Intervista a
Elaine diFalco
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di Beppe Colli
Dec. 14, 2005
Le tastiere (fisarmonica inclusa) e la voce di Elaine diFalco costituiscono
per chi scrive non poca parte del fascino emanato dagli album del trio
statunitense denominato Caveman Shoestore (o Caveman Hughscore per i
dischi incisi in compagnia di Hugh Hopper): un gruppo dove materiali
sovente "dispari" vengono pronunciati con svelta cadenza new-waver
e nel quale la diFalco è affiancata dal bassista Fred Chalenor
e dal batterista Henry Franzoni.
Super Sale è il più recente capitolo di una lunga storia.
E dato che ci era talvolta capitato di leggere delle interviste a Fred
Chalenor ma mai a Elaine diFalco, abbiamo deciso di contattarla allo
scopo di rivolgerle qualche domanda. La diFalco ha accettato di buon
grado, e la conversazione ha avuto luogo tramite posta elettronica la
scorsa settimana.
Dato che non so assolutamente nulla del tuo background, mi piacerebbe
sapere come hai cominciato a sviluppare un interesse per la musica,
conoscere le tue prime influenze, le tue preferenze & antipatie
a proposito di strumenti musicali… insomma, le solite cose.
Sono la più giovane di una grande famiglia dotata di spiccato
senso musicale. In casa c’era un pianoforte e l’ho scoperto in tenerissima
età. Ricordo il mio entusiasmo quando finalmente sono diventata
abbastanza alta da poter raggiungere il pedale di "sostenuto",
quindi quando ho incominciato ero davvero piccola. Da bambina non ho
mai preso lezioni. Suonavo completamente a orecchio.
Quando ero giovane la musica classica era un’influenza molto importante
per me. Mi piaceva molto in quelle rare occasioni in cui mia mamma suonava
dei dischi, di solito quando avevamo visite. Ricordo di aver notato
la musica di vecchi cartoon e di aver pensato che era stupefacente che
qualcuno scriveva delle note in modo che della gente suonasse cose come
quelle.
Però mio fratello Dave è stato quello che ha avuto la
più grossa influenza su di me quando io ero una ragazzina. Ha
undici anni più di me e tra i miei fratelli e sorelle era quello
che aveva il gusto più eclettico. Mi ha fatto ascoltare Zappa,
i Mills Brothers, i Residents, Billie Holiday, tanti tipi diversi di
cose. Mi ha davvero aperto le orecchie. A me piaceva moltissimo Elvis
Costello.
Sono scappata di casa quando avevo quattordici anni e ho cominciato
a suonare nei gruppi. Suonavo con tipi che avevano tutti almeno dieci
anni più di me. Musicisti eccellenti. Mi hanno fatto apprezzare
i Gentle Giant, i Dixie Dregs, Jan Hammer… roba di quel tipo. Tutto
questo avveniva negli anni ottanta a Phoenix, un posto dove c’era una
comunità punk decisamente fiorente, quindi questa è una
cosa che certamente ha avuto un impatto su di me. In quei giorni suonavo
moltissimo in alcuni gruppi diversi: Kill Everyone è stato il
primo, poi Syneasthesia, Almighty Sphincter e God Wads. Per essere una
scena punk c’era un sacco di melodia, e c’erano un sacco di gruppi diversi
che suonavano tutto il tempo. Adesso c’è un sito dove ci sono
molti dei vecchi volantini di quel periodo a Phoenix: www.azpunk.com.
Vorrei sapere come si sono formati i Caveman Shoestore – e anche
qualcosa a proposito dei due primi album del gruppo, Master Cylinder
e Flux.
All’inizio del 1990 mi sono trasferita da Portland a Phoenix insieme
ai GodWads. Ho incontrato Fred ed Henry a uno show cui abbiamo partecipato
chiamato AIMFest (Amature Independent Music). Credo sia stato fatto
solo una volta. Loro stavano suonando come duo e ho pensato che fossero
eccellenti. Continuavo a pensare che avessero bisogno di una voce che
li aiutasse a tenere insieme il tutto. Buttavano note dappertutto!!!
Credo che anche loro fossero dello stesso avviso, dato che la settimana
successiva mi chiesero di unirmi a loro!!!
Master Cylinder è stata una grande esperienza. Una persona meravigliosa
chiamata Alessandro Monti volò dall’Italia per aiutarci a produrlo.
Ho perso i contatti con lui, e così spero un giorno di riuscire
a trovarlo e di sapere che sta facendo.
Per Flux avevamo trovato Amy DeVargas, che suonava il basso in modo
incredibile ed era un’eccellente autrice di canzoni. Ho trovato meraviglioso
poter finalmente cantare armonie con qualcuno. Cantare parti di accompagnamento
è una cosa completamente diversa, e a questo riguardo quella
musica consentiva un sacco di sperimentazione. Amavo il fatto che avevamo
due bassi e niente chitarre. Un grande musicista di New York – si chiama
Jimi Zhivago – venne ad aiutarci a produrre il disco. Era un produttore
eccellente e per Flux ha catturato un buon suono. Litigava di continuo
con Fred a proposito del mettere il riverbero sulle parti vocali. Fred
era inflessibile a proposito di non volere il riverbero su tutto. Credo
che Jimi ne abbia aggiunto davvero solo un pizzico quando ha portato
il disco alla masterizzazione. Era una cosa estremamente sottile ma
ciò nonostante Fred se n’è accorto. Io tendo a essere
d’accordo con Fred. Mi piacciono parti vocali "asciutte".
