Intervista
a
Lorenzo Matellán
& Razl
(Beluga)
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di Beppe
Colli
Feb. 11, 2014
"Musica ad alto tasso di inventiva dal suono fresco e
vivace – una combinazione che ormai capita raramente di ascoltare – per un
album che, incredibile a dirsi, ci giunge dalla Spagna."
Così si apriva la nostra recensione di Architecture Of The
Absurd, alla quale rimandiamo chi fosse curioso di conoscere i particolari
dell’album.
Da parte nostra eravamo decisamente curiosi di sapere di più
di tutta la vicenda, curiosità che ci ha spinto a contattare i musicisti
titolari del lavoro: Lorenzo Matellán, tastiere e sintetizzatori oltre che
parte tecnica; e Razl, principalmente chitarre e voci.
E così, la scorsa settimana, abbiamo inviato le nostre
domande via e-mail.
Un sentito "grazie" a Carolina Mateo, nostro
"tramite linguistico" per un’intervista spagnola in lingua inglese.
Quale primo argomento della nostra conversazione vorrei
che mi parlaste del modo in cui il vostro nuovo album, Architecture Of The
Absurd, ha preso forma. Dato che ritengo che molte delle vostre idee
compositive abbiano assunto una forma definitiva in studio, vorrei che mi
parlaste anche di questo aspetto (una cosa che data la complessità della vostra
musica e l’abbondanza di strati vocali e strumentali dev’essere stata un bel
peso in termini di spesa!).
Sotto questo aspetto siamo molto fortunati dato che Lorenzo Matellán possiede
uno studio di registrazione, ed è lì che abbiamo realizzato gran parte del
lavoro. Il processo compositivo non ha mai seguito un sistema preciso. La
maggior parte del materiale è stata composta da Razl e successivamente
arricchita da idee nate da improvvisazioni di studio, schizzi inventati da
Lorenzo.
Siamo stati davvero fortunati ad avere uno studio a nostra disposizione senza
doverci preoccupare del tempo o di pressioni esterne. Per fare alcuni esempi,
siamo stati liberi di lavorare alla personalità di voci e armonie, di scolpire
i suoni del sintetizzatore e di applicare effetti al basso o alla batteria in
fase di missaggio. Questo ci ha dato la possibilità di lavorare in pace, cosa
che ha aiutato la musica (anche se a volte la musica può suonare un po’ pazza).
Vorrei sapere come avete scelto Damian Erskine e Marco
Minnemann quali musicisti per il vostro album.
Il primo che abbiamo pensato di contattare è stato Marco. Nel
gruppo avevamo già un batterista, ma a causa di divergenze musicali se n’è
andato, così abbiamo discusso se contattare Marco, ma era una cosa alla quale
non credevamo davvero, dato che lui è senz’altro uno dei batteristi migliori se
si tratta di suonare musica come questa. Gli abbiamo inviato alcuni dei nostri
provini tramite Bryan Beller (che aveva già lavorato sull’album di Razl
intitolato Microscopic) e siamo stati decisamente sorpresi quando ha detto che
gli piacevano e che era disposto a lavorare con noi. E così abbiamo cominciato
a creare i pezzi più articolati che potevamo. C’è perfino una canzone che
abbiamo scritto la stessa settimana in cui Marco ha iniziato a registrare.
La mossa successiva è stata quella di contattare Damian, che aveva già suonato
su un album di Razl. E’ un grande musicista e una persona in gamba, e ha
accettato senza esitazione di registrare le sue parti.
Per noi la sfida è stata quella di essere all’altezza di questi due grandi
musicisti. Crediamo che abbiano davvero reso migliori la nostre idee, e il
motivo per cui sapevano esattamente quello che dovevano fare è che
padroneggiano questi stili alla perfezione.
Sono curioso di sapere qualcosa anche delle condizioni pratiche del loro
suonare sull’album: hanno ricevuto parti scritte, e arrangiamenti completi, in
forma di file digitali? Hanno registrato le loro parti nel vostro studio? E come
siete riusciti a integrare così bene il loro contributo nel vostro
"suono"?
Una volta che abbiamo deciso quali canzoni Marco e Damian avrebbero registrato
abbiamo preparato il materiale al meglio delle nostre possibilità. Potresti
dire che i nostri "provini" sono copie perfette di quello che senti
sul CD, solo senza basso e batteria (ma con parti di basso e batteria
programmate estremamente dettagliate). Tutti gli arrangiamenti erano già lì; le
parti vocali erano ancora cantate in un linguaggio inventato, ma avevano già
tutte le armonie complete, dato che questo era un aspetto essenziale per poter
capire le canzoni.
