Intervista a
Steve Hoffman (2011)
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di Beppe Colli
June 28, 2011
Quelli tra chi scrive e i cultori dell’alta fedeltà non
sono mai stati rapporti sereni. Sarà che siamo stati sfortunati, ma gli audiofili
che la sorte ci ha dato modo di conoscere ci sono parsi quasi sempre individui
schiavi delle mode, entusiasti di apparecchiature che a noi sembravano quanto
meno di dubbia utilità (e non tocchiamo il capitolo cavi…). E quando si
parlava di musica era ancora peggio: da Ottorino Respighi e i suoi Pini di
Roma passando per Tomita per arrivare infine alle Puppini Sisters, il divario
tra quegli impianti mostruosi e una musica che caritatevolmente potremmo
dire di qualità discutibile ci colpiva ogni volta.
Ma accorgerci di quanto diverse potessero essere due stampe
apparentemente uguali dello stesso LP, vedere l’aderenza di un CD all’LP
originale diventare un’incognita, ascoltare CD una volta contraddistinti
da un bel suono venire stroncati in ristampa dall’ipercompressione ci ha
reso obbligatorio investigare da vicino le modalità di produzione della musica
registrata.
Forse uno dei tecnici specializzati in (ri)masterizzazioni
più famosi del mondo, Steve Hoffman ha un curriculum che non è esagerato
definire immenso. Se alcune delle interviste da lui date si sono rivelate
una fonte importante per la nostra consapevolezza di molti problemi, il forum
che vive sotto l’ombrello del suo sito (stevehoffman.tv) ci riserva da anni
sorprese pressoché quotidiane; ed è un forum senza pubblicità, che si tiene
in vita grazie a donazioni volontarie dei suoi frequentatori e che è possibile
leggere anche senza essere iscritti.
Molto gentilmente Steve Hoffmann ha acconsentito a rispondere
ad alcune domande scritte, che abbiamo provveduto a inviargli tramite e-mail
la scorsa settimana.
Anche se sono
sicuro che hai già risposto molte volte a questa domanda mi piacerebbe
sapere se all’inizio il tuo background è stato la musica o qualche tipo
di sapere tecnico. Intendo dire, quando hai iniziato a lavorare come
tecnico venivi da una prospettiva di musicista – cioè a dire, qualcuno
che sapeva suonare uno strumento a un certo livello di abilità – o eri
solo un ascoltatore al quale piacevano sia la musica che l’elettronica?
Non ho mai avuto alcun tipo
di background tecnico. Si è sempre trattato di musica. La roba tecnica c’è
stata solo perché avevo bisogno di sapere in che modo procedere per poter "aggiustare" la
musica che amo.
Ricordi la
prima volta che ti sei accorto della differenza sonora esistente tra
due diverse edizioni di LP? Se ben ricordo, in una discussione apparsa
sul tuo forum a proposito della recente edizione mono in CD di Younger
Than Yesterday dei Byrds che hai rimasterizzato, hai detto che quando
l’album è stato pubblicato per la prima volta, avendo ascoltato per tanto
tempo questi pezzi in mono, la versione stereo che hai sentito a casa
di qualcuno ti è sembrata suonare "strana".
Presumo tu ti riferisca a edizioni diverse, ma in stereo, dello stesso
album. E’ stato nel 1976, quando avevo cominciato a lavorare per un’azienda
che si occupava di automatizzare le stazioni radio e che preparava nastri
di musica per le radio. La canzone era Uncle Albert di Paul McCartney. La
biblioteca mi ha dato due copie dell’album Ram da utilizzare: una copia originale
della Apple americana e una nuova ristampa del 1976. Prima di allora non
avevo mai notato differenze di quel tipo, dato che non mi era mai capitato
di avere a casa due esemplari dello stesso album ma con il cutting fatto
in tempi diversi. La nuova edizione suonava peggio delle vecchia versione
della Apple ma aveva un vinile più pulito, quindi ho usato quella. Da quel
momento in poi sono stato consapevole delle differenze esistenti nella masterizzazione.
