Intervista a
Domenico Romano
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di Beppe Colli
March 25,
2004
Sarà per
abitudine, sarà per effetto di una visione del mondo frutto di elaborazione
ragionata, solitamente il mondo del "consumo" e ciò che rispetto
al consumo è (o, meglio, si presume sia) "altro" sono visti
come entità separate la cui separazione non è fatto ritenuto
meritevole di discussione alcuna. Poi, ovviamente, nascono i problemi.
E le cose sembrano
complicarsi sempre più, con concretissimi effetti economici – librerie
e giornali specializzati che chiudono, etichette discografiche di chiara fama
che navigano in pessime acque, un livello d’attenzione ondivago che "respinge"
di per ciò stesso un’intera classe di fenomeni.
Le analisi colte,
va da sé, non mancano. Ma già l’osservazione attenta del reale
non potrà mancare di fornire almeno qualche elemento prezioso, qualche
spunto di riflessione.
Di norma siamo
soliti leggere interviste con osservatori privilegiati posti dal lato della
vendita – con annessi pericoli su cui è certamente inutile dilungarsi.
Ma perché – abbiamo ragionato – non provare a fare una chiacchierata
con qualcuno che i prodotti li ripara? Uno sguardo diacronico sul susseguirsi
delle tecniche – e dei successi e dei fallimenti delle tecnologie viste dal
lato del consumo. E’ un’idea.
Avuta l’idea,
semplicissimo pensare all’interlocutore ideale: Domenico Romano. Una delle
teste pensanti dell’AVS Elettronica, persona di competenza non comune in grado
di integrare l’analisi elettronica con un approccio "umanistico".
Lo abbiamo quindi
invitato a fare quattro chiacchiere in merito. Ha gentilmente accettato, e
poco dopo le 21 di un giorno qualunque della scorsa settimana abbiamo acceso
il registratore. La conversazione è andata a ruota libera, all’insegna
dell’informalità: una qualità che abbiamo deliberatamente scelto
di mantenere nella trascrizione che segue.
L’ultima volta
che le ho fatto visita in laboratorio ho trovato moltissimi televisori con
lo schermo gigante, e sulle prime mi è quasi sembrato di aver sbagliato
posto. Da dove vengono tutti quei televisori?
Il mercato si
sta spostando. Oggi esiste una nuova realtà chiamata Home Theatre.
E l’Home Theatre in un certo qual modo impone la grande dimensione del televisore.
Buona parte di quei prodotti non sono da riparare, perché questi prodotti
non si spostano: il prodotto rimane a casa del cliente. Noi ci rechiamo a
casa del cliente, preleviamo il telaio, facciamo la riparazione in laboratorio
(se è possibile, altrimenti il prodotto viene spedito direttamente
alla casa madre), poi riportiamo il telaio interno a casa del cliente e facciamo
delle tarature geometriche. Quelli che ha visto sono prodotti danneggiati
nel trasporto: lì ci sono da fare delle perizie, poi l’azienda decide
se il prodotto deve andare al macero, o di nuovo al negozio,
o se va riparato.
Dalla quantità
di apparecchi a grande schermo mi sembra di capire che questi prodotti sono
abbastanza diffusi.
Molto, molto
diffusi, perché il prezzo è sceso brutalmente. Oggi io dico
che l’elettronica sta abbattendo i prezzi, mentre le lattughe, i pomodori
li stanno alzando. Oggi un 14" si riesce a trovare a 90 euro, con telecomando,
Televideo, due anni di garanzia, lo scatolo, le istruzioni e il libretto.
Un CD portatile, comprensivo di tutto, si riesce a trovare a 30 euro. Un 28"
si trova a 200 euro. Un 43" oggi si riesce ad avere a 1.000 euro. E poi
una volta si diceva "non metterti vicino al televisore, perché
fa male", per le radiazioni o altro, mentre oggi con la LCD, la retroproiezione…
la percezione della pericolosità è cambiata.
