Nota da Beppe Colli:
"Un paio di giorni dopo che l’intervista è stata messa
in Rete Chris Cutler ha espresso la sua scarsa soddisfazione nei confronti del
testo che ci aveva inviato e ci ha chiesto di poter inviare una versione
migliorata dato che a suo dire la prima versione era poco rifinita e lui non ha
piacere che cose poco rifinite restino disponibili al pubblico per sempre.
La nuova versione è ora etichettata "seconda
stesura", la prima versione "prima stesura".
I lettori attenti noteranno che ambedue le versioni
rimangono qui disponibili, e lo saranno per l’eternità – o almeno, finché
paghiamo l’affitto di questo spazio web. Il motivo è semplice: Dal giorno in
cui abbiamo cominciato a pubblicare è stato nostro preciso intento quello di
non cambiare nulla di uno scritto dal momento in cui esso viene pubblicato,
l’unica eccezione essendo ovviamente gli errori di battitura e simili."
Lindsay Cooper:
un omaggio
Intervista a Chris Cutler
(prima stesura)
—————-
di Beppe
Colli
June 24, 2014
Il titolo del messaggio da noi trovato nella posta a metà
della scorsa settimana era di quelli da stropicciarsi gli occhi:
"Henry Cow, Music for Films, News from Babel, and Oh
Moscow, play the music of Lindsay Cooper".
Quando? E dove?
Friday 21 November – London Barbican
Saturday 22 November – Huddersfield – Lawrence Batley
Theatre
Gli Henry Cow? Possibile?
"The concerts will feature Henry Cow (1968 – 1978, who
said they’d never re-form)."
Seguiva una lista di nomi davvero pazzesca. Tempo di
riflessioni.
Come il lettore ricorda, la scomparsa di Lindsay Cooper, lo
scorso anno, era stata fonte di grande tristezza per la comunità internazionale
di musicisti e amanti della musica che tanto avevano apprezzato il lavoro
compositivo e strumentale di questa musicista. E la tristezza non era stata
minore per il fatto che la scomparsa non veniva inattesa: da tempo la Cooper si
era allontanata dalle scene, con l’annuncio ufficiale della malattia venuto
molto tempo dopo la triste diagnosi, formulata alla fine del cammino degli
Henry Cow ma tenuta segreta per circa due decenni.
Resta la musica. E dopo un lavoro di preparazione che
immaginiamo non sia stato agevole, ecco giungere la notizia di questi concerti.
Come sempre in questi casi, facciamo partire un messaggio in
direzione di Chris Cutler. "Ne parliamo?" "Va bene."
Sono quarant’anni che gli Henry Cow hanno pubblicato il
loro secondo album, Unrest, e sono certo che questo è un argomento che hai già
trattato mille volte, ma mi farebbe piacere se accettassi di parlare ancora una
volta delle qualità personali e musicali di Lindsay Cooper che hanno indotto il
gruppo a sceglierla come nuova compagna.
Beh, sapevamo che non volevamo tentare di rimpiazzare Geoff,
che era impossibile da rimpiazzare, e stavamo cercando nuove sonorità per
arricchire la nostra tavolozza timbrica (abbiamo anche considerato suonatori
d’arpa e di trombone). Conoscevo un po’ Lindsay – l’avevo incontrata quando
suonava nei Comus. Così Fred e io – è così che io ricordo la cosa – andammo a
vederla suonare con Clive Bell nel Ritual Theatre e sembrò subito ovvio che lei
sarebbe stata perfetta: aveva studiato musica classica – quindi non avrebbe avuto
alcuna difficoltà con quelle composizioni complesse – ed era perfettamente a
suo agio nell’improvvisazione, il che a quel tempo era una combinazione di
talenti davvero poco comune. Inoltre, avevamo bisogno di qualcuno che fosse
migliore di quanto fossimo noi, qualcuno che fosse più avanti, sì da essere
costretti a migliorare per tenerci al passo. Questa era Lindsay. Il fatto che
lei fosse anche intelligente e un tipo tosto è stato un sovrappiù che non
sapevamo di stare cercando, ma che ha reso il gruppo quello che poi è stato.
Quattro anni più tardi, Western Culture – l’ultimo album
di studio pubblicato dagli Henry Cow – presentava una nuova firma compositiva,
con gran parte della musica della seconda facciata opera di Lindsay Cooper. Ma
anche nuovi ingredienti nella ricetta – Irene Schweizer al piano, Anne-Marie
Roelofs al trombone e al violino – con il brano intitolato Look Back a
prefigurare sviluppi futuri. Vederla sbocciare nella composizione è stato
motivo di sorpresa per il gruppo?
Sorpresa, no; piacere, sì. Prima, Fred e Tim avevano scritto
gran parte del materiale. John scriveva – molta della musica delle Baccanti è
sua – ma non avevamo registrato niente di suo. Half Asleep; Half Awake è stata
la sua unica composizione apparsa su un album degli Henry Cow.