Poi abbiamo scritto le parti con le armonie e gli elementi
obbligati, e a questo punto abbiamo lasciato che i musicisti si sentissero
liberi quanto volevano. E questo è il motivo per cui riteniamo che la musica
fluisca in modo così naturale, la libertà di poter suonare come volevano…
senza impedimenti.
Mi è sembrato di poter notare una certa somiglianza tra parti del vostro
album e la musica di nomi quali Frank Zappa, Mike Keneally e i Gentle Giant (e
i tempi dispari in genere, come qualcosa di caratteristico della musica
"Prog"). Ma "notare una somiglianza" non implica
necessariamente "trovare le influenze". Quindi, chi ritenete abbia
maggiormente influenzato la musica di quest’album?
Le nostre influenze sono molto varie e non riguardano solo il "Prog",
ma ovviamente Frank Zappa e i Gentle Giant sono cose che abbiamo ascoltato
centinaia di volte e naturalmente fanno capolino nella nostra musica. A dire il
vero il nostro unico scopo è quello di godere di tutto e creare dei temi in un
modo completamente libero da complessi e condizionamenti. Crediamo che con il
passare del tempo molti musicisti tendano a calmarsi e ammorbidirsi, ma nel
nostro caso riteniamo che sia avvenuto tutto il contrario. Ci divertiamo di più
con i suoni sporchi, con ciò che può sorprendere, con atmosfere cangianti e con
quello che non è comune. Potremmo scrivere una lunga lista di gruppi e
musicisti il cui esempio funziona per noi da incoraggiamento, ma non la
completeremmo mai…
Mi farebbe piacere sapere qualcosa delle vostre traiettorie musicali
individuali fino a oggi.
Lorenzo è stato un instancabile cercatore di "nessuno sa cosa". I
suoi primi gruppi, The Teagarden e The Flame Proof Machine, erano influenzati
dalla musica progressiva psichedelica della fine degli anni sessanta e
dall’improvvisazione (i Pink Floyd del periodo di Syd Barrett e i primi Soft
Machine) ma con il passare degli anni ha sviluppato generi musicali diversi, ha
composto, prodotto e registrato molti album di Funk, Nu-Soul e persino Hip Hop,
per poi sentire che in qualche modo doveva tornare agli inizi. Ha lavorato con
gruppi come i Guateque All Stars e ha prodotto artisti come Ikah, oltre a
lavorare come tecnico del suono per il gruppo Single (che nel 2011 ha ricevuto
un premio quale gruppo con il migliore suono dal vivo di Spagna).
Razl ha cominciato suonando in gruppi stilisticamente vicini al Prog e al
Rock-Funk, in uno stile non lontano dai Living Colour. Allo studio della
chitarra ha affiancato la composizione per audiovisivi: cinema, animazione e
videogame. Nel 2008 ha pubblicato il suo primo album da solista, Rotonova, dove
puoi trovare musicisti come Mike Keneally, Bryan Beller e Dan Brown, con
atmosfere Jazz-Funk. Nel 2011 ha pubblicato Microscopic, un album per
"power trio" in una direzione più "Alternative Jazz Rock",
con Bryan Beller al basso. Ambedue gli album hanno ricevuto un’accoglienza
entusiastica sui media specializzati.
Ascoltando Architecture Of The Absurd sono quasi sicuro
che da qualche parte ci dev’essere un "concept". Mi piacerebbe sapere
qualcosa a proposito della "cornice concettuale" dell’album, della
funzione dei testi e del modo in cui si suppone che debbano funzionare in
tandem con la musica.
In un certo senso è vero che l’album ha un filo che lega tutto. Però questo
filo è molto complesso, dato che è il prodotto delle nostre menti
"malate", ovviamente per noi è chiaro, ma non riteniamo che possa
esserlo altrettanto per il pubblico in genere. Il più delle volte i testi
parlano di situazioni della vita reale, ma tradotte nel nostro linguaggio
personale. Possono parlare di morale e religione come in Sunny View, della fine
del mondo come in Thylacine o dei problemi connessi agli attacchi di panico
come in Under A Black Cloud, ma cerchiamo di far sì che i nostri testi abbiano
un contesto teatrale, come un film le cui immagini sono musica e i personaggi
appaiono per raccontare una storia, gli attori.
Possedete tutti e due un buon grado di abilità tecnica. Una volta
padroneggiare il proprio strumento era considerato una qualità, e un certo
numero di quelli che ascoltavano musica e andavano ai concerti sembrava
apprezzare quello che potremmo definire "il lato tecnico" della
musica. Oggi il pubblico non sembra apprezzare più molto questo aspetto. Dal
vostro punto di vista, come vedete la cosa?
Non sapremmo dire quale sia l’opinione del pubblico, ma ovviamente possiamo
parlare del modo in cui percepiamo la cosa.