A giudicare
dalla sua esperienza, è possibile affermare che oggi l’Home Theatre
è diventato quello che una volta era l’alta fedeltà, se parliamo
di numeri, di diffusione?
L’alta fedeltà
è un mondo che ormai purtroppo è morto. L’Home Theatre non prenderà
lo spazio dell’alta fedeltà, è l’alternativa all’alta fedeltà.
L’Home Theatre va a tutti, anche a chi non ne capisce molto e vuole vedere
un filmino, lo vede su grande schermo e con l’effetto surround a 5+1, a 4+1.
Ma l’alta fedeltà è una cosa a parte, non la metto a paragone
con l’Home Theatre. L’Home Theatre è il nuovo modo di ascoltare la
musica, perché prima c’è stata l’alta fedeltà, poi ci
sono stati i compattini piccolini che portano la musica in tutte le stanze,
senza nessun problema – lei ricorda che una volta c’era la stanza dove stava
l’alta fedeltà, no?, e quindi si puntava moltissimo a farsi l’impianto,
e allora con i risparmi prima ci si comprava l’amplificatore, poi dopo un
certo numero di anni si integrava l’alta fedeltà prima con questa,
poi con quella parte, con quello che ci si poteva permettere di spendere,
e dopo cinque/sei anni ci si faceva un impianto top. Però quel mondo
a mio parere è finito: oggi c’è elettronica di consumo – si
chiama proprio così, "elettronica di consumo", nel senso
che si consuma e poi si butta, senza farsi troppi problemi. Chi amava l’alta
fedeltà era qualcuno che l’amplificatore lo conosceva strabene, il
disco… Oggi non esistono più queste cose, siamo in una situazione
completamente diversa.
Su un forum
statunitense è stata avanzata l’ipotesi che i nuovi sistemi di ascolto
– 5+1 eccetera – possano essere la base per il rilancio della musica, con
i nuovi formati come il SA-CD o il DVD-A. Alcuni dicono che è una cosa
completamente diversa, altri affermano che il fatto di ascoltare musica tramite
questo tipo di esperienza sensoriale potrebbe portare a un nuovo interesse
per la musica, più approfondito, più simile a com’era una volta.
Cosa ne pensa, che esperienza ha rispetto a…?
Allora. Oggi
l’analogico è morto. Oggi stiamo passando quasi tutto sul digitale.
A casa come linea telefonica non abbiamo più quella tradizionale ma
l’ISDN, l’ADSL. I televisori passeranno sul digitale nel 2006. Le telecamere:
ci sono quasi in ogni casa telecamere digitali. Il computer, Internet, stanno
diffondendosi sempre di più e quindi: integrare il computer con il
televisore, la videocamera. Il videoregistratore sta morendo, c’è il
DVD, e il DVD è digitale. Quindi quello che stiamo vedendo è
un cambiamento totale: dall’analogico al digitale. Quello che un po’ rallentava
tutto era il televisore, che era analogico. Ma se abbiamo il televisore digitale,
con ingresso digitale, trasmissioni digitali, è ovvio che il mercato
si deve spostare. Da una parte io sono un po’ sentimentale, a casa ho ancora
il disco vinilico, se ascolto i Pink Floyd su disco vinilico ho ancora delle
emozioni, mentre se lo ascolto su CD ne ho altre, mi sembra più freddo,
anche se in qualche modo si è eliminato il fruscio. Però il
fruscio per me – e lo ripeto, sono un tipo sentimentale – il fruscio in qualche
modo colorava il suono. Non so se tutti riescono a percepire questa cosa,
il fruscio, il disco vissuto; a molti non piace, mentre a me in qualche modo
piace. Quindi ci sarà un mondo nuovo, un mercato nuovo.
Quindi lei
ritiene possibile che questi sistemi…
… prenderanno
questo spazio, sì.
… SA-CD,
DVD-A, prenderanno molto spazio.
Sì, lo
penso, lo penso proprio.
