Evan
Parker Electro-Acoustic Ensemble
The Moment’s Energy
(ECM)
Con The
Moment’s Energy l’Electro-Acoustic Ensemble di
Evan Parker sembra essere pervenuto (azzardiamo: forse in via definitiva)
a una condizione che potrebbe senz’altro essere definita di "moderno
classicismo". Una definizione a prima vista ben strana per una formazione
così insolita per intendimenti e organico, concepita da un sassofonista
che per molti versi – in primis, ma non solo, per le sue innovazioni nel
linguaggio e nella dinamica del solo sassofono, principalmente il soprano,
e per il suo approccio "elastico" all’improvvisazione – è (e
non da oggi) sinonimo di "moderno". Il fatto è che – sol
che si faccia astrazione da alcuni suoi aspetti timbrici (e neppure molti,
se si ha presente la
"moderna avanguardia classica" a partire da Ligeti) – The Moment’s
Energy suona talmente articolato con i classici mezzi del
"crescendo", "smorzando", "tutti" e "solista
più ensemble" da essere ospitabile senza forzature in una normale rassegna
di musica contemporanea. Cosa che crediamo pochi (e il recensore non è tra
questi) si sarebbero aspettati, cinque album fa.
The Moment’s
Energy è infatti il quinto album della formazione, che oggi schiera (e
qui occorre fare un bel respiro): Evan Parker, sax soprano; Peter Evans,
tromba; Ko Ishikawa, shô; Ned Rothenberg, clarinetto, clarinetto basso,
shakuhachi; Phillip Wachsmann, violino, modificazione elettronica in tempo
reale; Augustí Fernández, piano e piano preparato; Barry Guy, contrabbasso;
Paul Lytton, percussioni, modificazione elettronica in tempo reale; Lawrence
Casserley, strumento per la modificazione dei segnali; Joel Ryan, modificazione
di campioni e di segnali; Walter Prati, modificazione mediante computer;
Richard Barrett, modificazione elettronica in tempo reale; Paul Obermayer,
modificazione elettronica in tempo reale; Marco Vecchi, proiezione sonora. I "nomi nuovi" sono qui Evans, Ishokawa e Rothenberg,
che diremmo il più noto dei tre (ci pare appropriato ricordare un suo album
in duo con Parker, Monkey Puzzle, di una decina d’anni fa).
Commissionato dall’Huddersfield Contemporary Music Festival, registrato
nel novembre del 2007 al Lawrence Batley Theatre di Huddersfield, missato
nel febbraio dell’anno successivo nei londinesi New Gateway Studios, The Moment’s Energy è articolato
in sette quadri e seguito dal breve Incandescent Clouds. Se un paio di
lunghi momenti sono focalizzati sull’Ensemble, ci sembra di poter dire
che più che in altre occasioni Parker ha puntato il riflettore sui solisti,
ai quali è affidata quasi in solitudine la prima parte dei brani: il clarinetto
basso su II, la tromba su III, di nuovo la tromba su IV, il pianoforte
e le percussioni su V, il violino e il contrabbasso su VI. Dappertutto
l’ottimo e complesso lavoro dell’elettronica, con l’unico rammarico di
non poter valutare l’apporto di ciascuno: a differenza degli strumenti
acustici, laddove la
"pronuncia" del singolo è sempre elemento utile all’identificazione,
qui "i solisti al silicio" ci risultano indistinguibili (e vederli
dal vivo non aiuterebbe, ché mai quanto nel caso del laptop il gesto è indipendente
dal risultato).
I ha
un andamento mosso dal movimento stocastico tanto simile a quello di un
alveare, di un gas, o di un assolo di soprano di Evan Parker eseguito in
respirazione circolare; vario, percussivo, a tratti tonante, il brano giunge
alla sua fine in una dissolvenza di suoni sintetici. II ha quale indiscusso
protagonista il clarinetto basso in quasi completa solitudine, cui fa seguito
una
"tempesta elettronica" sapientemente articolata. III vede la tromba
"soffiata", modificata e filtrata; seguono un "tutti",
un arpeggio di sax, elettronica e "stacco". IV vede una tromba
meditativa avvolta da un’elettronica "ambient", con bizzarro effetto
di un quasi-aggiornamento di In A Silent Way. PING! (stacco).
V è quasi
interamente dedicato al pianoforte, anche preparato, e alle percussioni.
Mentre il violino (anche campionato?) e il contrabbasso sono i protagonisti
di VI.
"Tutti" per VII, con sax, tromba, shakuhachi, tromba sordinata,
coro
"eroico" dei sintetizzatori, e una bella chiusa per "fasce
larghe" sintetiche a occupare la seconda parte. Un mix "synth-percussivo"
introduce Incandescent Clouds, che a onta di uno sviluppo musicale ricco
e vario si chiude con un che di "incompiuto", quasi come se il
brano precedente fosse la vera conclusione e questo qualcosa di molto simile
a un bis.
Classificazioni a parte, l’album ci è parso un gran bel lavoro,
cui una registrazione cristallina e una reperibilità di gran lunga superiore
a quanto normale per questo tipo di musiche dovrebbero potenzialmente consentire
un successo di pubblico di non poca entità.
L’unica cosa che ci ha lasciato perplessi è una certa difformità
di suono esistente tra il brano IV e Incandescent Clouds, da un lato, e
tutto il resto dell’album. Dato che il libretto del CD risulta privo di
vere note di copertina, decidiamo di consultare il sito dell’etichetta,
dove troviamo delle note, e la seguente frase: "In questa registrazione solo Incandescent Clouds e la Part
IV di The Moment’s Energy provengono dal concerto di Huddersfield, la maggior
parte della musica venendo dalle session effettuate durante i giorni che
hanno preceduto il concerto". Come ci era già accaduto con l’album
precedente della formazione, anche qui materiale che diremmo senz’altro
utile alla comprensione del lavoro non compare nel libretto. Si potrebbe
dire che l’apprezzamento della musica può benissimo prescinderne, ma allora
perché è in Rete (e nel comunicato stampa per gli addetti ai lavori?)?
Crediamo che a fronte di una spesa di 19 euro il semplice ascoltatore meriti
qualcosa in più.
Beppe
Colli
© Beppe Colli 2009
CloudsandClocks.net
| Dec. 7, 2009