Poi Lindsay si è inserita, tutti siamo cambiati, c’è stata
la parentesi Slapp Happy, Lindsay se n’è andata ed è ritornata nel gruppo
nell’estate del ’74, e poi il nostro calendario di lavoro, tutto questo ha
preso molto tempo. Nessuno ha scritto granché durante quel periodo. Dopo di che
John se n’è andato e abbiamo dovuto trovare un altro bassista. A quel punto
Fred non aveva scritto più niente da un paio d’anni (Beautiful as the Moon è
stata la sua prima composizione dopo molto tempo, e quella è stata una
collaborazione). E Tim scriveva molto lentamente: tre pezzi tra il 1972 e il
1977. Così quando il disco successivo degli Henry Cow – che avrebbe dovuto
includere il nuovo pezzo di Tim intitolato Erk Gah (registrato da Tim
molti anni dopo con il titolo di Hold to the Zero Burn), Half the Sky
(scritto per la maggior parte da Lindsay con alcune parti scritte da Tim) e
Slice (scritto interamente da Lindsay) – è diventato Hopes and Fears (una
raccolta di canzoni brevi) e il gruppo ha deciso di sciogliersi, abbiamo
sentito un improvviso impulso di ottimismo creativo, e abbiamo deciso di fare
un tour d’addio per altri sei mesi suonando solo musica nuova. Tim e Lindsay si
sono messi a scrivere e il risultato è stato Western Culture, dove ognuno di
loro riempie una facciata. Fred, che aveva scritto gran parte di Hopes and
Fears, ha anche scritto dei pezzi brevi, che abbiamo suonato ma che non sono
finiti sull’album. La cosa più degna di nota è stata quanto maturo ed evoluto
fosse lo stile di scrittura di Lindsay sin dal primo momento. Incidere
quell’album è stata un’esperienza divertente. Irene? Beh, eravamo in Svizzera e
Irene era in Svizzera, e lei e Lindsay suonavano già insieme nella formazione
denominata Feminist Improvising Group (FIG), quindi è stato facile. Per
Anne-Marie è stata pura fortuna. Gli Henry Cow avevano un concerto ad Amsterdam
e a un certo momento Lindsay e Tim hanno lasciato il palco suonando insieme, e
Geoff Leigh, che aveva con sé il suo sax tenore era tra il pubblico e si è
unito a loro. Fin qui tutto regolare. Ma tutto d’un colpo c’erano quattro
persone che suonavano nell’auditorium. Anne-Marie, che nessuno di noi
conosceva, si trovava lì con il suo trombone e si è messa a suonare. Un mese
più tardi la inserimmo nell’ultima formazione degli Henry Cow, che rimase
uguale fino alla fine. Se gli Henry Cow avessero continuato, chi sa cosa
Lindsay avrebbe potuto scrivere per noi, o come questo avrebbe potuto
influenzare Fred e Tim (dato che questo è il modo in cui gli Henry Cow
lavoravano)… ma…
Ritengo che la pubblicazione di The Road – il 40th
Anniversary Box – sia stata una bella aggiunta agli album di studio degli Henry
Cow a noi tanto cari – non dimenticando ovviamente l’album dal vivo intitolato
Concerts. Parlando di Lindsay Cooper vorrei mettere in risalto il DVD-V con il
concerto dal vivo intitolato Vevey 1976 e anche il quartetto dedito
all’improvvisazione che appare nei Voll. 4 & 5 – Trondheim 1976. Sono
ancora disponibili?
Sì. E spero di riuscire a tenerli in catalogo.
Vorrei citarti un tuo passaggio che appare a pag. 26 del
primo libretto del box: "Decidemmo di prenderci una pausa dai concerti dal
vivo e ripensare le cose. Tre mesi dopo ci riunimmo e chiedemmo a Lindsay di
lasciare il gruppo." (…) "Io avevo già invitato unilateralmente
Lindsay a tornare nel gruppo per la registrazione (non so come ho avuto il
coraggio, ma in sua assenza avevamo tutti capito quanto lei fosse
indispensabile al gruppo)". Detta così è un po’ criptica per un
osservatore esterno. Vorresti essere più esplicito?
Preferirei di no. Ci sono sensibilità che voglio rispettare
e non è mia intenzione fare dei miei ricordi e della mia interpretazione dei
fatti "la verità." Ma che abbiamo chiesto a Lindsay di lasciare il
gruppo nell’estate del 1974 è un fatto, e che io l’ho chiamata da St.
