Intervista
a
Mike
Keneally (2009)
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di
Beppe Colli
April 30,
2009
Siamo fermamente convinti che chiunque si sia interessato
di musica per un certo lasso di tempo sia in grado di affermare con un certo
grado di sicurezza che il musicista x non supererà mai un certo livello di
popolarità. Che – attenzione! – è cosa ben diversa dal prevedere un successo.
Il successo è per definizione "imprevedibile". Non così quelle
caratteristiche e qualità che con ogni probabilità impediranno a un artista
di essere gradito dal grosso pubblico.
In tempi diversi la figura-simbolo da noi scelta per rappresentare
questa categoria ha assunto le sembianze più varie. Però ormai da molti anni
il "tipo" che ci viene in mente è sempre Mike Keneally. Musicista
validissimo, e anche sorprendentemente accessibile. Dalla produzione ormai
vasta, e dalle esperienze più varie. Tanto varie e numerose che persino un
fan discretamente assiduo ha di tanto in tanto qualche difficoltà a ricordarle
tutte. E siccome ci sembrava che il momento fosse propizio per riallacciare
i fili di un lungo discorso, alla vigilia di una lunga serie di concerti
nei ruoli più vari, abbiamo deciso di parlarne proprio con lui.
Come sempre gentiluomo, Keneally ha accettato di buon grado
di rispondere alle nostre domande. L’intervista è stata condotta via posta
elettronica lungo un lasso di tempo di circa un mese.
Un paio di anni fa hai ristampato i tuoi primi due album,
hat. e Boil That Dust Speck, sotto forma di CD doppi comprendenti anche
brani inediti e altre prelibatezze assortite. Alcune settimane fa sono
rimasto molto stupito nel vedere che stavi ripubblicando Half Alive In
Hollywood, Sluggo! e l’album dei Mistakes solo come file digitali (anche
se in due formati, mp3 e FLAC): mi sono cadute le braccia! – anche se poi
ho visto che non escludi la possibilità di pubblicarli nuovamente, in futuro,
in formato CD. Dato che hai scritto "non potevamo attendere oltre
nel rendere disponibile questo materiale d’archivio" mi vedo costretto
a chiederti se la pirateria è diventata un problema così grave anche nel
"nostro ambiente".
Non c’è ragione di essere tanto stupito, anche se, è vero, la pirateria è
diventata un problema; abbiamo visto questi tre titoli su dei siti che praticano
il download illegale, e sarebbe stato stupido non ribadire il nostro diritto
di proprietà, così li abbiamo resi disponibili sia come FLAC che come mp3
con un audio high-quality, inclusa tutta la parte grafica originale. Non
sono rimasterizzati; sono delle perfette repliche digitali delle edizioni
originali. In quanto esteti e maniaci delle cose registrate speriamo che
un giorno sarà possibile fare uscire delle versioni rimasterizzate e ampliate
di tutti i titoli; abbiamo dell’ottimo materiale inedito per ciascuno di
essi. Ma nel futuro prevedibile tutto il nostro capitale destinato a fabbricare
qualcosa sarà diretto alla trilogia di Scambot. Potrebbero passare parecchi
anni prima di poter tornare al nostro programma di ristampe di materiale
d’archivio in una forma fisica.
Vedo che le nuove edizioni di questi album comprendono
nuove note di copertina. Mi farebbe molto piacere se potessi dirmi qualcosa
in proposito, per quanto in breve. Sono particolarmente curioso riguardo
al modo in cui vedi l’approccio
"rock" da te scelto per Half Alive In Hollywood, ora che tanta
acqua è passata sotto i ponti; lo stesso vale per l’approccio "onnicomprensivo"
di Sluggo! (che rimane a oggi il mio primo suggerimento per chi volesse accostarsi
a Keneally). The Mistakes: perché non c’è mai stato un Vol. II (con la stessa
formazione, o con una formazione diversa)?
