Intervista
a
Hugh Hopper (2003)
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di Beppe Colli
Feb. 10, 2003
E’ stato nel 1999 che abbiamo avuto il piacere di intervistare Hugh
Hopper per la prima volta. Da allora non sono apparsi molti CD che vedevano
la sua partecipazione. C’è stato il piacevole quartetto improvvisato
di The Swimmer (piano, basso, voce e batteria) e poi Cryptids, il secondo
capitolo della sua collaborazione con la cantante Lisa S. Klossner:
un CD che a parere di chi scrive risultava di gran lunga più
riuscito del primo lavoro del duo ma che – purtroppo – non molti sembrano
essersi scomodati ad ascoltare. Di recente è apparso Jazzloops,
il suo nuovo album da titolare. Ci è sembrato che i tempi fossero
maturi per una nuova conversazione. Sabato 8 febbraio gli abbiamo quindi
inviato alcune domande via e-mail. Il risultato appare qui di seguito.
Comincerei questa conversazione partendo dal tuo nuovo CD, Jazzloops:
qual è stato l’impulso iniziale di questo lavoro?
Circa diciotto mesi fa ho iniziato a metter su un piccolo studio di
registrazione – non per registrarci dei gruppi, ma per lavorare su campionamenti
e assemblare paesaggi sonori. E’ un sistema Cubase VST che gira su PC
– non è certo il sistema più sofisticato ma va bene per
il tipo di musica che mi piace produrre. In effetti è solo una
versione moderna di tutti i loop e i paesaggi sonori che ho realizzato
a partire dagli anni sessanta, solo che adesso non devo tagliare e incollare
un vero nastro – è il computer che fa tutto (e molto più
velocemente). Sono sempre stato attratto dall’atmosfera della musica
basata sui loop da quando ci ho lavorato con Daevid Allen a Londra e
a Parigi nel ’63-’64. E’ stato lui a mostrarmi la strada e a piantare
il seme per me. Mi piace anche suonare dal vivo con altri musicisti
– è una sensazione completamente diversa – ma c’è qualcosa
di speciale e di molto personale nel lavorare ai dettagli più
intricati dei soundscapes.
Quali sono i materiali di partenza? Mi sembra che su molti brani
ci siano tante cose suonate in tempo reale: sono state sovraincise sui
loop o è stato l’opposto?
Nella maggior parte dei casi parto da un loop ritmico, ad esempio basso
e batteria provenienti da un concerto, e li uso così come sono
o dopo averne modificato l’altezza, oppure rallentati/velocizzati. Questo
fornisce il feel ritmico. Poi aggiungo colori e assolo – io stesso al
basso o alla chitarra (perfino delle parti vocali in sottofondo qua
e là!), oppure sassofonisti come Simon Picard e Pierre-Olivier
Govin, ambedue venuti a registrare al Delta, lo studio che si trova
accanto al mio. In alcuni casi ho campionato degli assolo che avevo
già registrato in concerto e li ho stirati o strizzati per adattarli
all’atmosfera del pezzo, come ad esempio l’assolo di sassofono di Didier
Malherbe su Sfrankl.
Gli accreditamenti sul CD sono abbastanza vaghi – i musicisti non
sono indicati per ogni pezzo (anche se credo che Elton Dean e Didier
Malherbe siano abbastanza facili da riconoscere). Che mi dici di un
pezzo come Nigepo – si tratta di Nigel Morris + Pierre-Olivier Govin?
Esatto. E’ un loop di una figura di batteria di Nigel che risale ai
tempi degli Isotope e sulla quale ho aggiunto il basso e altri colori;
poi ho fatto fare un assolo a Pierre-Olivier sulla backing track. Lui
è eccellente, il mio altosassofonista preferito al momento –
ha una voce strumentale in grado di cantare e volare.