Mi parleresti di come il gruppo ha iniziato a collaborare con Hugh
Hopper?
Hugh ha letto che Fred suonava il basso con il fuzz sulla rivista Musiche.
Ha mandato un messaggio a Fred. Tutto quello che c’era scritto era "Fred,
la rivista Musiche ti accusa di suonare il basso con il fuzz. E’ vero?".
Quando ha ricevuto quel messaggio Fred si è molto emozionato.
Ha risposto chiedendo la musica di Sliding Dogs che i Caveman cominciarono
a suonare. Abbiamo anche registrato una canzone che Fred ha scritto
per Hugh chiamata The Hugest Hopper che è poi uscita su una raccolta
chiamata This Is PDX… mi pare. Non mi ricordo. Non ne ho una copia
e sono passati anni dall’ultima volta che l’ho ascoltata. Non ricordo
neppure il nome dell’etichetta. Sono sicura che Fred ne ha una copia.
(Non è entrata a far parte della mia collezione quando ci siamo
separati!!) Poi un giorno Hugh ci ha mandato un bel po’ di musica eccellente
dicendoci che eravamo liberi di farne quello che volevamo. Il che ci
ha portato a fare dischi con lui.
Mi piacerebbe conoscere la tua opinione a proposito di certi aspetti
del lavoro di ognuno dei tre CD che avete registrato con Hugh Hopper
– per esempio, produttori diversi, studi diversi, problemi specifici
e così via.
Beh, per il primo disco, Caveman Hughscore, eravamo in uno studio davvero
extralusso chiamato Sound Impressions. Per quel disco non abbiamo davvero
avuto un produttore. Abbiamo in un certo senso lavorato insieme al tecnico
che aveva lavorato con noi sul precedente album dei Caveman, Flux: Nick
Kellogg. E’ una persona con cui è bello lavorare. Sembrava divertirsi
davvero. Quell’album per me ha un suono molto grezzo.
Abbiamo fatto HighSpotParadox a Seattle invece che a Portland. Sfortunatamente
in quel periodo non stavamo lavorando con Henry, ma abbiamo avuto un
altro batterista davvero eccellente, Will Dowd, che è decisamente
conosciuto. Wayne Horvitz ha prodotto il disco. Puoi sicuramente sentire
il suo tocco, ma Tucker Martine ha avuto TANTA parte nel risultato finale
del suono di quell’album. Fred e io abbiamo anche cambiato alcune di
quelle canzoni. Abbiamo aggiunto degli incisi o arrangiato delle cose
o le abbiamo ridotte in frammenti e poi rimesse insieme.
Delta Flora è stato il primo disco per il quale Hugh è
rimasto in Inghilterra. Abbiamo registrato le nostre basi su nastro
da Tucker (il suo studio si chiama Flora), le abbiamo trasferite su
ADAT, e poi io sono volata in Inghilterra e abbiamo registrato al Delta
Studio, che si trova vicino a dove vive Hugh.
Come puoi vedere l’album ha preso il nome dai due studi nei quali è
stato registrato. HighSpotParadox prende il nome dal posto in cui facevamo
colazione quando abbiamo fatto quel disco. L’idea è venuta a
Hugh.
Suoni la fisarmonica e varie tastiere, la maggior parte delle quali
di tipo "classico" come i piani elettrici Fender Rhodes e
Wurlitzer, l’organo Hammond B3 e così via. Mi parleresti del
modo in cui vedi queste tastiere di tipo meccanico, contrapposte a strumenti
basati su software e plug-in?
Credo di avere sempre preferito la qualità organica delle tastiere
"classiche" e dei veri pianoforti in ragione della mia formazione
classica. C’è un tecnico che faceva la manutenzione del mio Rhodes
che mi spiegava che io probabilmente desidero le proprietà fisiche
di strumenti che hanno risonanze per simpatia, la serie armonica. E
gli strumenti digitali non hanno queste caratteristiche. Amo anche il
suono più grosso e caldo dei sintetizzatori analogici. Sembrano
fare un WOOF davvero bello! Però Fred sta collezionando un sacco
di sintetizzatori, sia digitali che analogici, e li ho usati sul nostro
album di prossima uscita intitolato Frankensongs, quindi mi sto espandendo!!!
Su Delta Flora c’è una canzone molto bella scritta da te,
November. Ci sono canzoni che in questo momento consideri davvero belle?
Grazie.
AMO incredibilmente Cuckooland di Robert Wyatt. Mi ha colpito moltissimo
Foreign Accents. Ho dovuto smettere di fare quello che stavo facendo
e l’ho riascoltata tantissime volte. Devo dire che un pomeriggio ne
ho registrato la mia versione per il puro piacere di farlo. Ho tirato
fuori il mio violino (che non ho mai suonato), la mia campana tibetana,
ho riempito tutte le sedici tracce del mio registratore! Ho fatto ascoltare
le due versioni a una mia cara amica di nazionalità giapponese.