C’è stato un tempo in cui la tecnica sembrava essere tutto, al punto che la
tecnica ha oscurato parte del talento che alcuni musicisti possedevano (è la
nostra umile opinione).
Ovviamente è molto importante avere la migliore conoscenza possibile dello
strumento, e lo stesso vale per la musica che si suona. Man mano che impari di
più e acquisisci maggiori mezzi aumenterai le tue capacità compositive e
interpretative. Ma la tecnica non è tutto, anche il giusto atteggiamento è una
cosa importante, e anche il modo in cui usi la tua conoscenza (grande o piccola
che sia).
Per esempio, nel nostro album ci sono dei momenti in cui i suoni o le idee
musicali sono arrivati in maniera accidentale o assolutamente per caso, e qui
la tecnica non c’entra niente. Sappiamo bene che hai bisogno di buone capacità
tecniche per eseguire certi passaggi, ma il punto è di dare a questi passaggi
senso e emozione, non un’esecuzione perfetta in ogni singola nota.
Gli errori e gli "incidenti" ci attirano. Siamo esseri umani (grosso
modo) e se sentiamo che la musica è "troppo perfetta" allora per noi
c’è qualcosa di sbagliato. Infatti le nostre esecuzioni sono tutt’altro che
perfette, non vogliamo perdere questo spirito.
Come ben sappiamo, il vecchio modello di finanziamento non esiste più. Quale
sarà il futuro di quei musicisti che vogliono essere pagati per la musica che
fanno? Che tipo di schema di compensazione vedete all’orizzonte se parliamo
della vostra carriera nel campo della musica, e della musica in generale?
E’ da molti anni che, nel bene e nel male, lavoriamo nell’industria della
musica, e siamo stati testimoni di prima mano dei cambiamenti del modello
economico della musica. A nostro avviso ci sono due modi di comportamento. Il
primo è quello del musicista "professionista" che cerca di
guadagnarsi la vita e che quindi cerca di coprire ogni stile a prescindere da
quello che gli piace. Per fare questo devi essere molto bravo da un punto di
vista tecnico, lavorare sodo ed essere molto bravo quando si tratta di
"public relation". E’ una cosa degna di rispetto, ma non è qualcosa
che sappiamo fare.
L’altra opzione è quella di fare musica, cercare di divertirsi quanto più
possibile e sforzarsi di andare avanti. Ma soprattutto creare qualcosa di cui
essere orgogliosi. Anche finanziare queste cose e farle conoscere è un lavoro
duro, ma gli aspetti belli della cosa non hanno prezzo.
Ovviamente ognuno pensa di andare avanti quanto più è possibile, ma la musica
dev’essere sopra ogni cosa. Per decenni i soldi hanno rovinato molte cose nel
mondo della musica, e quindi forse non è troppo negativo oggi pensare alla
musica come a qualcosa di più "artigianale". E’ molto importante
avere un’infrastruttura che ti aiuti a lanciare le tue creazioni, ma è più
importante sostenere la tua creatività e non quello che un
"ipotetico" pubblico potrebbe aspettarsi da te.
Noi non sappiamo quale sarà il futuro dell’industria della musica, ma abbiamo
la sensazione che essa stia ancora cercando qualcosa che si è perduto, mentre
molti gruppi si auto-finanziano o si appoggiano a piccole piattaforme gestite
da gente che è veramente appassionata di musica.
Chi ritenete stia facendo un buon lavoro se parliamo di musica? (Anche di…
architettura e altre arti, se volete.)
Seguiamo gli stili artistici che ci interessano. Oggi Internet è la piattaforma
perfetta per scoprire ogni tipo di talenti. Gente con incredibili capacità
creative che richiamano la nostra attenzione. A volte scopriamo gruppi come i
fantastici Man Man. A volte scopriamo gruppi che hanno già alle spalle un sacco
di lavoro e di album e ci chiediamo, com’è che non li abbiamo scoperti prima?
Lorenzo si occupa di apparecchiature analogiche in grado di fare ogni tipo di
suono, e a Razl piace scoprire nuove alternative ecologiche e modi di essere
autosufficiente. La vita in genere, con tutti i suoi difetti e le sue virtù, è
la nostra vera ispirazione.
In chiusura, la solita domanda su piani e progetti per il futuro.
Essere Superstar Prog Rock milionarie e viaggiare per tutto l’Universo.
Incontrare i Klingons, chiedere loro perché Darth Vader è diventato così
cattivo se prima non lo era (la Principessa Amidala era molto buona), viaggiare
nell’astronave aliena… almeno finché l’alieno è solo un tipo che indossa un
costume. Cose semplici.
© Beppe Colli 2014
CloudsandClocks.net | Feb. 11,
2014