Intervista a
Amy X Neuburg (2004)
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di Beppe
Colli
May
17, 2004
Come già
argomentato in sede di recensione, il recente album solista di Amy X
Neuburg intitolato Residue è un raro esemplare di lavoro capace
di essere al contempo innovativo e (relativamente) accessibile, estremamente
personale e ciò nonostante immediatamente comunicativo, di impianto
in fondo tradizionale ma pienamente in grado di sfruttare (sia chiaro:
in modi mai appariscenti o gratuiti) le moderne tecnologie adattandole
a un disegno espressivo consapevolmente maturo. Un risultato già
notevole che acquista ben diversa valenza sol che si rifletta sul fatto
che Residue respira un’aria molto diversa dai climi agrodolci e prevalentemente
ironici che caratterizzavano i lavori precedenti pubblicati con il nome
collettivo di Amy X Neuburg & Men. L’unica cosa che adesso manca
è un pubblico.
Il che
potrebbe apparire come una notazione decisamente amara (e in parte lo
è). Ma a ben riflettere, se leggiamo la "lista degli ingredienti"
la musica di questo disco non è poi lontanissima da certe pagine
dei Beatles "dell’era di mezzo" – e non è che Strawberry
Fields Forever fosse poi canzone di immediata fruibilità per
la maggior parte del pubblico che aveva accesso a una radio. Quel che
è mutato è – ovviamente – il contesto. Si vorrebbe però
che almeno coloro i quali lamentano il tramonto di una "età
dell’oro" si comportassero di conseguenza scomodandosi a essere
più curiosi e meno rinunciatari.
Con musicisti
come Amy X Neuburg l’unico problema è la quantità di argomenti
di cui è possibile discutere: cantante decisamente straordinaria,
tastierista, percussionista (anche "elettronica"), compositrice,
artista dall’immaginazione a dir poco personale… da dove cominciare?
Abbiamo deciso di iniziare questa intervista (avvenuta tramite e-mail
ai primi di maggio) riallacciandoci alla nostra precedente conversazione.
Nel
corso della nostra precedente intervista, nel dicembre del 1999, mi
hai detto: "In seguito spero di concentrarmi su un disco solista
atipicamente serio e personale". Quali sono state le ragioni musicali
di questo cambiamento, considerando che il lavoro che avevi fatto con
la formazione chiamata Amy X Neuburg & Men aveva prodotto risultati
artistici notevolissimi?
In realtà il disco solista che avevo in mente nel 1999 è
completamente diverso da quello che ho recentemente pubblicato. Avevo
composto tutta una serie di canzoni, ma non le avevo ancora registrate,
e non l’ho ancora fatto.
Ma Residue è risultato essere un disco serio e personale,
e questa è la direzione nelle quale ritengo di stare andando
adesso, quindi non è più un disco atipico. Il fatto è
che il suono di Amy X Neuburg & Men non portava a una musica "seria
e personale". Eravamo un gruppo scattante, ingegnoso e decisamente
iperattivo che prediligeva la complessità, l’energia "macho"
e il virtuosismo. Inoltre non avevo molto da dire che concernesse questioni
personali durante il periodo culminante di Amy X Neuburg & Men,
quindi le mie canzoni erano maggiormente rivolte verso l’esterno e meno
introspettive.
Un paio di anni fa ho letto
di un tuo lavoro solista chiamato Songs About Life & Death &
Love & Insects, definito come "un techno-circo teatrale multimediale
per donna solista". Era il precursore di Residue?
Molte delle canzoni eseguite in quello show sono su Residue. Di fatto
era una messa in scena teatrale (luci, proiezioni, coreografia e apparecchiature
MIDI disposte su tutto il palco) di molti dei lavori solisti che avevo
creato a quel tempo.
Nel corso della nostra precedente conversazione ti avevo fatto
una domanda su come l’"io" delle canzoni venga solitamente
percepito rappresentare la "voce" di chi canta, mentre nel
tuo caso le cose erano diverse/più complesse. Dopo aver ascoltato
il tuo nuovo CD mi chiedo se il modo in cui vedi questo argomento sia
in qualche modo cambiato.
