Nota da Beppe Colli:
"Un paio di giorni dopo che l’intervista è stata messa
in Rete Chris Cutler ha espresso la sua scarsa soddisfazione nei confronti del
testo che ci aveva inviato e ci ha chiesto di poter inviare una versione
migliorata dato che a suo dire la prima versione era poco rifinita e lui non ha
piacere che cose poco rifinite restino disponibili al pubblico per sempre.
La nuova versione è ora etichettata "seconda
stesura", la prima versione "prima stesura".
I lettori attenti noteranno che ambedue le versioni
rimangono qui disponibili, e lo saranno per l’eternità – o almeno, finché
paghiamo l’affitto di questo spazio web. Il motivo è semplice: Dal giorno in
cui abbiamo cominciato a pubblicare è stato nostro preciso intento quello di
non cambiare nulla di uno scritto dal momento in cui esso viene pubblicato,
l’unica eccezione essendo ovviamente gli errori di battitura e simili."
Lindsay Cooper:
un omaggio
Intervista a
Chris Cutler
(seconda stesura)
—————-
di Beppe
Colli
June 30, 2014
Il titolo del messaggio da noi trovato nella posta a metà
della scorsa settimana era di quelli da stropicciarsi gli occhi:
"Henry Cow, Music for Films, News from Babel, and Oh
Moscow, play the music of Lindsay Cooper".
Quando? E dove?
Friday 21 November – London Barbican
Saturday 22 November – Huddersfield – Lawrence Batley
Theatre
Gli Henry Cow? Possibile?
"The concerts will feature Henry Cow (1968 – 1978, who
said they’d never re-form)."
Seguiva una lista di nomi davvero pazzesca. Tempo di riflessioni.
Come il lettore ricorda, la scomparsa di Lindsay Cooper, lo
scorso anno, era stata fonte di grande tristezza per la comunità internazionale
di musicisti e amanti della musica che tanto avevano apprezzato il lavoro
compositivo e strumentale di questa musicista. E la tristezza non era stata
minore per il fatto che la scomparsa non veniva inattesa: da tempo la Cooper si
era allontanata dalle scene, con l’annuncio ufficiale della malattia venuto
molto tempo dopo la triste diagnosi, formulata alla fine del cammino degli
Henry Cow ma tenuta segreta per circa due decenni.
Resta la musica. E dopo un lavoro di preparazione che
immaginiamo non sia stato agevole, ecco giungere la notizia di questi concerti.
Come sempre in questi casi, facciamo partire un messaggio in
direzione di Chris Cutler. "Ne parliamo?" "Va bene."
Sono quarant’anni che gli Henry Cow hanno pubblicato il
loro secondo album, Unrest, e sono certo che questo è un argomento che hai già
trattato mille volte, ma mi farebbe piacere se accettassi di parlare ancora una
volta delle qualità personali e musicali di Lindsay Cooper che hanno indotto il
gruppo a sceglierla come nuova compagna.
Beh, sapevamo che non volevamo tentare di rimpiazzare Geoff
– che era impossibile da rimpiazzare – e abbiamo deciso di cercare uno
strumento che arricchisse la nostra tavolozza timbrica – abbiamo anche
considerato suonatori d’arpa e di trombone. Avevo incontrato Lindsay quando
suonava nei Comus, adesso suonava nel Ritual Theatre con un nostro
vecchio amico, Clive Bell. Così Fred e io andammo a vederla e sembrò subito
ovvio che lei sarebbe stata perfetta: aveva studiato musica classica – quindi
non avrebbe avuto alcuna difficoltà con le nostre composizioni complesse – ed
era perfettamente a suo agio nell’improvvisazione. Cosa che a quel tempo era
una combinazione di talenti davvero poco comune. Inoltre, sapevamo di avere
bisogno di qualcuno che fosse migliore e più avanti da un punto di vista
tecnico di quanto fossimo noi, che ci spingesse a diventare migliori per tenerci
al passo. Questa era Lindsay.
Quattro anni più tardi, Western Culture – l’ultimo album
di studio pubblicato dagli Henry Cow – presentava una nuova firma compositiva,
con gran parte della musica della seconda facciata opera di Lindsay Cooper. Ma
anche nuovi ingredienti nella ricetta – Irene Schweizer al piano, Anne-Marie
Roelofs al trombone e al violino – con il brano intitolato Look Back a
prefigurare sviluppi futuri. Vederla sbocciare nella composizione è stato
motivo di sorpresa per il gruppo?
