Amy
X Neuburg
Residue
(Other
Minds)
Quella
di Amy X Neuburg è senz’altro una delle concezioni estetiche più
originali e stimolanti con le quali abbiamo avuto modo di prendere confidenza
nel corso dell’ultimo decennio. Ma anche – attenzione! – una delle più
comunicative e accattivanti. Certo, i cliché non abitano qui, se non
per essere messi alla berlina (sempre garbatamente, però). Ma la musica
è tanto varia e frizzante, mai chiusa in se stessa, che almeno per
una volta non stiamo chiedendo l’impossibile ("è musica assolutamente
originale, estremamente difficile e che richiede un’attenzione indivisa –
ma perché non è in classifica?").
Utechma
(1995) e Sports! Chips! Booty! (1999) sono i dischi attribuiti al collettivo
denominato Amy X Neuburg & Men che suggeriremmo quale ascolto indispensabile
al fine di apprezzare l’estetica della Neuburg. C’è stato anche un
lavoro solista nel pieno senso del termine: pubblicato nel 1992, Songs 91
To 85 è una collezione di brani incisi prevalentemente in solo e presentati
in ordine inverso. L’album mostrava quelle che (in un senso molto relativo)
potevano essere considerate le "foto da bambina" di Amy X, buona
rappresentazione di una personalità arguta e innovativa – abbiamo già
detto che ha una voce tecnicamente eccellente, oltre che versatile e personale,
e che è un vero asso anche nella programmazione e nel curare la parte
tecnica dei dischi che incide? (Diamo qui per scontati studi prestigiosi e
collaborazioni in più media.)
Data una
dimensione estetica così caratterizzata (e caratterizzante) siamo rimasti
alquanto sorpresi quando nel corso di un’intervista realizzata via e-mail
nel dicembre del 1999 ci ha detto: "In seguito spero di concentrarmi
su un disco solista atipicamente serio e personale". Abbiamo quindi seguito
la storia via Internet – molti, infatti, i concerti solisti in sale prestigiose
con copertura mediatica "che conta" (si intenda: "che pesa,
ma non conta"; non è, insomma, il magico mondo di MTV). Concerti
nei quali il suo ingegnoso apparato musicale – costruzione e sovrapposizione
di loop in presa diretta, timbri vocali naturali e "impossibili",
batterie elettroniche, sintetizzatori ed effetti – rimaneva al servizio di
una narrazione e di una costruzione che era sì "entertainer"
ma con rigore e personalità.
This Is…
An Is Production Sampler ci aveva offerto The Tattoo Song e Finally Black:
due brani "in progress" decisamente atipici. E nonostante ci fosse
stato annunciato a chiare lettere, Residue si è rivelato per chi scrive
un disco spiazzante. Sia chiaro: bello senza bisogno di ulteriori qualifiche
già dal primo ascolto – e Finally Black è in grado di affascinare
immediatamente (parliamo di cose quali trattenere il respiro e così
via). Ma certo è davvero quel "disco solista atipicamente serio
e personale". Non mancano brani discretamente scanzonati quali My Fuzzy
Muse e Every Little Stain, che avrebbero potuto trovare agevolmente posto
su Sports! Chips! Booty!. Ma è certo che l’iniziale The Tattoo Song,
con quegli ossessivi loop vocali, gli estratti in latino, l’andamento concitato…
Diamo
per scontata una ricerca timbrica e una varietà che hanno oggi pochi
uguali (scommetteremmo che qualcuno tirerà in ballo Laurie Anderson,
per pura pigrizia intellettuale: è il concetto di "storytelling",
non molto comune, ad avvicinarle talvolta, non le risultanze estetiche, assolutamente difformi). Residue
è disco da investigare e apprezzare per intero, dalle atmosfere tese
di Stone alla frivolezza di My Fuzzy Muse, dalla "impenetrabilità"
di Atten-tion al loop dello spazzolino da denti in Every Little Stain al dialogare
tra sacro e profano di My God (l’unica il cui testo non sia accluso per intero
nel libretto – e certo non un problema per chi possiede un ottimo inglese…
ma quella parola è davvero "VOV"?!?), da Insomniac al dialogo
misterioso di Life Stepped In, dai "dialoghi celesti" di Those Heavy
Gaps alla conclusione di Residue. Se il senso verbale risulta spesso elusivo
– mai evasivo – la narrazione musicale – chiaroscuri, strati complessi, colpi
di impatto – è sempre inventiva e inclusiva.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2004
CloudsandClocks.net
| April 14, 2004