Baars
– Henneman – Mengelberg
Sliptong
(Wig)
Crediamo
altamente improbabile che il Caso abbia architettato l’uscita di questo
CD al solo scopo di mettere alla prova la nostra (ormai frequente) lamentela "al
giorno d’oggi non ci sono più sorprese". Ma quello è stato comunque
il risultato, e in modo duplice: innanzitutto la sorpresa che consiste
nel trovarsi di fronte a un conversare in musica che vede in azione un
trio che diremmo inedito; poi, un risultato concreto che ha avuto facilmente
ragione dei nostri taciti timori (non necessariamente "bei nomi" e
"improvvisazione" producono "buoni risultati") e che
ha agevolmente oltrepassato le nostre (non piccole) aspettative.
Vedere
la copertina di Sliptong ci spinto a chiederci da quanto tempo non ascoltavamo
il piano (e la musica) di Misha Mengelberg. Il nostro archivio informatizzato
(un grosso armadio con gli artisti in ordine alfabetico) ci presenta il
CD della Instant Composers Pool Orchestra intitolato Aan & Uit, e il
fatto che esso risalga al 2003 ci fa immediatamente sospettare di aver
perso qualche puntata della storia; circostanza tutt’altro che improbabile
per una musica tanto
"culturalmente importante" quanto "commercialmente marginale";
ricordiamo bene la sorpresa da noi provata non molto tempo fa nel trovarci
di fronte un album di Mengelberg – Solo – inciso svariati anni prima del
quale non ci era giunta notizia.
Se Mengelberg
è ormai da tempo figura storica, oltre che uno degli iniziatori di quell’approccio "olandese" alla
musica che costituisce un prezioso
"unicum" nel panorama mondiale (e chi più di Mengelberg meriterebbe
l’appellativo di "postmoderno" se il termine non fosse tanto vago
da risultare inutile?), Ab Baars e Ig Henneman sono non da oggi individualità
dalla personalità spiccata e dagli intenti chiari.
La conversazione
ha avuto luogo lo scorso dicembre in un tranquillo ma vigile dopocena al
Bimhuis di Amsterdam: una stanza dalle caratteristiche sonore ben note
ai tre, stavolta priva di pubblico. Le utili note di copertina di Kevin
Whitehead illustrano bene le caratteristiche dell’evento. Citiamo qui un’affermazione
della Henneman (che ha prodotto il lavoro) che diremmo importante: "Abbiamo
registrato un’ora e poi abbiamo scelto 43 minuti. Non abbiamo quasi fatto
editaggi. Tutto è davvero come lo abbiamo suonato."
Dire Mengelberg
implica necessariamente dire "polistilismo", e qui le attese
non vanno certo deluse. Però – e ovviamente non sapremmo dire se la cosa
sia esclusiva di questo particolare evento – ci è parso di cogliere qui
un
"asciugamento" dei risultati, accanto a una diminuzione (relativa!)
della varietà e a un aumento del desiderio di "finalizzare" certe
situazioni spingendole in direzione della consonanza. Mengelberg è sempre
riconoscibile, ma in questa occasione a tratti ci è parso esserlo più per
le note suonate che per il tocco; Whitehead cita Ran Blake, ma il nome che
ci è venuto in mente – soprattutto nelle note suonate in staccato nella parte
alta della tastiera – è quello di Anthony Davis.
Al sax
tenore, clarinetto e shakuachi, Ab Baars dimostra fantasia, versatilità
e spirito di adattamento. Da parte nostra indicheremmo Ig Henneman quale
vera
"nota di spicco" dell’album; e dato che il volume di una viola
è ben inferiore a quello di un pianoforte e di molti strumenti a fiato crediamo
non inutile invitare l’ascoltatore a un sovrappiù di attenzione, dato che
qui la musicista ha sempre privilegiato il "musicalmente appropriato" rispetto
al
"facilmente udibile".
Album
ben registrato, suono nitido e chiaro, intelligente divisione sui canali
stereo.
Leng ha
un inizio "ritmico-coordinato" di viola e sax tenore, si inserisce
il piano – da notare come a 1′ 20" Ab Baars raccolga un invito
"consonante" appoggiando una nota "soffiata" sulla tonalità
"bluesy" di Mengelberg. Poi toni lunghi, quasi orientali, di tenore
e viola, un finale che riporta alla mente Anthony Davis e Abdul Wadud, chiusa
per solo piano.
Piano
e viola sono i coprotagonisti di Sliptong, con la viola di Henneman a fungere
da contrappunto ritmico pur nel suo utilizzo di un timbro vocale! A 4′
ca. entra lo shakuachi di Ab Baars, con un timbro "soffiato" bizzarramente
"bluesy", quasi un sax tenore.
Mizu-Iro
è dichiaratamente "etnico", con piano, viola e shakuachi, mentre
Fishwalk ha un sax tenore a tratti quasi "ayleriano" e un piano
dalle coordinate generali non poco "ellingtoniane-monkiane" a
viaggiare in parallelo e una splendida viola dal carattere percussivo.
Forse
la vetta dell’album, Zee-Angel è un brano largamente "sussurrato",
viola con l’arco, piano misurato, toni "soffiati" del clarinetto,
accordi del piano in chiaroscuro.
Is That
Solly? vede la viola (un "basso continuo"?), il pianoforte e
il sax tenore inseguire una consonanza tematica dalle vaghe reminiscenze
monkiane, per un risultato forse caratterizzabile come "variazioni
su un tema non esplicitato".
Misha
Started Whistling è il brano che ognuno riconoscerebbe da lontano, con
fischio, piano ritmato e sax tenore in sovracuto.
Clarinetto,
piano e viola per la conclusiva Oystercatchers, con gli accordi di Mengelberg
a contestualizzare le frasi melodiche di Ab Baars.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2009
CloudsandClocks.net
| July 5, 2009