Christopher mentre eravamo lì a provare per In Praise Of Learning e le ho
chiesto di unirsi a noi nella registrazione senza consultare gli altri, anche
questo è un fatto. Lei è venuta, ha suonato ed è rimasta finché ci siamo
sciolti, e non credo che nessuno abbia mai più detto un’altra parola al
riguardo. Sono certo che una storia più completa apparirà nel libro di Ben
Piekut, quando uscirà – sarà un insieme tratto dai resoconti di ciascuno, e non
dalla memoria selettiva di uno solo di noi.
Spero di non sbagliarmi se dico che l’album successivo
contenente musica composta da Lindsay Cooper che mi è capitato di ascoltare è
stato Rags (1980), la colonna sonora da lei scritta per il film The Song Of The
Shirt, e anche se suppongo che la musica che ha scritto per The Gold Diggers
(1983) sia quella più celebrata devo ammettere di avere un debole per Rags, sia
per l’idea che per l’esecuzione. E anche per Music For Other Occasions (1986).
Tu hai suonato su alcuni di quei brani, accanto a ex membri degli Henry Cow
come Fred Frith e Georgie Born e a volti noti come Phil Minton, Sally Potter e
Dagmar Krause. Mentre mostrava la sua crescita nel comporre e nel padroneggiare
gli strumenti, la musica che Lindsay Cooper ha scritto per quei media
affrontava anche argomenti complessi di natura politica e sessuale. Ti
dispiacerebbe darmi una descrizione, per quanto breve, della cornice culturale
che rende possibile il fatto che lavori di questo tipo possano esistere e
prosperare?
Lindsay ha dato vita al Feminist Improvising Group (FIG)
nell’ultimo anno di vita degli Henry Cow (anche Dagmar e Georgie ne facevano
parte). Per noi il lavoro culturale era lavoro politico. I tempi erano quelli:
in tutta Europa i partiti comunisti erano forti, il femminismo era militante e
tutti noi pensavamo che c’era un mondo da vincere. Il mio ricordo è che i
concerti della formazione chiamata Music for Films erano accolti con entusiasmo
non a dispetto ma grazie alla politica, e perché la maggioranza del gruppo era formata
da donne.
Spero non ti dispiaccia se dico che considero i due album
pubblicati con la sigla News From Babel uno dei vertici della "musica rock
moderna". (Tra parentesi, credo che questa sia stata la prima volta che ho
ascoltato Zeena Parkins.) Tu ne hai scritto i testi – ovviamente hai anche
suonato la batteria – e Lindsay Cooper la musica. Qui devo confessare che anche
se apprezzo molto l’atmosfera angosciata di Sirens And Silences/Work Resumed On
The Tower (1983) in realtà considero la cifra sonora – e l’atmosfera dolente –
del secondo album, Letters Home (1986), un capolavoro moderno. Ma il gruppo non
ha mai fatto concerti, giusto? Cosa che mi ha sempre sorpreso. Vuoi parlarmene?
Dopo gli Art Bears, ho chiesto a Lindsay se era disposta a
collaborare a un altro lavoro di canzoni. A quel tempo lavoravamo insieme nel
gruppo Music for Films. Ho suggerito Zeena dato che l’avevo incontrata in
Olanda quando lavoravo con i Black Sheep a una cosa che vedeva la presenza del
Janus Circus di Chris Wangro, dove Zeena suonava la fisarmonica. Una
sera lei e io parlavamo e le ho detto quanto mi piaceva l’arpa e che mi sarebbe
piaciuto introdurre un’arpa negli Henry Cow. Allora Zeena ha detto, sai, ho un
diploma in arpa ma non la suono più perché è ingombrante e pesante e difficile
da trasportare e non ci sono occasioni di suonarla nel mondo del rock. Allora
ho detto, se ricominci a suonarla ti prometto che faremo un disco. Quella è
stata la scintilla per i News from Babel. Ho pensato: Lindsay, Zeena, Dagmar,
quello sì che sarebbe un bel gruppo. Ho scritto dei testi e li ho dati a
Lindsay. Ritengo che il gruppo non abbia mai suonato perché perfino allora era
difficile ricevere proposte di fare concerti; essere pagati; fare arrivare
Zeena da New York e trovarle un’arpa… Gli Art Bears hanno fatto un solo tour,
di circa dodici giorni, e quello fu già abbastanza difficile, così i News from
Babel non hanno mai veramente avuto una chance. E Robert non voleva andare in
tour. Così adesso Zeena e io siamo molto contenti di poter finalmente eseguire
alcune di quelle canzoni dal vivo.
Forse sbaglio, ma credo che quello intitolato Oh Moscow,
con testi di Sally Potter, sia il lavoro di Lindsay Cooper maggiormente
apprezzato in tutto il mondo. La versione che tutti conosciamo è quella
registrata dal vivo a Victoriaville l’otto ottobre del 1989 che vede, tra gli
altri, la partecipazione di Phil Minton, Sally Potter, Hugh Hopper e Alfred
Harth, dove Marilyn Mazur suona la batteria, anche se in alcuni concerti alla
batteria c’era Charles Hayward, e in altri tu. Come vedevi questo lavoro –
seduto o meno sullo sgabello della batteria?