Sorpresa, no; piacere, sì. In precedenza, Fred e Tim avevano
scritto la maggior parte delle composizioni, sebbene anche John scrivesse –
molta della musica delle Baccanti è sua, e Half Asleep; Half Awake è una parte
importante di Unrest. Ma – con Lindsay che si è inserita, il fatto di
ambientarci nella nuova situazione, la parentesi Slapp Happy, Lindsay che se
n’è andata ed è poi ritornata nel gruppo… e l’incredibile calendario di
lavoro che ha fatto seguito… nessuno ha scritto granché durante quel periodo.
Dopo di che John se n’è andato e abbiamo dovuto trovare un altro bassista… e
a quel punto Fred non aveva scritto niente da un paio d’anni e Tim, che
scriveva pezzi imponenti, ma molto lentamente, aveva completato solo una
composizione di venti minuti. Adesso la storia si fa complicata, ma si conclude
con il gruppo che si divide sulle composizioni che avevamo e poi fa un disco
usando altri pezzi – che erano stati scritti molto velocemente nel nostro
tragitto verso lo studio, per la maggior parte da Fred e da me – non
pubblicando il disco come un disco degli Henry Cow, e decidendo alla fine di
sciogliersi. Curiosamente, questa catena di eventi ha liberato in tutti noi un
inatteso impulso di ottimismo creativo, e abbiamo deciso che prima di separarci
avremmo fatto dei tour d’addio in tutta Europa – suonando solo musica nuova…
la maggior parte della quale scritta da Lindsay e Tim. Puoi ascoltarne una gran
parte su Western Culture. L’ascolto odierno – e anche quello di allora – rende
palese quanto matura e evoluta fosse la scrittura di Lindsay.
Irene? Beh, eravamo in Svizzera e Irene era in Svizzera, e
lei e Lindsay suonavano già insieme nella formazione denominata Feminist
Improvising Group (FIG), quindi è stato facile. Per Anne-Marie è stata pura
fortuna. Ci siamo incontrati per caso ad Amsterdam quando lei spontaneamente si
è fatta avanti alla fine di Teenbeat mentre Lindsay e Tim suonavano insieme
nell’auditorium. Non avevamo idea di chi fosse, ma un mese dopo faceva parte
del gruppo.
Ritengo che la pubblicazione di The Road – il 40th
Anniversary Box – sia stata una bella aggiunta agli album di studio degli Henry
Cow a noi tanto cari – non dimenticando ovviamente l’album dal vivo intitolato
Concerts. Parlando di Lindsay Cooper vorrei mettere in risalto il DVD-V con il
concerto dal vivo intitolato Vevey 1976 e anche il quartetto dedito
all’improvvisazione che appare nei Voll. 4 & 5 – Trondheim 1976. Sono
ancora disponibili?
Sì. E spero di riuscire a tenerli in catalogo.
Vorrei citarti un tuo passaggio che appare a pag. 26 del
primo libretto del box: "Decidemmo di prenderci una pausa dai concerti dal
vivo e ripensare le cose. Tre mesi dopo ci riunimmo e chiedemmo a Lindsay di
lasciare il gruppo." (…) "Io avevo già invitato unilateralmente
Lindsay a tornare nel gruppo per la registrazione (non so come ho avuto il
coraggio, ma in sua assenza avevamo tutti capito quanto lei fosse
indispensabile al gruppo)". Detta così è un po’ criptica per un
osservatore esterno. Vorresti essere più esplicito?
Preferirei di no. Ci sono sensibilità che voglio rispettare
e non è mia intenzione fare dei miei ricordi e della mia interpretazione dei
fatti "la verità." Ma abbiamo chiesto a Lindsay di lasciare il gruppo
nell’estate del 1974, e io l’ho chiamata autonomamente da St. Christopher
mentre stavamo provando per In Praise Of Learning e le ho chiesto di unirsi a
noi nella registrazione. Lei è venuta, ha suonato ed è rimasta con noi finché
il gruppo si è sciolto, e non credo che qualcuno abbia mai più detto un’altra
parola al riguardo. Sono certo che Ben Piekut racconterà una storia più
completa quando il suo libro uscirà – sarà un insieme tratto dai resoconti di
ciascuno di noi. Preferisco aspettare il libro.
Spero di non sbagliarmi se dico che l’album successivo
contenente musica composta da Lindsay Cooper che mi è capitato di ascoltare è
stato Rags (1980), la colonna sonora da lei scritta per il film The Song Of The
Shirt, e anche se suppongo che la musica che ha scritto per The Gold Diggers
(1983) sia quella più celebrata devo ammettere di avere un debole per Rags, sia
per l’idea che per l’esecuzione. E anche per Music For Other Occasions (1986).