Credo che
al tempo in cui Younger Than Yesterday è stato pubblicato per la prima
volta dovevi essere davvero molto giovane. Nelle tue vesti di ascoltatore,
a quei tempi, eri consapevole dei "progressi" che avvenivano
nel campo del suono registrato? E ti è capitato di pensare che alcuni
dischi avevano un suono "diverso", una "impronta sonora"?
(Per esempio: U.K. vs. U.S.A., o Stax vs. Motown, oppure Olympic vs.
EMI, o…)
Pensavo che sul mio piccolo stereo portatile di marca Zenith l’album Younger
Than Yesterday suonasse davvero male. La batteria era debole, non c’erano
bassi e la registrazione suonava "distante". Se paragonata
a Glad All Over dei Dave Clark Five dove la batteria era in primo piano
e presente e il basso molto forte e ricco di frequenze basse. Ma la musica
veniva per prima, e ho cercato di ignorare i cambiamenti nel suono. Sapevo
distinguere una canzone della Motown da una della Stax e così via, ma
a quei tempi lo sapevamo fare tutti, anche se non era una cosa che esprimevamo
a parole. Mi capisci? E’ difficile da spiegare…
Suppongo che
al momento di fare una rimasterizzazione ci siano un sacco di questioni
filologiche da considerare – oltre ovviamente ai problemi tecnici concernenti
il processo di rimasterizzazione propriamente inteso. Quando hai rimasterizzato
il "best" di Laura Nyro – Time And Love: The Essential Masters
– ti sei preso la briga di recuperare i nastri master originali. E (se
ben ricordo) mi pare che parlando della tua recente rimasterizzazione
di One Man Dog di James Taylor tu abbia sottolineato il fatto che da
una canzone all’altra il suono adesso cambia, invece di avere la stessa "tonalità"
in tutte le canzoni come avveniva nelle precedenti edizioni in CD. Vuoi dirmi
qualcosa in proposito?
Beh, voglio solo che l’esperienza d’ascolto sia bella. Non voglio apportare
delle modifiche al suono dei vecchi missaggi anche se alcuni di loro suonano
meglio o peggio di altre canzoni sull’album. Però non voglio nemmeno rovinare
l’atmosfera all’ascoltatore ignorando degli ovvi cambiamenti nel suono. E’
questo che volevi dire?
Una riedizione
in CD di un vecchio LP offre la possibilità di
"migliorare" l’originale, e ritengo che molte volte non pochi tecnici
addetti alla masterizzazione abbiano accettato questa responsabilità ben
volentieri – per esempio, ho una versione rimasterizzata a 24bit di Bayou
Country dei Creedence Clearwater Revival dove il basso di Stu Cook suona
come quello di Jaco Pastorious! Ma vorrei sapere se – oltre a fattori ovvi
quali problemi di budget, pigrizia o strafottenza, la "guerra del volume" e
così via – un sacco di tecnici addetti alle masterizzazioni sa ancora come
suonava ai suoi tempi un gruppo come i Creedence, o come suona in una stanza
una testata Marshall + cassa Marshall con 4 coni da 12". O che un certo
apparecchio – per esempio, un riverbero digitale – non era ancora stato inventato
quando l’album x è stato registrato. Che ne pensi?
Beh, oggi la
maggior parte dei tecnici che si occupano di masterizzazioni non ha mai
visto un registratore analogico a nastro, figuriamoci se sa come usarne
uno. Diciamolo, l’attrezzatura con cui lavoro è davvero vecchia e la maggior
parte dei tecnici lavora con roba più nuova (sulla quale io mi troverei
spaesato).
Però mi aspetterei che ogni tecnico conoscesse il suono di base di veri strumenti
e di voci vere, ma saresti sorpreso di sapere quanto poco importi alla
maggior parte di loro. Questi tecnici vogliono lasciare il LORO stampo
sulla musica, cosa che a mio parere è completamente sbagliata.
Spesso dobbiamo affrontare "l’alternativa del diavolo", cioè
a dire: o comprare un vecchio CD spesso masterizzato da una matrice tutt’altro
che di buona qualità ma che non è stato stravolto da trattamenti o comprarne
uno masterizzato di recente e che si dice essere tratto "dai nastri
master originali" ma con forti dosi di interventi aggiuntivi di tipo
moderno. C’è un modo migliore di procedere di andare "caso per caso"?
