e fiati?).
Stof
è un lavoro in duo in gran parte frutto di improvvisazione. Sono presenti
dei momenti composti, e crediamo che un sapiente lavoro di editaggio abbia
in alcuni momenti contribuito a dare forma ex post ad alcune transizioni
(e abbiamo le traveggole, o c’è davvero un – sia pur minuscolo – uso della
sovraincisione?). Se la Henneman è come al solito impegnata alla viola,
Baars affianca lo shakuachi e il noh-kan – un corto flauto traverso giapponese
in legno dalle antiche e nobili origini (abbiamo cercato in Rete) – agli
abituali sax tenore e clarinetto.
Con una
sola eccezione, i brani (quattordici per meno di un’ora di durata complessiva)
sono abbastanza brevi. Si è qui privilegiata una dimensione estetica asciutta,
dove il lavoro concettuale è a monte. Il disco non è "difficile".
Richiede solo molta attenzione, una giusta disposizione all’ascolto, un
ambiente per quanto possibile silenzioso. Un buon esempio è la melodia
suonata dal clarinetto nel registro sovracuto nel brano che apre il disco,
Eye Dazzler: suonata due ottave più sotto su una fisarmonica o un piano
sarebbe immediatamente riconoscibile quale la bella melodia lirica che
è, così necessita di un sovrappiù di sensibilità da parte dell’ascoltatore.
E questo è vero per tutto l’album, che se non manca di momenti immediatamente
coinvolgenti nondimeno necessita di orecchie simpatetiche che non commettano
l’errore di scambiare l’asciuttezza con la mancanza di coinvolgimento emotivo.
C’è molto
da segnalare. Si veda la melodia dal sapore quasi rurale disegnata dal
noh-kan, al quale si contrappone una ruvida viola, in Tackety Dancing Shoes.
O i molti registri del tenore, e la viola a tessere arie dolenti, in Violetto
Rossastro. I toni sommessi dello shakuachi in Giallo di Napoli. Il brano
per solo viola, Whirligig, dove è agevole riscontrare delle variazioni
tematiche e dove è bello l’episodio con le note tenute in vibrato, prima
del temino finale. O Ruby Slippers, cameristica con clarinetto, una delle
vette del CD. Le figure ritmiche insistite della viola, col pizzicato,
e il sax tenore
"cool", soffiato, in Castle Walk In Herringbone Suit. L’omaggio
Stravinskyano (crediamo!) di Igor’s Bransle. Il meditativo e microtonale
Grigio Perla Per Noguchi. O il perennemente cangiante brano di lunga durata,
Stof – To Eiske, che parte dalla cassa della viola percossa per giungere
a un finale dove la viola è intenta a fornire "pedali" a un clarinetto
"cool" di sapore quasi ellingtoniano.
Beppe
Colli
© Beppe
Colli 2007
CloudsandClocks.net | Jan.
7, 2007