E l’automobile?
L’automobile
è ormai integrata. Non so se ha visto… noi gestiamo il marchio VDO.
Il nome probabilmente non le dice niente, però se le dico Smart probabilmente
ha già inquadrato. La VDO è un’azienda gestita dalla Mannesmann
– proprio quella dei tubi – che ha investito tantissimi soldi nell’elettronica
di consumo. Cos’hanno fatto? Hanno comprato tavoli, sedie, apparecchiature,
tecnici, ingegneri della Philips – branca automobili, car stereo, il car stereo
della Philips, hanno comprato tutto, e hanno investito in nuove tecnologie,
hanno fatto dei televisori satellitari che sono fantastici, e hanno costruito
una macchina "futuristica"… ma che non è più futuristica,
è attuale. Se vede i disegni… quella macchina è super accessoriata
di elettronica. Faccio un esempio. Lei sta facendo una manovra. E quando fa
una manovra, che fa? Gira la testa. Ora non c’è più il problema,
perché nel ricevitore satellitare, c’è lo schermo, c’è
una telecamera nascosta che in qualche modo le fa vedere lo spazio. Quando
si fa una manovra non sempre si sa se ci sono ostacoli. Qui ci sono dei sensori
che quando si arriva a un certo range che lei può impostare – a 20
cm., a 15 cm., a 10 cm., a 3 cm. – le danno un segnale acustico. Nei poggiatesta
dei sedili sono già predisposti dei piccoli monitor LCD dove chi siede
dietro può inserire la Playstation e visualizzare il gioco nel pannello
LCD. Oppure con il satellitare se lei si trova in un luogo che non conosce
può sapere di più sulle strade… L’automobile è molto,
molto integrata.
… perché
in quel forum al quale facevo riferimento si parlava della Acura – siamo negli
Stati Uniti – come una macchina che esce già predisposta per il 5.1
e quindi sperano, dato che l’industria discografica si sente destinata alla
miseria…
Ma il 5.1…
Il concetto è uno. Prendiamo la radio. Com’è che in macchina
lei distingue una stazione stereo? Certo, un po’ è l’audio. Però
se lei ci fa attenzione è perché si accende una lampadinetta.
Ora, cos’è che fa accendere la lampadinetta? E’ una frequenza posta
dietro l’audio a 38.000hz e che in qualche modo non fa altro che… Io che
trasmetto un segnale stereo mando i due segnali – destro e sinistro – e una
frequenza molto alta, a 38.000hz, e nella mia radiolina c’è un circuitino
che quando sente quel segnale a 38.000hz fa accendere la lampadinetta. Il
5.1, tutte le incisioni su dischetti CD sono fatti o a 5+1 o a 4+1, quindi
in qualche modo io ho già questi segnali. Quando nella mia automobile
ho un altoparlante a sinistra, uno a destra, davanti e dietro, ho già
quattro altoparlanti, quindi se ne metto un altro di fatto ho già il
4+1, il 5+1. Quindi non cambia nulla: su disco ho già questi segnali,
basta che io metta i miei altoparlanti, la mia piccola radio che già
è predisposta con quattro piccoli amplificatorini e ho risolto il problema.
Molto semplice.
A proposito
delle linee telefoniche veloci, alla quali poco fa facevamo riferimento. Negli
Stati Uniti, dove sono comunissime, molti ragazzi le usano per scaricare musica
gratis, spesso dalle università, che sono dotate di linee veloci…
… certo, certo.
… e molto
spesso questa musica viene ascoltata sui computer stessi o su apparecchietti
come l’iPod. Cos’ha notato a proposito del consumo di queste apparecchiature?
E’ un utilizzo
diffusissimo. Non tratto questo tipo di apparecchiature, ma so che ci sono
moltissimi che passano ore e ore a scaricare brani. E so che ci sono anche
radio che lo fanno, che si procurano brani poco accessibili in modo da avere
una programmazione più ricca. Ma è ovvio che così le
case discografiche ci rimetteranno.