Half Alive: è stato durante le prime prove per hat. con Doug
Lunn e Toss Panos che ho compreso che nel corso della mia carriera solista
mi sarei diretto in due direzioni musicali diverse: un approccio stratificato,
a collage, composito, per lo studio, e un approccio grezzo ed essenziale
per il palco. Ho ritenuto che avrei avuto raramente il tempo o il budget
per replicare in concerto le mie creazioni di studio, e a ogni modo probabilmente
non sarebbe stata una buona idea. Dal 1992 al 1997 ho suonato la mia musica
dal vivo con un trio e ho molto amato la libertà che offriva, e non ho cambiato
idea in proposito (da cui recenti trio come KMB, The Haircuts e la recente
esecuzione della musica dei Cream fatta in compagnia di Kofi Baker e Doug
Lunn). Half Alive è un documento molto accurato di quell’approccio, che era
anche plasmato dal mio apprezzamento per Hendrix e i Cream.
Sluggo!: una sfida, dato che durante tutto l’anno in cui ho cercato di finire
l’album ero in tour con Steve Vai; questa è stata la prima volta in assoluto
in cui ho cercato di realizzare un album senza avere un certo numero di giorni
consecutivi in studio per metterlo in moto. In questo senso ero impreparato
a gestire il processo per vari aspetti, e da un punto di vista tecnico è
stato l’album più problematico che io abbia mai fatto. Ma a questo riguardo
il tipo di canzoni che stavo scrivendo a quel tempo e le performance incredibilmente
dinamiche e piene di vita da parte di tutti sembrano avere compensato, e
sotto tutti gli aspetti (inclusa la parte grafica) è stato l’album più "luminoso",
e anche il più personale dal punto di vista dei testi, e questo potrebbe
essere il motivo per cui la risposta a quell’album è stata così forte. Sono
molto contento di come è venuto, principalmente per le canzoni TRANQUILLADO,
I, Drum-Running, Am Clapboard-Bound e Cardboard Dog, che potrebbero essere
state il mio migliore materiale per piano in assoluto.
The Mistakes: mi piace davvero Henry Kaiser e apprezzo molto ogni possibilità
che ho di lavorare con lui. Sia Andy West che Prairie Prince hanno fatto
parte di gruppi che ho amato mentre crescevo, e tutti e tre sono persone
davvero fantastiche con le quali passare del tempo e suonare, così nella
mia memoria tutta l’esperienza dei Mistakes è una grande vacanza piena di
sole; anche se al momento in cui dovevo scrivere i testi per quell’album
mi sono ritrovato con qualche problema dovuto a una forma della sindrome
di Epstein-Barr, che mi ha reso più incline al suicidio del mio solito, e
quindi dal punto di vista dei testi è un album piuttosto scuro, ma nonostante
ciò lo trovo ancora un album che mi dà gioia ascoltare.
Scrivendo sul tuo sito a proposito dello Scambot Holiday Special hai citato
Frank Zappa. Mi piacerebbe molto avere il tuo parere su un paio di faccende.
Per prima cosa, il DVD-V dal vivo intitolato In Barcelona, May 17, 1988 (che
assumo essere legale), la cui esistenza mi è stata del tutto sconosciuta
fino al giorno in cui non l’ho visto in vendita in un mall (!). Lo conosci?
Non è un DVD legale; è una copia non autorizzata di un programma televisivo
dal vivo del concerto di Barcellona per la televisione spagnola. Con tutta
evidenza chi ha fatto la regia del video doveva avermi in antipatia dato
che sono quasi completamente assente sia dal missaggio audio che dalle riprese
video (a un certo punto Frank mi aveva detto che era sua intenzione rimissare
l’audio e il video in vista di una edizione ufficiale e che era sua intenzione
mostrarmi in misura decisamente maggiore; e a ogni modo non è stata una delle
esibizioni più ispirate del gruppo del 1988 – a quel punto del tour la ruggine
aveva già cominciato a manifestarsi – e non ritengo che esso sia mai diventato
per lui una cosa sulla quale lavorare in modo davvero prioritario).
Sono stato molto contento di aver potuto comprare il materiale inedito
(del
"Grand Wazoo" e del "Petit Wazoo") incluso sui CD intitolati
Wazoo e Imaginary Diseases. Se li hai ascoltati, che impressione ne hai ricevuto?
Intendo dire, sia della musica che del fatto che un tempo fosse possibile
che qualcuno portasse in tour formazioni così ampie.