E’ un lavoro perfettamente realizzato e pienamente maturo
che fa uso di tutte le capacità di Lindsay. Le canzoni sono davvero memorabili
e il rapporto tra musica e testo è perfetto. Ha bisogno di essere filmato; è a
quel punto che a mio avviso raggiungerà quel pubblico più vasto che merita.
Vorrei che mi raccontassi di quando hai inciso e fatto
concerti con Lindsay Cooper nella formazione chiamata David Thomas & The
Pedestrians – a me piace particolarmente l’album More Places Forever (1985),
che non so se è ancora disponibile.
Dopo che i Pere Ubu si sono sciolti, David ha fatto un tour
in America con Ralph Carney (il sassofonista di un altro gruppo di Cleveland,
Tin Huey, che ha poi lavorato con Tom Waits). In Europa David ha fatto
comunella con Lindsay e per un po’ hanno lavorato come duo. A un certo momento
c’è stato un concerto a Londra e David, che io conoscevo da molto tempo, mi ha
detto "perché non vieni a suonare con noi?". E questo è stato il modo
in cui The Pedestrians hanno avuto inizio. Dopo di che siamo stati in giro, in
modo intermittente, per i quattro anni successivi, aggiungendo a poco a poco
musicisti finché la formazione non si è tramutata prima nei Wooden Birds e poi
di nuovo nei Pere Ubu, e a quel punto Lindsay se n’era andata. L’idea era
semplice; eravamo uno spettacolo che univa parti spiritose alla poesia: David
parlava e cantava, Lindsay e io davamo un sostegno a quello che faceva, o gli
andavamo contro, improvvisando quasi completamente quello che facevamo. Era
divertente. Quando abbiamo avuto un bassista ci sono state più canzoni e più
situazioni organizzate. Il trio era flessibile, veloce e poi… chi altri
faceva quel tipo di cose? More Places è ancora disponibile, ma solo in
vinile – ce ne sono ancora delle copie. Inoltre ho in programma di pubblicare
un CD triplo di pezzi rari di Lindsay in coincidenza con il concerto di
novembre, e il CD includerà Outtakes for Other Occasions, Music for the Small
Screen, materiale inedito dal vivo di Oh Moscow, il Trio Trabant, dei brani in
solo e, spero, anche qualcosa dei Pedestrians.
Lo spunto di questa conversazione è ovviamente l’evento
speciale in onore di Lindsay Cooper che andrà in scena a Londra il 21 e 22
novembre. La lista dei partecipanti confermata a oggi è impressionante, con
Alfred Harth, Anne-Marie Roelofs, tu, Dagmar Krause, Fred Frith, John Greaves,
Michel Berckmans, Phil Minton, Sally Potter, Tim Hodgkinson, Veryan Weston e
Zeena Parkins. Capisco che è ancora troppo presto per discutere la cosa in
dettaglio, ma vorrei che tu mi dessi un’idea di quello che vedremo sul palco.
Presentare un panorama completo del lavoro di Lindsay
sarebbe stato più di quello che sarei riuscito a fare – o che chiunque sarebbe
riuscito a finanziare, quindi alla fine ho scelto di ricostituire i quattro
gruppi principali che hanno eseguito le sue composizioni: gli Henry Cow, Music
for Films, News from Babel e Oh Moscow – dato che questo era realizzabile e
poteva essere messo in scena con un ensemble di soli dodici elementi.
Fortunatamente David Jones di Serious Speakout era disposto a impegnarsi in tal
senso (nessun altro al quale mi sono rivolto era disposto ad assumersi il
rischio: "una bella idea, ma impossibile da vendere", hanno detto).
David ha detto "sì", decidendo di correre un grosso rischio in
ragione di antiche amicizie. E quindi, facciamo gli scongiuri. Io sarei felice
di vedere una simile formazione, ma quanti ce ne sono come me? E’ quello che
vedremo. Da un punto di vista organizzativo i quattro gruppi suoneranno le
composizioni di Lindsay in ordine cronologico (Henry Cow, Music For Films, News
From Babel, Oh Moscow), e tutti i membri dell’ensemble faranno parte di varie
formazioni. Lindsay suonava il fagotto, il soprano e il pianoforte – e spesso,
nelle registrazioni, tutti e tre – e quindi ci vogliono già tre persone per
coprire quest’area: Michel Berckmans degli Univers Zero, un vecchio amico,
suonerà le parti di fagotto. Alfred Harth e Tim Hodgkinson i sassofoni e Fred,
Zeena e John le parti di piano. Sarà una festa.
© Beppe Colli 2014
CloudsandClocks.net | June 24, 2014