Ha avuto modo
di vedere qualche iPod, qui da noi?
No. Ma è
un campo che non conosco. Ma è pirateria. Noi gestiamo la Playstation,
e quindi conosciamo benissimo il problema della pirateria nei videogiochi.
La Playstation ci dà delle direttive proprio al fine di non prendere
in considerazione tutti questi prodotti "taroccati". Io sono contro
la pirateria, anche se trovo illogico che un dischetto della Playstation venga
venduto a 50 euro. Forse per abbattere la pirateria bisognerebbe abbattere
il costo del disco, e allora la gente – se tra il disco taroccato e quello
originale non c’è molta differenza di prezzo – comprerà quello
originale. Ma sono in ogni caso strasicuro che l’azienda ci guadagna, nella
quantità. Anche sui dischi. Secondo me anche lì, il costo di
un CD è esagerato. Venti euro e oltre per un CD audio è esagerato.
Sicuramente se ne venderanno pochi a venti euro, forse è per questo
che il prezzo rimane sempre alto.
A giudicare
dai suoi clienti, dalle persone che vengono in azienda, come giudica il tipo
di interesse verso la musica rispetto al passato?
Totalmente, totalmente
diverso. Oggi il mercato è cambiato totalmente. Non esiste più,
come fino a qualche anno fa, l’appassionato, l’amatore di musica. Fino a qualche
anno fa si discuteva, ognuno aveva il suo modo di ascoltare, di interpretare
la musica. Secondo me tutta quella filosofia del suono oggi non esiste più.
A mio avviso il suono digitale in qualche modo ha standardizzato tutto. Quindi
il suono digitale è uguale dappertutto. Anche perché essendo
una serie di numeri binari – 01 01 01 – alla fine il risultato è quello…
mentre nell’analogico c’erano tante varianti nello 01. Ecco, le varianti,
in qualche modo ti danno la timbrica. Il suono digitale questo non ce l’ha.
In qualche modo l’unica cosa che fa cambiare un pochino è il sistema
di uscita analogico.
I cosiddetti
filtri.
Però non
appena passeremo al digitale, dove anche l’amplificatore sarà digitale,
questo noi lo perdiamo. Perché si passa dal digitale al digitale, quindi
da numeri ancora a numeri, e poi l’ultima parte sposterà i numeri in
analogico, perché il nostro orecchio è in analogico. Rimangono
solamente le casse e le orecchie, mentre ora in qualche modo abbiamo tutta
una serie di controlli – il loudness e queste cose qua – che con in digitale
in qualche modo perdiamo.
La testina,
la puntina…
Ma anche il Compact
Disc, in qualche modo, al momento in cui noi utilizziamo l’uscita analogica…
Se ascolta l’uscita analogica di un Denon confrontata con un Musical Fidelity
e poi con un Marantz si accorge che tutte e tre suonano diversamente. Se invece
prende l’uscita digitale Denon, Marantz e Musical Fidelity il segnale è
perfettamente uguale. Perché è un segnale digitale. E un segnale
digitale è in qualche modo un convertitore che in qualche modo deve
mettere a posto tutta questa serie di zero e di uno.
E a suo parere
questo è andato di pari passo con un diverso modo di rapportarsi alla
musica.
Il tutto si è
spostato nella direzione di una sempre maggiore perfezione, ma ora questa
perfezione sta diventando proprio fredda, non è più… un suono
caldo che in qualche modo prima avevamo…. Ma è un suono più
puro, più pulito, non c’è più il fruscio, non c’è
più quel "toc", quel graffietto, non c’è più.
E sicuramente
i Compact Disc sono molto più pratici da usare…
I Compact Disc
sono davvero facilissimi da utilizzare.
