Intervista a
Steve Hoffman
(2017)
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di Beppe Colli
May 19, 2017
I quattro album
realizzati dalla formazione originale degli Spirit – quelli che contano
davvero: Spirit e The Family That Plays Together, del 1968; Clear, del 1969; e
Twelve Dreams Of Dr. Sardonicus, del 1970 – hanno goduto (ma a volte sofferto)
di un discreto numero di ristampe, a partire da quelle in vinile su Epic della
prima metà degli anni settanta, quando la Epic aveva rilevato il catalogo della
Ode, etichetta che aveva prodotto e stampato i primi tre album della
formazione.
Tra vinili e CD,
in mono e in stereo, con risultati cangianti, per lungo tempo c’è stato solo
l’imbarazzo della scelta.
L’annunciata
ristampa in formato SACD da parte della etichetta audiofila Audio Fidelity
potrebbe essere la parola definitiva al riguardo.
Logico quindi
interrogare Steve Hoffman, il tecnico specializzato in rimasterizzazioni che
sta curando le nuove edizioni.
La conversazione
è stata condotta via e-mail.
(La prima
domanda fa riferimento al secondo album del gruppo, dato che – con la
motivazione che "i nastri originali erano andati persi" – tutte le
ristampe precedenti di The Family That Plays Together che abbiamo avuto modo di
ascoltare sono state esplicitamente presentate come re-mix, e suonano l’una
diversa dall’altra.)
So che stai
rimasterizzando i primi quattro album degli Spirit, e ovviamente ritengo che i
nastri originali fossero in buono stato. Parliamo quindi di nastri originali in
analogico, e di missaggi originali per il secondo album del gruppo, The Family
That Plays Together. E’ così?
Sì, missaggi
originali in analogico della Ode per i primi tre album e missaggi analogici
originali della Epic per il quarto album.
Sulla
copertina delle mie copie non proprio originali (sono tutte ristampe Epic,
grosso modo di metà anni settanta) non c’è alcuna indicazione a proposito dello
studio di registrazione, quindi mi piacerebbe sapere dove sono stati registrati
e che apparecchiature sono state utilizzate.
Sound Recorders
Studio a Yucca Street, a Hollywood. Non il mio studio preferito…
La produzione
sul primo album è decisamente elaborata, con strati vocali, utilizzo di archi e
ottoni e timbri chitarristici molto vari, alcuni dei quali a quel tempo
decisamente originali. Come vedi il primo album?
Mi piaceva
allora e mi piace ancora oggi. Roba jazzata e grandi canzoni.
Il pezzo
d’apertura, Fresh Garbage, è decisamente accessibile, e a suo modo potrebbe
perfino essere definito "commerciale". Però a un certo punto cambia
completamente atmosfera, con un assolo di piano elettrico Wurlitzer. Ritieni
che gli Spirit fossero "troppo sottili" per avere successo a un
livello di massa?
Ritengo che gli
Spirit fossero un gruppo che aveva bisogno di un leader forte che li guidasse,
in tour, nelle interviste alla radio, e così via. Non avevano un leader.
Il loro
secondo album, The Family That Plays Together, è in un certo senso ancora più
vario del primo, con più archi e ottoni. Hai trovato sorprese ascoltando i
nastri originali?
No, l’album
sembra davvero registrato in una sala prove, con un suono che ti cattura e
canzoni davvero speciali. Il missaggio è quello che è, non quello che avrei
fatto io, ma allora io non c’ero!
Fino al
quarto album, Twelve Dreams Of Dr. Sardonicus, gli Spirit erano senz’altro
"rock" ma raramente aggressivi. Quindi sono curioso di sapere se li
hai mai visti dal vivo.
Li ho visti nel
1971 al Valley Music Center a Woodland Hills, in California. In quel concerto
hanno suonato tutto l’album Twelve Dreams Of Dr. Sardonicus e ci hanno fatto
impazzire. Subito dopo si sono sciolti, Dio solo sa perché.
I compositori
principali del gruppo – Randy California e Jay Ferguson – avevano stili di
composizione molto diversi tra loro, però riuscivano a contribuire con successo
l’uno alle canzoni dell’altro – penso allo sfondo vocale di Jay Ferguson su I
Got A Line On You e ai fuochi d’artificio chitarristici di Randy California su
Aren’t You Glad. Sotto questo aspetto, hai dei pezzi preferiti?
Mi piacciono
tutte le loro canzoni, è un gruppo davvero sottovalutato.
Com’era…
beh, non vorrei dire che era una cosa comune, ma a quel tempo era tutt’altro
che rara, i musicisti degli Spirit avevano un suono personale che li
contraddistingueva. C’è qualcosa di speciale che ti ha colpito quando hai
ascoltato i nastri?
Forse il fatto
che per quei tempi erano un po’ troppo "rilassati". Non erano un
gruppo "underground" ma erano come i Love, non erano abbastanza
disciplinati. C’erano troppi "capi" nel gruppo, che tiravano in
troppe direzioni.
Da ragazzino
mi è capitato di ascoltare la parte più "radio-friendly" del catalogo
degli Spirit "in tempo reale" (intendo dire, al tempo in cui sono
stati pubblicati gli album originali). Ricordo di avere ascoltato Fresh
Garbage, I Got A Line On You, Aren’t You Glad, Give A Life, Take A Life, I’m
Truckin’, When I Touch You. Però a quel tempo l’eclettismo del gruppo mi teneva
a distanza. Ritieni che il pubblico di oggi potrebbe considerare questo fatto
come una virtù?
Forse. Purtroppo
credo che oggi con la ridotta durata d’attenzione della maggior parte delle
persone un gruppo come gli Spirit gli entrerebbe da un orecchio per uscire
dall’altro.
So che hai
finito di lavorare ai primi due album, con gli altri due in dirittura d’arrivo
in un prossimo futuro. C’è qualcosa che vorresti dire quale presentazione della
musica del gruppo?
Grandi
esecuzioni e belle canzoni, ma proprio come Pet Sounds o Forever Changes dei
Love queste sono canzoni che hanno bisogno di attenzione. Questa non è musica
da ascoltare mentre spolveri i mobili. Bisogna davvero fare attenzione. Spero
che queste nuove edizioni renderanno possibile farlo. Avere questi album con
tutti i missaggi originali con i quali sono cresciuto sarà per me un sogno che
si realizza, e spero sia così anche per gli altri.
© Beppe Colli 2017
CloudsandClocks.net | May 19, 2017