Ecco le formazioni. Quasi sempre il basso sono io. Naturalmente ci sono
molti loop e campionamenti non identificabili che provengono da varie
fonti molto misteriose, ma brano per brano i musicisti che suonano sul
disco sono:
T3 | Simon Picard (sax) Christine Janet (tpt, vx) |
Afrik | HH (fuzz bass) Simon Picard (sax) |
Garrisoi | HH (vx) Simon Picard (sax) Christine Janet (tpt) Francois Verly (tabla) |
Sfrankl | Didier Malherbe (sax) Steve Franklin (synth) Pip Pyle (dms) |
ACLoop | HH (fuzz bass) John Marshall (dms) Elton Dean (sax) |
Calmozart | Pierre-Olivier Govin (sax) Didier Malherbe (vx) HH (fuzz bass, gtr,vx) John Marshall (dms) |
Aintpo | Pierre-Olivier Govin (sax) HH (gtr, Hammond org) |
1212 | Pierre-Olivier Govin (sax) Patrice Meyer (gtr) Kim Weemhoff (dms) |
Digwot | Pierre-Olivier Govin (sax) Robert Wyatt (vx, pno) |
L4 | Pierre-Olivier Govin (sax) HH (gtr) Francois Verly (dms) |
Nigepo | Pierre-Olivier Govin (sax) HH (gtr) Nigel Morris (dms) |
C’è un campionamento
di Jimmy Garrison sul pezzo Garrisoi?
In effetti sembra proprio lui, non è vero? Viene da uno di quei
dischi con riff differenti che si trovano in commercio, e mi ha ricordato
Garrison, il tipo di drone che era così bravo a fare con Coltrane
e che ha così tanto influenzato il mio modo di suonare e la mia
scrittura. Non l’ho mai visto con Coltrane ma l’ho visto suonare con
Archie Shepp. Grugniva tutto il tempo, proprio come fa Elvin Jones.
Quei due devono essere stati davvero in grado di impaurire come sezione
ritmica, a grugnire insieme mentre Coltrane veleggiava via al sassofono.
Il CD è su etichetta Burning Shed: è disponibile anche
nei negozi o si può comprare solo per mail order?
Solo sul web, da burningshed.com. Sono una grande, nuova etichetta.
Masterizzano CD su richiesta, stanno mettendo su un catalogo interessante
di ambient e altra musica. Sono dei musicisti ad aver fondato l’etichetta,
Tim Bowness e Peter Chilvers. E’ curioso il modo in cui sono entrato
in contatto con loro – avevano già un CD intitolato Hew Hopper’s
Base di un gruppo chiamato Sebastian. Non somiglia per niente alla mia
musica, il gruppo lo ha chiamato in quel modo per rendermi omaggio.
Ho mandato loro un messaggio tramite e-mail per vedere di cosa si trattasse
e mi hanno invitato a mandar loro della musica, qualora ne avessi avuta.
Grazie al mio nuovo studio di registrazione ho prodotto tanta di quella
roba nuova che ho immediatamente offerto loro una collezione di loop, quello che poi Ë diventato Jazzloops.
Uno dei veri innovatori del basso – John Entwistle – è morto.
Chi ti pare stia facendo un lavoro di qualità oggi?
Ci sono
un sacco di bassisti tecnicamente eccellenti, ma non sento nulla di
veramente nuovo o di sorprendentemente diverso. Quel tipo dei Morphine
era ottimo – due corde! Purtroppo è morto. Di questi tempi ascolto
molta musica etnica, oltre a tutti i miei vecchi dischi di jazz. Credo
di essere più interessato da brani che abbiano un suono diverso
e dall’atmosfera complessiva della musica invece di focalizzarmi su
specifici musicisti, in particolar modo bassisti. Infatti sono molto
più attratto da bravi batteristi o sassofonisti che da bassisti
veloci e tecnicamente abili.
Grazie al fenomeno delle ristampe su CD tutti i musicisti che hanno avuto una
lunga carriera – e credo che questo valga tanto per i Rolling Stones
che per Evan Parker – si ritrovano a dover competere con il proprio passato. Dato che i vecchi
album dei Soft Machine sono ancora in catalogo – e CD di materiale inedito
vengono fuori di continuo – hai mai la sensazione che il tuo lavoro
attuale non riceva la giusta attenzione?
Beh,
capisco il motivo per cui la gente vuole sentire le vecchie cose – è
esattamente quello che faccio io nei confronti di altri musicisti. Ma
io devo continuare a produrre nuova musica. E’ come respirare – non
ho scelta: continua a venire fuori.
Che
mi dici del quartetto che ha pubblicato The Swimmer? C’è qualche
possibilità di un Volume II?
Al
momento non ci sono piani in proposito. Jan Ponsford, che ha cantato
su quel disco, è venuta al Delta Studio a registrare delle parti
vocali sui miei loop – sarà sulla prossima raccolta. Lei è
meravigliosa. Grande a improvvisare e anche in grado di cantare grandi
armonie sulle canzoni.