Sono tutt’e due delle belle uscite, e sono un grosso fan del lavoro che Joe
Travers e Gail hanno fatto con il materiale d’archivio. Avevo già ascoltato
buona parte di Imaginary Diseases quando Frank l’aveva suonato
per me nel suo studio – gli piaceva farmi ascoltare roba inedita perché io
ero incredibilmente entusiasta e interessato – ma diceva che non poteva pubblicarlo
dato che sul nastro c’era troppa distorsione, cosa che per me era fonte di
tristezza, così sono stato davvero contento di vedere che veniva pubblicato
(e attendo con ansia altre pubblicazioni di materiale del Petit Wazoo). L’album
Wazoo è davvero magnifico – è grande avere una così bella registrazione del
primo arrangiamento, solo strumentale, di "Peccary"! Ritengo che
sia ancora possibile portare in tour delle formazioni così ampie – basta
solo avere una comprensione piena, come Frank aveva già allora, che facendo
ciò si perderanno delle grosse somme di denaro.
Mi è molto
piaciuta Wine And Pickles, la "compilation" di cose rare e
inedite che hai pubblicato non molto tempo fa. Sei rimasto soddisfatto
del modo in cui è stata accolta, sia in termini critici che di vendite?
Non sono mai soddisfatto delle vendite di nessuna delle cose che ho pubblicato
– so che ci sono moltissime persone alle quali la mia musica piacerebbe e
che però non sono riuscito a raggiungere, e questo è un processo continuo.
Sono stato davvero contento del responso critico – mentre la mettevo insieme
sentivo che era una raccolta dai molti meriti, dal mio punto di vista in
misura maggiore di ciascuno dei due album (Dancing e Dog) dai quali la maggior
parte dei pezzi inediti proveniva, e sono rimasto colpito dal fatto che su
questi due album non avevo incluso molto del materiale più "immediato" dal
punto di vista emotivo. Ho visto che su di me aveva un impatto emotivo complessivo
davvero innegabile, e quando combinato con della musica strumentale realizzata
in occasioni destinate a rimanere uniche che mi piaceva davvero ha prodotto
un album di cui ero estremamente felice, e che sembrava essere un buon modo
di inaugurare una nuova era di produttività (che ha coinciso con il mio lasciare
la Paul Green School of Rock alla fine del 2007 – dare inizio alla filiale
di San Diego della SOR è stato per me una grande esperienza, ma è ovvio che
la cosa assorbiva il mio tempo necessario a realizzare degli album. La San
Diego School, tra parentesi, è cresciuta e ha prosperato nell’anno e mezzo
da quando me ne sono andato – credo davvero di essere riuscito a fare quello
che dovevo e di aver scelto il momento giusto per andare via).
Anche se so che ne hai parlato in modo esteso sul tuo sito, devo dire
che sono curioso di sapere come in ultima analisi consideri la tua esperienza
con i Dethklok.
1) un divertimento incredibile con gente che mi piace molto; 2) una sfida
musicale che ha migliorato le mie capacità tecniche alla chitarra; 3) un’opportunità
entusiasmante di intrattenere migliaia di fan del metal e dell’animazione
incredibilmente entusiasti; 4) un’opportunità di lavoro per la quale sono
molto grato. Ritorneremo a girare più avanti quest’anno e sono decisamente
entusiasta al riguardo. Anche il modo in cui l’esperienza Metalocalypse/Dethklok
mette insieme musica e parti visive per un effetto drammatico/comico è stato
davvero stimolante, e sta avendo un impatto sul modo in cui Scambot sta
venendo fuori. E Brendon Small, l’autore/creatore/compositore per la serie
televisiva Metalocalypse e leader del gruppo live Dethklok, mi è molto
d’ispirazione – dedito, dotato e instancabile, con un atteggiamento incredibilmente
ragionevole e scettico nei riguardi del successo e di tutti i suoi aspetti
esteriori. Lo ammiro molto, e amo lavorare e stare insieme a lui.
I KMB, ovvero "Il power trio più sensazionale da molti anni".
Parlamene.
