Ben
Neill’s XIX
Teatro
Sangiorgi, Catania
Jan.
27, 2007
Nonostante
molte esperienze tutt’altro che piacevoli ci inducano di tanto in tanto
a pensare che forse sarebbe il caso di cambiare atteggiamento, confessiamo
che – tempo e soldi permettendo – andare ai concerti è una cosa che ci
piace ancora molto; se poi si tratta di un nome a noi pressoché sconosciuto
– lasciando ovviamente da parte cose quali il gradimento – c’è quasi sempre
da imparare qualcosa. Ragion per cui acquistiamo senza esitazione i biglietti
per il concerto di Ben Neill.
Di Ben
Neill abbiamo ricordi confusi. Lo ricordiamo soprattutto come sperimentatore
su uno strumento "inventato", la "mutant-trumpet",
collegata a sintetizzatori e campionatori, grosso modo alla fine degli
anni ottanta (ed era un’epoca, quella, in cui non pochi musicisti – che
a memoria diremmo essere stati soprattutto di nazionalità statunitense
e olandese – sembravano intenti a esplorare le meraviglie del possibile;
che fine avranno fatto? possibile che siano stati tutti travolti dalla
comparsa del laptop?). In quest’occasione Neill presenta "in esclusiva
per EtnaFest" (ahi!) un nuovo lavoro denominato XIX, che lungi dall’essere
ispirato al mondo del calcio campiona musiche del XIX secolo. "Allievo
di LaMonte Young, strumentista di fama mondiale"… come potrebbe
mai essere una bufala?
Invece
lo è. Per dare un’idea sbrigativa, è una cosetta senza originalità né ambizione
che andrebbe bene per un club "indie rock", newyorchese o catanese
che sia, e non certo per una rassegna con ambizioni di qualità o innovazione.
Andando nel dettaglio, avendo sullo sfondo delle proiezioni video (ovvero
le
"affascinanti elaborazioni elettroniche interattive create dal noto
video-artista Bill Jones"), Neill ha buona parte del concerto su laptop,
reiterazioni incluse; di tanto in tanto suona qualcosa di generico (come
un Miles-light, o un Dave Douglas nei suoi momenti fusion, o un Nils Potter
Molvær meno techno e più funky) con il sostegno di Jim Mussen, batterista
pestone, e John Conte, Rickenbacker 4001 dal suono molto compresso.
A un
certo punto sale sul palco la cantante Mimi Goese, presenza scenica e voce
a metà strada tra il cabaret e la "art song". Qui le melodie
sanno di antico, ma l’insieme che ne viene fuori è assai banale, con la
sovrapposizione di climi (antica melodia + ritmi funky) che ci riporta
alla mente una certa
"new age moderna" un po’ alla Enya. Niente di tragico, sia chiaro;
diremmo anzi che in un’altra cornice (bar, pub, automobile, sala benessere
& massaggi) questa musica potrebbe essere la benvenuta. Solo un’ora di
concerto nonostante le richieste di bis ("non abbiamo altri pezzi")
e applausi convinti da parte di un pubblico (teatro Sangiorgi pieno, quindi
450 ca.) che non essendosi neppure posto il problema di cosa andava a vedere
ha trascorso una serata serena all’insegna del moderno.
Beppe
Colli
© Beppe
Colli 2007
CloudsandClocks.net | Feb.
12, 2007