Tu hai suonato su alcuni di quei brani, accanto a ex membri degli Henry Cow
come Fred Frith e Georgie Born e a volti noti come Phil Minton, Sally Potter e
Dagmar Krause. Mentre mostrava la sua crescita nel comporre e nel padroneggiare
gli strumenti, la musica che Lindsay Cooper ha scritto per quei media
affrontava anche argomenti complessi di natura politica e sessuale. Ti dispiacerebbe
darmi una descrizione, per quanto breve, della cornice culturale che rende
possibile il fatto che lavori di questo tipo possano esistere e prosperare?
Lindsay ha dato vita al Feminist Improvising Group (FIG)
nell’ultimo anno di vita degli Henry Cow e anche Dagmar e Georgie ne facevano
parte. Per noi, in quegli anni, il lavoro culturale era lavoro politico. I
concerti della formazione denominata Music for Films erano accolti con
entusiasmo non a dispetto ma grazie alla sua politica; e perché la maggioranza
del gruppo era formata da donne. Non c’è una risposta veloce che renda conto
del perché. Quelli erano tempi pieni di ottimismo, illuminati da idee di
opposizione. Oggi è completamente l’opposto, ma per dire perché in poche parole
ci vorrebbe un libro intero, e non è un lavoro che sono competente a svolgere.
Spero non ti dispiaccia se dico che considero i due album
pubblicati con la sigla News From Babel uno dei vertici della "musica rock
moderna". (Tra parentesi, credo che questa sia stata la prima volta che ho
ascoltato Zeena Parkins.) Tu ne hai scritto i testi – ovviamente hai anche
suonato la batteria – e Lindsay Cooper la musica. Qui devo confessare che anche
se apprezzo molto l’atmosfera angosciata di Sirens And Silences/Work Resumed On
The Tower (1983) in realtà considero la cifra sonora – e l’atmosfera dolente –
del secondo album, Letters Home (1986), un capolavoro moderno. Ma il gruppo non
ha mai fatto concerti, giusto? Cosa che mi ha sempre sorpreso. Vuoi parlarmene?
Dopo gli Art Bears, ho chiesto a Lindsay se era disposta a
collaborare a un altro lavoro di canzoni (a quel tempo lavoravamo insieme nel
gruppo Music for Films). Ho suggerito Zeena dato che l’avevo incontrata in
Olanda quando lavoravo con i Black Sheep a una cosa che vedeva la presenza del
Janus Circus di Chris Wangro, dove Zeena suonava la fisarmonica e
recitava. Una sera lei e io parlavamo e le ho detto quanto mi piaceva l’arpa; e
che mi sarebbe piaciuto introdurre un’arpa negli Henry Cow, allora Zeena ha
detto: sai, ho un diploma in arpa ma non la suono più; è ingombrante e pesante
e difficile da trasportare, e non ci sono vere opportunità di suonarla in un
contesto rock, allora ho detto: se ricominci a suonarla ti prometto che faremo
un disco. Quella è stata la scintilla per i News from Babel. Ho scritto dei
testi e li ho dati a Lindsay e ci siamo tutti visti a Londra e abbiamo
registrato. Non abbiamo mai suonato dal vivo perché era difficile ricevere
proposte di fare concerti ed essere pagati a sufficienza per fare arrivare Zeena
da New York e trovarle un’arpa e andare da un posto all’altro senza perdere
soldi. Avremmo potuto risolvere il problema se qualcuno ci avesse invitato a
suonare, ma nessuno lo ha fatto… Gli Art Bears hanno fatto un solo tour, di
circa dodici giorni, e quello fu già abbastanza difficile, così i News from
Babel non hanno mai veramente avuto una chance. E Robert non voleva andare in
tour. Così finalmente sarà fantastico poter eseguire alcune di quelle canzoni
dal vivo.
Forse sbaglio, ma credo che quello intitolato Oh Moscow,
con testi di Sally Potter, sia il lavoro di Lindsay Cooper maggiormente
apprezzato in tutto il mondo. La versione che tutti conosciamo è quella
registrata dal vivo a Victoriaville l’otto ottobre del 1989 che vede, tra gli
altri, la partecipazione di Phil Minton, Sally Potter, Hugh Hopper e Alfred
Harth, dove Marilyn Mazur suona la batteria, anche se in alcuni concerti alla
batteria c’era Charles Hayward, e in altri tu. Come vedevi questo lavoro –
seduto o meno sullo sgabello della batteria?