Tra parentesi, da dove viene questa citazione tra virgolette, "most
exciting power trio"? Da noi? Davvero presuntuoso. Per me KMB è un’opportunità
di "suonare troppo" insieme a due dei miei musicisti preferiti
del mondo. Dal vivo è davvero divertente ed entusiasmante. Lo sto usando
come incentivo per sviluppare il mio lavoro per quanto riguarda parti simultanee
di chitarra e tastiere; il mio uso di questa tecnica sul palco è solitamente
spontaneo e improvvisato, con alcune eccezioni, ma con KMB ho a che fare
in modo più specifico con delle parti preparate, provate, per due strumenti
contemporaneamente. Sono curioso di vedere dove porta, dato che al momento
sto solo facendo i primi passi. Alcuni mesi fa abbiamo registrato una performance
dal vivo in studio per il DW DrumChannel (per il quale ho missato la parte
audio all’inizio di aprile), e sono davvero soddisfatto delle esecuzioni;
la speranza è di pubblicarlo su DVD quest’anno. Il repertorio è costituito
all’incirca per il 60% di miei pezzi, per il 20% di pezzi di Beller e per
il 20% di Minnemann, e non vedo l’ora di sviluppare anche del materiale nuovo
insieme come trio; per il momento il repertorio è tratto dal nostro lavoro
solista precedente, e sto usando questa piattaforma per introdurre del materiale
che non è stato suonato prima dal vivo da nessun gruppo, per esempio Dee
‘n’ A da Wooden Smoke che per il trio è diventato un bel pezzo da suonare
dal vivo.
Parlando di trio: di recente hai fatto un concerto con un trio che comprendeva
Bryan Beller e Kofi Baker (è il figlio di Ginger, giusto?). Come è venuta
fuori questa cosa? Che materiale avete suonato?
In realtà sono Doug Lunn e Kofi (che è davvero il figlio di Ginger); nel
corso degli anni loro due hanno fatto un bel numero di esibizioni come Tributo
ai Cream con altri chitarristi ma questa è stata la prima volta che lo hanno
chiesto a me. Il repertorio è fatto in maniera preponderante di vecchie canzoni
dei Cream, con un pezzo dei Beatles, uno di Hendrix e una mia canzone (Rosemary
Girl) tanto per insaporire. Ecco un link a un po’ di video su YouTube di
canzoni tratte da quel concerto: http://www.youtube.com/results?search_type=&search_query=Keneally+Baker+%20Lunn+Cream&aq=f
Suoniamo di nuovo
nello stesso postaccio il 7 maggio, se ce la fai a venire.
Di nuovo a proposito di trio: cosa sono questi Haircuts?
Io che per lo più suono il basso, Rick Musallam che suona soprattutto la
chitarra, Nick D’Virgilio che perlopiù è alla batteria, ma di tanto in tanto
tutti suoniamo tutto. Tutti noi, spesso tutti insieme, e il 95% del nostro
repertorio di 12 canzoni è fatto di cover. Solo un po’ di divertimento
con degli amici che è sembrato entrare in risonanza con la gente che l’ha
visto, quindi incideremo un CD e cercheremo un po’ di concerti nei dintorni
di Los Angeles. Solo per divertirci. Finora abbiamo suonato canzoni di The
Meters, Black Sabbath, The Beatles, Neil Young, Shuggie Otis, The Monkees,
Led Zeppelin, una nuova scritta da Rick Musallam, la mia canzone Self ‘n’
Other, XTC, e Blood Sweat & Tears (Spinning Wheel, sebbene siamo stati
influenzati dall’arrangiamento di Wade Marcus che ha una parte di basso più
funky). Per la maggior parte roba dalla nostra infanzia che ci piace ancora.
L’anno scorso sei andato nel Regno Unito, dove hai suonato con l’ex XTC
Dave Gregory – e hai "composto canzoni" con Andy Partridge. Dobbiamo
aspettarci delle uscite ufficiali a breve?
Abbiamo sei o sette canzoni in vari stadi di sviluppo – a un certo punto
saranno registrate ma non siamo ancora sicuri della forma che prenderà il
prodotto finale. Sono interessato ad avere Andy come produttore – nella mia
carriera solista non ho mai avuto altro produttore che me stesso e dato che
in molti sensi lui è un produttore nato ritengo che i risultati sarebbero
molto interessanti. Devo finire Scambot:One e una buona porzione dell’album
per piano con pezzi di Vai prima di poter iniziare a dedicare un po’ più
di tempo al progetto Partridge/Keneally, ma le canzoni che abbiamo finora
sono high quality pop – molto più in una direzione pop delle cose che ho
scritto da solo negli ultimi anni, ed è bello avere Andy a tirar di nuovo
quel tipo di cose fuori da me.
Ah! Di nuovo a proposito di trio: hai fatto da spalla a Robin Trower (il
cui lavoro nei Procol Harum mi piaceva molto, e anche Bridge Of Sighs) con
un trio che comprendeva Marco Minnemann e Doug Lunn. Com’è successo?