No, proprio no. Dipende dall’etichetta, dalla data di uscita e da chi ne
è responsabile. Frustrante, non è vero?
A differenza dei boomer, i giovani consumatori/ascoltatori di musica sono
cresciuti in un’epoca in cui la musica non è necessariamente venduta su un
supporto fisico fisso – né è per loro un’abitudine pagare per avere la musica
che ascoltano. A giudicare dalle discussioni infuocate che mi capita di leggere
in Rete, la maggior parte degli ascoltatori è del tutto indifferente al benessere
economico di musicisti, tecnici, proprietari di studi e via dicendo, tutte
queste categorie essendo spesso raggruppate sotto il nome collettivo di
"l’industria". In qualità di tecnico, vedi un declino negli standard
di registrazione ora che molti grandi studi del passato hanno chiuso i battenti?
Beh, sì, certamente. La maggior parte dei vecchi studi se n’è andata, e il
suono con loro. Il problema è che a nessuno la cosa sembra importare
più di tanto. Non ai musicisti, non alle case discografiche e non ai
consumatori, quindi, che cosa puoi fare? Non molto…
Sebbene "l’industria della ristampa" abbia finora tratto beneficio
dal ritorno dell’interesse per molte cose del passato, mi sembra che la maggior
parte di coloro i quali scrivono di musica e, a giudicare dalla mia esperienza
personale, anche di coloro i quali comprano musica sia del tutto indifferente
alla qualità effettiva di quello che viene ristampato, con lo stesso tipo
di plauso riservato sia a edizioni scadenti che a edizioni eccellenti per
quanto riguarda il tipo di nastro utilizzato come fonte, la rimasterizzazione
e, nel caso del vinile, la stampa. Credi che oggi la musica sia solo un altro
componente nella parata dell’industria della moda?
Credo che se guardiamo al passato i recensori, gli artisti e i produttori
non si siano mai molto interessati alla qualità sonora, non nel modo
in cui lo sono gli audiofili. Ho visto molte case delle stelle della
musica, e hanno degli impianti davvero scadenti. Proprio al livello di
un boom box portatile e cose del genere. Per me è una cosa scioccante,
ma se si vogliono ascoltare con un gran suono tutto quello che devono
fare è cantare o suonare!
Se parliamo di "classic rock", ho una debolezza per il suono
della batteria di Simon Kirke sul primo album dei Bad Company. Di recente
ho saputo che hai rimasterizzato quest’album, che è immediatamente andato
fuori catalogo. Così ora ho due alternative: a) scaricare l’album da "qualche
parte"
(cosa che non farei mai); b) comprare l’album per $xxx su eBay (un’altra
cosa che non farei mai). Dato che sono un uomo semplice, ti chiedo: Perché
una versione dal suono "superiore" va fuori catalogo e tutto quello
che ci resta è un CD scadente e dal suono privo di dinamica?
Tu devi capire che i produttori, le etichette, gli artisti e così via pensano
tutti che il CD scadente e dal suono privo di dinamica suona IN MODO
ECCELLENTE e la mia versione no. A loro piace quel suono scadente. E
di fronte a questo che possiamo fare? A volte ci accontentano, noi audiofili,
tanto per farci contenti, ma la maggior parte delle volte si limitano
a ridere di noi…
Vuoi aggiungere
qualche altra cosa? (Ah! Che mi dici della "nuvola"?)
A mio modo di vedere qualunque tipo di apparecchio per suonare
musica va bene, almeno finché ha una qualche sembianza di alta fedeltà. Intendo
dire, musica che è tra le mia preferite di tutti i tempi è stata registrata
agli inizi del XX secolo prima che l’Hi-Fi fosse inventato o persino immaginato.
Ma è ancora meravigliosa da ascoltare. C’è sempre gente che si limita ad
accettare quello che sente alla radio o su qualunque altro apparecchio come
il solo modo di ascoltare musica. Ma in ogni generazione ci sono sempre persone
che vogliono sentire tutti i tipi di musica su tanti tipi di formato. A me
sta bene. Finché un ragazzo scoprirà i Beatles o Jelly Roll Morton la musica
sopravviverà!
© Beppe Colli 2011
CloudsandClocks.net | June 28, 2011