… non c’è
da tarare il braccio…
I nuovi apparecchi
non sono più come quelli di una volta. I nuovi apparecchi non hanno
più regolazioni interne. E’ tutto automatico, tutto elettronico, quindi
è l’apparecchio che decide come suonare. Non l’operatore. Mentre prima
noi potevamo dare mezzo grammo in più alla puntina e in qualche modo
potevamo modificare il suono, perché la puntina entrava in questo solco,
spingeva a destra e a sinistra, ecco, quell’apparecchio poteva suonare meglio
rispetto a un altro. E’ uscita una diceria – che io ritengo assurda – quella
di far suonare due CD uno sopra l’altro, perché l’apparecchio suona
meglio. Io… devo dire che non è possibile.
L’ho sentita
anch’io.
Non è
possibile, perché i numeri sono numeri. Quindi questo l’ha detto l’audiofilo
che ai tempi metteva mezzo grammo in più, mezzo grammo in meno sulla
puntina. Però la somma di 0 e 1 rimane sempre o 0 o 1, in digitale.
Una domanda
parallela: negli ultimi anni le è capitato di avere l’impressione che
il livello di uscita – come musica – del CD sia aumentato?
Lo standard è
sempre 250mv. Quello che invece è aumentato è la dinamica con
cui vengono incisi i dischi.
Mi riferivo
alla dinamica.
Oggi sì.
Perché
c’è un accesissimo dibattito in questo momento negli Stati Uniti –
e anche da noi, anche se in maniera meno visibile – sul fatto che un suono
"sparato", com’è tipico dei CD di oggi, suona "bene"
su qualunque tipo di apparecchio, però stanca le orecchie, se paragonato
a quello di prima. Ha questo tipo di impressione?
Sono d’accordo,
sono d’accordo.
Negli Stati
Uniti il dibattito è acceso anche perché un certo numero di
tecnici e produttori – quelli che poi firmano il disco, e che quindi in un
certo senso ci mettono la faccia – si lamentano che le case discografiche
chiedono loro dischi sempre più compressi, con un segnale estremamente
d’impatto, però scarsamente dinamico, e che suona più piatto,
meno musicale, più stancante.
Mah, io penso
che una scelta di questo tipo viene fatta in ogni caso su una ricerca di mercato.
Se all’ascoltatore piace questo, devo vendere questo. Qualche tempo fa è
successa la stessa cosa con il suono delle autoradio e il car stereo – prima
si chiamava autoradio, poi car stereo. Nel car stereo, chi ha portato a far
conoscere l’alta fedeltà in macchina, devo ammettere, è stato
Pioneer. Un marchio (che non gestisco) che ha messo fuori degli amplificatori,
dei preamplificatori, delle piastre che funzionavano solamente come piastre,
e ha portato il car stereo. E il giapponese in qualche modo ha messo – perché
al giapponese piacevano questi acuti – ha messo in macchina questo suono acuto,
quasi stridulo, rispetto al nostro autoradio Autovox – il suono Autovox era
bello, con molti bassi – e tutti quanti a poco a poco volevamo il suono alla
Pioneer. Ritornando al nostro discorso: certo, sicuramente le case discografiche
chiedono questo perché sicuramente il consumatore chiede questo tipo
di musica, e quindi bisogna dargliela.
Quindi dinamica
appiattita…
Sì, se
al consumatore piace questo suono che anche nel piccolo Walkman deve sentirsi
"sparato"… Anche perché io credo che oggi molte persone
stiano diventando più sorde. Mi riferisco a una fascia di consumo che
va dai quindici ai trent’anni. Perché questa è la fascia dei
consumatori. E questi secondo me stanno diventando più sordi, perché
in discoteca con quella musica così forte… Io qualche volta ci sono
stato, e dico qualche volta, perché sentire quella musica, sentirsi
quelle vibrazioni al centro dello stomaco, quando esco mi sento ancora rintronato
e per me è una sofferenza pazzesca. Quindi per le persone che ci vanno
spesso è ovvio che questo povero timpano che comincia a vibrare, ha
una sua elasticità, e deve in qualche modo irrigidirsi.