Durante
la nostra precedente conversazione hai parlato di Different, l’album
che hai realizzato con Lisa S. Klossner che a quel tempo non avevo avuto
occasione di ascoltare. Devo dire che il CD seguente, Cryptids, mi è
piaciuto di più: è registrato più chiaramente,
e con una bella quantità di "umani" a suonarci. Novità
in proposito?
Abbiamo
pressappoco mezzo CD già registrato – e continuiamo nella nostra
tendenza ad allontanarci dal midi per andare verso veri musicisti. Patrice
Meyer e Phil Miller alla chitarra, Andy Ward e Charles Hayward alla
batteria su diversi brani. Stavo ascoltando il primo album per la prima
volta dopo diverso tempo e molte di quelle canzoni mi piacciono ancora.
Sì, è molto minimale – per lo più solo synth e
la voce di Lisa. Ma il suo giorno verrà!
Gli
Hughscore hanno un certo seguito qui in Italia – e credo anche altrove. Tienimi al corrente.
Abbiamo
suonato al festival Progman Cometh, nell’estate dello scorso anno (è
stato il primo vero concerto degli Hughscore) ma è difficile
ritrovarci per lavorare a un nuovo disco – Fred Chalenor ed Elaine Di
Falco hanno divorziato e adesso lei vive in California, e Tucker Martine
è sempre molto occupato a lavorare nel suo studio. Ma è
ufficialmente previsto che facciamo un altro CD per la Cuneiform, quando
ne avremo la possibilità.
Ultimo
argomento: ho sentito parlare di un gruppo chiamato Software. Vuoi dirmi
qualcosa in proposito?
Ora
si chiama Soft Works. Allan Holdsworth, Elton Dean, John Marshall e
io. Un’idea di Leonardo Pavkovic. E’ un newyorkese entusiasta (che viene
dalla Croazia, Bosnia, Italia e altri posti) e un fan dei Soft Machine.
Abbiamo registrato a Londra nel giugno del 2002 e Allan si è
portato i nastri a Los Angeles per missarli e fare i suoi assolo di
chitarra (non è mai soddisfatto di come viene la prima volta,
la seconda, la terza…). Anche questa formazione ha suonato al festival
Progman Cometh – finora il nostro primo e unico concerto. Il disco,
Abracadabra, verrà pubblicato innanzitutto in Giappone nel marzo
di quest’anno, e faremo un tour lì per promuoverlo, e successivamente
in Europa e negli Stati Uniti. Allan è una persona decisamente
strana con cui lavorare. Molto nervoso. Se ne sta in fondo al palco
come un gufo spaventato, suona a volume molto basso. Sono decisamente
più abituato a musicisti come Patrice Meyer, che può farti
vibrare i denti con una tempesta di suoni quando il momento lo richiede.
C’è
qualcosa che ti piacerebbe aggiungere?
Mi
piace ancora suonare dal vivo con le persone giuste e mi piace ancora
lavorare ai miei progetti in studio. Produco più musica che mai,
ho parecchie collaborazioni. A volte con musicisti che non ho mai incontrato!
C’è un CD che uscirà su Cuneiform chiamato Uses Wrist
Grab. Il gruppo si chiama Bone ed è formato da Nick Didkovsky
dei Dr Nerve, John Roulat dei Forever Einstein e da me. Nick ha registrato
delle cose a New York, io ho registrato in Inghilterra, abbiamo mandato
il tutto avanti e indietro per l’Atlantico. John ha aggiunto la batteria
e infine Nick ha missato tutto a New York. E non ci siamo mai incontrati!
Un altro progetto riguarda il registrare canzoni con un’amica di New
York che si chiama Virginia Tate – le sue parole, la mia musica. Lei
canta e abbiamo vari ospiti come Jim Matus, un musicista del Connecticut,
alla chitarra e ai liuti greci. Sto iniziando una nuova collaborazione
con Tim Bowness della Burningshed, e anche con David Willey degli Hamster
Theatre. E ho appena fatto un rimissaggio di un pezzo per Theo Travis,
l’ultimo sassofonista dei Gong. Quando sarà il mio momento di
volar via spero di morire mentre lavoro felicemente!
©
Beppe Colli 2003
CloudsandClocks.net
| Feb. 10, 2003
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