Se ben ricordo qualcuno del posto dove si sarebbe effettuato il concerto
ha detto a George Varga (che è un giornalista che si occupa di musica per
il giornale San Diego Union Tribune) che lo show aveva bisogno di qualcuno
che lo aprisse, e George mi ha fatto una telefonata per vedere se fossi interessato.
Molto semplice. Ci sono dei bei filmati della nostra esibizione su YouTube
– era un bel pubblico, e la maggior parte di loro non mi aveva mai sentito
nominare, ed è sempre divertente lavorare davanti a orecchie nuove.
E’ venuto il momento di parlare di Scambot: quando esce? (Ormai è un triplo,
giusto?)
Saranno tre album separati; il primo album lo direi completo al 95.8% (approssimativamente)
alla data del 22 aprile 2009 (che è la data in cui scrivo), ma sono molto
rilassato a proposito della data di pubblicazione – uno dei modus operandi
principali mentre lavoravo a Scambot è stato quello di non imporre pressioni
concernenti scadenze, e far sì che la cosa prendesse forma nel suo tempo
naturale. (Ho cominciato a lavorarci nel 2002, il che ti mostra quanto io
sia stato rilassato in proposito.) E’ una bestia molto particolare e ha avuto
bisogno di un sacco di tempo per venire a gestazione. Ma la scorsa settimana
è stata molto produttiva e credo che riuscirò a finire la parte riguardante
registrazione e missaggio di Scambot:One prima di partire per il prossimo
tour Taylor Guitars il 10 maggio.
E’ possibile che Normalizer 2: Evidence of Humanity (la collaborazione
con Marco Minnemann), che ho ultimato parecchie settimane fa, venga pubblicato
prima di Scambot:One. Abstract Logix sta curando la pubblicazione della
serie Normalizer 2. (Sai cos’è Normalizer 2, no? Ha avuto
inizio con un’improvvisazione di batteria di 51 minuti fatta da Marco che
poi lui ha distribuito a un certo numero di musicisti: io, Trey Gunn, Alex
Machacek, Mario Brinkman, John Czajkowsi, Phi Yaan-Zek e lo stesso Marco,
e tutti abbiamo scritto e registrato la nostra musica sulla stessa esecuzione
batteristica. Al momento Trey Gunn sta assemblando un disco introduttivo
che combina musica tratta da tutti e sette i diversi album, e a questo punto
sembra che proprio il mio album – che mi piace davvero molto, e che contiene
alcuni dei miei momenti migliori sia in termini di scrittura che di esecuzione
– possa essere il primo dei dischi solo ad essere pubblicato. L’idea di Marco
per questo progetto mi affascina, e le sue parti di batteria sono davvero
incredibili, una grande fonte di ispirazione per me in quanto compositore.)
L’ultima volta che abbiamo parlato sembrava che non ci fosse luce alla
fine del tunnel. Ora sembra esserci un altro tipo di oscurità: Obama ha vinto,
ma c’è in atto una gravissima crisi economica. (E inoltre, a vederla da qui,
non molti sembrano ansiosi di affrontare "roba difficile".) Che
ne pensi?
Da queste parti
la gente deve affrontare la roba difficile semplicemente perché non ha alcuna
scelta al riguardo – tutti sono coinvolti. Il mio parere? Sì, questi sono tempi difficili.
Non per essere un hippie, ma se ognuno meditasse all’inizio della giornata
credo che le cose comincerebbero ad andare molto meglio. OK, sono un hippie.
Oltre a ciò, è sperabile che da tutta questa storia, a prescindere dalla
sua durata, la gente impari qualcosa a proposito di debito e di consumi cospicui
e di auto-inganno. Di già, almeno da queste parti, sento che nella vita di
ogni giorno la gente è più disponibile del solito nei confronti degli altri
– l’idea normale adesso sembra essere che CHIUNQUE potrebbe aver bisogno
di una mano d’aiuto. Questo può solo essere una buona cosa, specialmente
se penetra nel profondo e diventa permanente. D’altra parte, all’inizio di
quest’anno in certe regioni degli Stati Uniti le vendite di pistole e casseforti
sono decisamente aumentate. Quindi, direi che dovremo stare a vedere come
andrà a finire. Sarà interessante.
© Beppe Colli
2009
CloudsandClocks.net | April
30, 2009