Sophie
Agnel/Olivier Benoit
Rip-Stop
(In
Situ)
Giusto
trent’anni fa, la pubblicazione dell’album di Fred Frith intitolato
Guitar Solos (ottimo album, tra l’altro) portava in primo piano tutto
un mo(n)do di fare musica fino a quel momento alla periferia dell’attenzione
di massa. Semplificando giusto il necessario, fu essenzialmente così
che i Bailey, i Parker e i Mengelberg si ritrovarono da un giorno all’altro
sotto la luce dei riflettori. Certo è che nessuno – azzardiamo:
neppure i diretti interessati – avrebbe potuto prevedere un così
radioso presente per quella musica improvvisata che solo alcuni anni
più tardi sarebbe già stata detta in fase di ricapitolazione
o giunta pressoché alla maniera.
Invece
molti tra i nomi storici hanno retto (e diversificato); nuovi approcci
sono stati tentati; tra i "classici", nomi inizialmente appannaggio
di pochissimi – pensiamo agli AMM – godono adesso di una ben diversa
considerazione; collegamenti con la musica classica contemporanea –
prima sussurrati, quando non esplicitamente rifiutati – sono divenuti
oggetto di esplicita teorizzazione; la comparsa del CD ha reso agevole
l’esplorazione pubblica del granulare – e l’accessibilità dei
laptop non è estranea alla comparsa dei "glitchisti";
mentre il rifiuto di una dimensione teleologica ben si adatta a una
percezione della realtà come "sfuggente" (qui Zygmunt
Bauman ha scritto cose molto interessanti).
Resta
solo un problema: chi paga? E’ infatti curioso notare che a fronte di
un proliferare di musicisti ed etichette il pubblico pagante sembra
essere molto scemato, né pare razionale ipotizzare per il futuro
un’inversione di tendenza, essendosi nel frattempo asciugati quei canali
che (di nuovo, semplificando) facevano: Fripp, Frith, Bailey – oppure:
Coleman, Mitchell, ROVA. E sarebbe interessante riflettere – così,
a tempo perso – sull’eventualità che collegamenti con musei e
gallerie d’arte possano non essere del tutto estranei all’affermazione
(in un’accezione darwiniana) di alcune correnti stilistiche di evidentissima
osticità.
Un
discorso che – in maniera decisamente contorta – ci conduce a questo
Rip-Stop. Sophie Agnel al pianoforte e Olivier Benoit alla chitarra:
due musicisti che avevamo già avuto modo di apprezzare, ma mai
nella presente combinazione. E’ un album che – sperando di non offendere
i musicisti o l’etichetta – diremmo contenere suoni senz’altro riconoscibili
come musica da un ascoltatore non superficiale disposto a prestare attenzione
indivisa in un ambiente molto silenzioso (sì, a volte la vita
non è semplice). I due dimostrano un’ottima intesa, lavorando
di concerto in vista di un possibile risultato – si ascoltino la singola
nota ripetuta di pianoforte alla fine del primo brano, la falsa risoluzione
del secondo, l’esplorazione percussiva del terzo e la non banale vivacità
del quarto. Timbriche di bella inventiva, strumenti preparati.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2004
CloudsandClocks.net
| March 9, 2004