E’ un lavoro perfettamente realizzato e pienamente maturo
che fa uso di tutte le doti di Lindsay. Le canzoni sono davvero memorabili e il
rapporto tra musica e testo è perfetto. E’ un gioiello. Si parlava sempre di
ricavarci un film e lo meriterebbe appieno. In quel modo più gente avrebbe la
possibilità di ascoltarlo.
Vorrei che mi raccontassi di quando hai inciso e fatto
concerti con Lindsay Cooper nella formazione chiamata David Thomas & The
Pedestrians – a me piace particolarmente l’album More Places Forever (1985),
che non so se è ancora disponibile.
Dopo che i Pere Ubu si sono sciolti, David ha fatto un tour
in America con Ralph Carney – il sassofonista dei Tin Huey che ha poi lavorato
con Tom Waits. In Europa David ha fatto comunella con Lindsay e per un po’
hanno lavorato come duo. A un certo momento c’è stato un concerto a Londra e
David, che conoscevo da molto tempo, mi ha detto "perché non vieni a
suonare con noi?". E questo è stato il primo concerto dei primi
Pedestrians. Dopo di che siamo stati in giro, in modo intermittente, per i
quattro anni successivi, aggiungendo a poco a poco musicisti finché la
formazione non si è tramutata prima nei Wooden Birds e poi di nuovo nei Pere
Ubu, e a quel punto Lindsay se n’era andata. L’idea alla base dei Pedestrians
era semplice; eravamo uno spettacolo che univa parti spiritose alla poesia:
David parlava e cantava, Lindsay e io davamo un sostegno a quello che faceva, o
gli andavamo contro – improvvisando quasi completamente quello che facevamo. Il
trio era flessibile, veloce e poi… chi altri faceva quel tipo di cose?
Sì, More Places è ancora disponibile, ma solo in vinile; ci sono ancora copie
della stampa originale. Ma ho in programma di pubblicare un doppio CD di pezzi
inediti e fuori catalogo di Lindsay in coincidenza con il concerto di novembre
e cercherò di includere anche qualcosa dei Pedestrians.
Lo spunto di questa conversazione è ovviamente l’evento
speciale in onore di Lindsay Cooper che andrà in scena a Londra il 21 e 22
novembre. La lista dei partecipanti confermata a oggi è impressionante, con
Alfred Harth, Anne-Marie Roelofs, tu, Dagmar Krause, Fred Frith, John Greaves,
Michel Berckmans, Phil Minton, Sally Potter, Tim Hodgkinson, Veryan Weston e
Zeena Parkins. Capisco che è ancora troppo presto per discutere la cosa in
dettaglio, ma vorrei che tu mi dessi un’idea di quello che vedremo sul palco.
Presentare un panorama completo del lavoro di Lindsay
sarebbe stato più di quello che sarei riuscito a fare – o che chiunque sarebbe
riuscito a finanziare, quindi alla fine ho scelto di ricostituire i quattro
gruppi principali che hanno eseguito le sue composizioni: gli Henry Cow, Music
for Films, News from Babel e Oh Moscow – dato che questo era realizzabile e
poteva essere messo in scena con un ensemble di soli dodici elementi.
Fortunatamente David Jones di Serious era disposto a impegnarsi in tal senso
(nessun altro al quale mi sono rivolto era disposto ad assumersi il rischio:
"una bella idea", mi hanno detto, "ma impossibile da
vendere"). David ha detto "sì", decidendo di correre un grosso
rischio in ragione di antiche amicizie, cosa della quale gli sono grato. E
quindi, facciamo gli scongiuri. I quattro gruppi suoneranno le composizioni di
Lindsay nell’ordine in cui sono state composte (Henry Cow, Music For Films,
News From Babel, Oh Moscow), e tutti i membri dell’ensemble faranno parte di
varie formazioni, secondo il bisogno. Lindsay suonava il fagotto, il soprano e
il pianoforte – e spesso, nelle registrazioni, tutti e tre – e quindi ci vogliono
già tre persone per coprire quest’area. Michel Berckmans degli Univers Zero
suonerà le parti di fagotto, Alfred Harth e Tim Hodgkinson i sassofoni e Fred,
Zeena e John le parti di piano. Sarà divertente.
© Beppe Colli 2014
CloudsandClocks.net | June 30, 2014