Qualche volta
ai semafori capita ancora di sentire Eminem sparato, e trema la struttura
della macchina.
C’è stato
un periodo in cui bisognava avere un impianto che poi al semaforo vibrava
tutto, è vero, ma oggi questo tipo di impianto è raro perché
le macchine escono già pronte con l’impianto in macchina, dove ci sono
quattro casse e a volte anche i tweeter, il suono è molto completo
quindi le persone non mettono più quegli amplificatori, però
c’è tutto un settore che li usa ancora, forse per mettersi in mostra.
Vorrei chiederle
un’ultima cosa. Una volta si diceva che l’interesse per la musica era diverso
tra uomini e donne, nel senso che nell’ascolto casuale della radio non c’erano
grandi differenze, ma gli uomini erano quelli che compravano l’alta fedeltà,
sceglievano le valvole o l’autoradio in macchina, mentre le donne erano molto
più casuali in questo aspetto del consumo. Se parliamo di surround
casalingo questo tipo di differenza esiste ancora?
Mi ricordo che
quand’ero più giovinetto bisognava sempre litigare con la moglie per
il fatto dell’impianto, della cassa, perché la cosa che deva più
fastidio alla donna era la cassa. Oggi in ogni caso con il 4+1 o con il 5+1
il problema non esiste più, le casse sono piccoline, il suono è
fantastico, il subwoofer si mette sotto un divano e alla fine non si nota
nulla. E secondo me alla donna la musica piace, è sempre piaciuta.
Oggi in qualche modo l’impatto della cassa non c’è più, quindi
l’impianto è meglio accettato.
Ma è
sempre l’uomo che sceglie e la donna che ascolta?
Secondo me è
come per le macchine: la macchina la sceglie l’uomo, però il colore
lo sceglie la donna. Non so se ci ha fatto caso: quando una coppia va, la
macchina la sceglie lui, però il colore lo sceglie lei. Secondo me
è sempre l’uomo che sceglie l’impianto, dove l’impianto va sistemato
oggi credo sia la donna a deciderlo; mentre una volta era l’uomo che decideva,
c’erano le guerre in famiglia, però alla fine vinceva l’uomo.
C’era l’angolo
dell’alta fedeltà.
C’era l’angolo dell’alta fedeltà. Poi è arrivato l’angolo
del "compattino" che in qualche modo ha stracambiato l’alta
fedeltà, quindi in ogni stanzetta abbiamo il "compattino",
costa poco, si sente bene, ha la radio, l’equalizzatore, il CD, la doppia
piastra, due casse, sempre a 99 euro, quindi in qualche modo questo
ha fatto un po’ morire l’angolo dell’alta fedeltà. Invece oggi
siamo arrivati ad avere lo spazio con il televisore, con il grande schermo.
L’impianto integrato nel televisore. E alla donna questo piace, vede
un bel DVD, e vede l’effetto-cinema. Una volta invece la cosa era un
po’ diversa perché molta musica in ogni caso veniva proposta
dall’uomo. Forse la donna sentiva di più Sanremo, mentre a noi
maschietti piaceva un altro tipo di musica.
Questo mi
ricorda che in certi generi musicali – penso a settori del "progressive"
inglese – i musicisti cercavano di scorgere le donne tra il pubblico, perché
si davano concerti dove non ce n’era nemmeno una. Più difficile era
la musica e meno donne c’erano.
Oggi non è
così. E’ sufficiente andare a vedere dei concerti. Anche quando si
va allo stadio, quante donne ci sono? Una volta lo stadio era solamente per
gli uomini, non so se ricorda la canzone di Rita Pavone, "mi lasci sola
per vedere la partita di pallone". Oggi non esiste più una differenza
tra l’uomo e la donna.
In termini
di consumo di musica.
In termini di
consumo, sì. La donna consuma musica. E quei pirati non sono solamente
maschietti.
© Beppe
Colli 2004
CloudsandClocks.net
| March 25, 2004