I suoi nonni sono sopravvissuti alla guerra e non ne parlano assolutamente
mai. Ascoltare questa canzone l’ha fatta piangere. Quella canzone ha
un sacco di forza.
Si dice che al giorno d’oggi la gente ha un livello d’attenzione
molto più breve che nei decenni passati, e questo fattore viene
considerato un serio ostacolo all’apprezzamento della "musica difficile"
nei modi che erano discretamente comuni, per esempio, ai tempi del "progressive".
Partendo dalla tua esperienza personale, come vedi questo argomento?
Credo che ci sarà sempre chi cerca la musica di cui ha bisogno.
Ritengo che il fatto che oggi sia più facile per una persona
qualunque fare un disco rispetto ai decenni passati abbia enormemente
aumentato la quantità di schifezze in circolazione. E quindi
faticare per farsi strada fra tutto quello che c’è in giro per
trovare qualcosa di valido può sembrare un’impresa impossibile.
Forse questo fatto ha cambiato la quantità di pazienza che la
gente possiede per quanto riguarda le loro abitudini d’ascolto.
Però Joni Mitchell ha fatto notare in modo eloquente che la musica
della sua epoca d’oro aveva molta più integrità. Lei ha
detto che la musa manca dalla musica e che tutto quello che oggi tu
hai è "ic". Forse le onde radio sono saturate da musica
per le masse, e almeno in America questo vuol dire il più basso
comun denominatore della società. Ascolto la radio raramente,
ma quando lo faccio non riesco a reggere la roba che ascolto. E’ tutta
robaccia fatta secondo una ricetta. Forse dovrei sforzarmi di più,
ma non ho la pazienza!!! AH AH!!
Credo comunque che il punto cruciale sia che la gente risponderà
a quello che per loro ha risonanza. Posto che tu sia in grado di far
pervenire la tua musica al tuo pubblico specifico ci sarà sempre
qualcuno che dedicherà il suo tempo ad ascoltare. E Internet
e la tecnologia possono avere un peso al riguardo.
Ritorniamo ai Caveman Shoestore: vuoi parlarmi del nuovo album, Super
Sale? (Tra parentesi, gli accreditamenti delle canzoni non rendono chiaro
chi ha scritto cosa.)
Beh, parlando in generale il nome che viene per primo è quello
di chi ha scritto il nucleo della canzone e i nomi che vengono dopo
sono di chi ha dato un contributo compositivo di rilievo per farla diventare
come è venuta. A meno che, naturalmente, non l’abbiamo composta
tutti insieme… nel qual caso non c’è una regola.
Dato che vivo in California e che al tempo delle registrazioni Fred
viveva a Seattle ed Henry a Portland… abbiamo fatto il disco per corrispondenza.
Fred guidava giù fino a Portland, provava con Henry e poi mi
mandava una registrazione. A quel punto io provavo/sviluppavo la mia
parte e alla fine sono volata a Seattle a registrare le parti di base.
A quel punto caricavo le parti grezze nel mio registratore e venivo
fuori con i testi (Henry mi ha mandato delle idee sulle quali lavoravo
e alle quali aggiungevo). Ho fatto dei provini vocali per la maggior
parte dei pezzi che in alcuni casi suonano DAVVERO diversi dato che
sono alquanto disadorni.
Oggi la tendenza prevalente è quella di usare sempre più
compressione nel suono di un disco – e anche sulle voci, per non parlare
dei programmi di correzione automatica dell’intonazione ai quali ci
riferiamo di solito con il termine "autotune". In qualità
di cantante, qual è la tua percezione di questa tendenza – e
del modo in cui la musica suona?
Com’è molto probabile che tu possa notare… non è stata
operata nessuna correzione di intonazione, a quanto io posso sentire.
Yup… In queste cose come viene viene.
Forse la compressione è aggiunta durante il processo di masterizzazione.
Ma non sono consapevole di un suo uso crescente in nessuno dei nostri
dischi.
La solita domanda finale a proposito dei piani futuri – in gruppo
e in solo.
Beh, al momento stiamo lavorando a un album chiamato Frankensongs. Presto
dovrò volare su a registrare le mie parti vocali. In effetti,
devo trasferirmi di nuovo lì. Fred e io eravamo sposati e ci
siamo separati. Io mi sono trasferita in California per andare a scuola.
Beh, la scuola l’ho finita… ora è tempo di tornare a essere
una musicista.
Fred mi è di incredibile sostegno e ovviamente è ancora
il mio migliore amico. Abbiamo in mente di fare un sacco di musica quando
torno lì. Ho un sacco di musica che ho composto per quintetto.
Lui ha già individuato dei musicisti per quel progetto.
Ho anche un progetto orchestrale al quale sto lavorando per un pezzo
teatrale basato su una ricerca storica che sto facendo. Non voglio dire
nient’altro in proposito, ma sono davvero entusiasta.
© Beppe Colli 2005
CloudsandClocks.net | Dec. 14, 2005