Tutte le canzoni su Residue sono nella mia vera voce (invece di essere
dal punto di vista di qualcun altro), ma questo è più
un riflesso del tipo di canzoni che mi spuntavano in testa che un qualsivoglia
mutamento di filosofia. Nelle mie canzoni precedenti avevo più
cose da dire a proposito del mondo, e a volte esprimevo questi pensieri
usando un "io" che poteva essere lo stereotipo di una persona
(una con la quale non ero d’accordo) allo scopo di dire qualcosa di
ironico. Ma la mia nuova musica parla davvero di me, anche se a volte
si tratta di un Me esagerato o distorto, e ancora con molta ironia.
Hai sempre suonato percussioni e drum pads. Hai studiato musica
elettronica al Mills College Center For Contemporary Music, dove hai
anche studiato percussioni con William Winant. Mi piacerebbe chiederti
la tua opinione a proposito del modo in cui i ritmi basati su loop sono
(per lo più) usati oggi nella musica che ascoltiamo in TV/alla
radio/nei club.
La maggior parte della "musica elettronica" di oggi consiste
di eventi automatizzati piuttosto che di ritmi creati in tempo reale.
La tecnologia per creare loop mi permette di creare ritmi in un’esecuzione
dal vivo, e poi di aggiungerci sopra degli strati. Per quanto riguarda
le esibizioni dal vivo questo è quanto preferisco; mi piace il
fatto che ogni suono che produco può essere direttamente riferito
a un’azione. Questo permette al pubblico di essere partecipe del processo
creativo; il che è più intimo.
Questo non vuol dire che io veda con sfavore gli eventi automatizzati,
posto che lo scopo sia quello di fornire un’esperienza audio. Molta
"electronica" è prodotta in modo fantasioso e molto
danzabile – eccellente nei club e su CD o come accompagnamento a un
medium visivo. Anch’io ho fatto un sacco di lavoro di studio orientato
verso il groove. Ma nelle esibizioni dal vivo è tutta un’altra
storia. Alcuni musicisti che usano i laptop creano dell’ottima musica,
ma nella maggior parte dei casi non trovo particolarmente interessante
stare a guardare un musicista che sta seduto a un laptop a fare chissà-che-cosa
e ascoltare quello che a tutti gli effetti è musica "in
scatola".
Un elemento che ho sempre
trovato interessante è il tuo uso degli strumenti elettronici.
Recentemente ho visto delle foto fatte mentre suoni dal vivo, in solo,
dove tieni delle bacchette – e nessun laptop in vista. Il che è
davvero sorprendente, considerando che il laptop è lo strumento
"du jour"…
Questo è dovuto in parte ad abitudine, in parte a trepidazione,
in parte al fatto che non ho ancora trovato un software che faccia esattamente
quello che voglio.
Ho iniziato a comporre per la mia particolare collezione di strumenti
forse otto anni fa (sebbene a quel tempo la musica in solo non fosse
al centro dei miei interessi). Così quelli sono diventati i miei
strumenti, proprio come se tu suonassi e componessi per piano potresti
trovare difficile passare alla chitarra. La mia musica è creata
avendo in mente le caratteristiche peculiari di questi strumenti, e
un sacco di lavoro va nel programmarli perché facciano esattamente
quello che voglio; dover ricreare le mie canzoni per un altro strumento
(senza alterarle) sarebbe scoraggiante, se non impossibile.
Ritengo inoltre che usare batterie, pedali e grossi cursori di mixer
risulti sia più facile da un punto di vista fisico che più
teatrale di stare a fissare uno schermo di computer pieno di roba e
muovere un mouse. Però è difficile andare in giro con
tutta questa attrezzatura, così a breve potrei trovarmi a considerare
il fatto che un laptop mi aiuterebbe ad alleggerire il mio carico. Non
rinuncerò a usare la batteria come mio controller principale
– il mio uso della batteria è la base del mio show sul palco
e delle mie composizioni – ma man mano che nuovi programmi vengono sviluppati
potrei presto essere in grado di usare un laptop per sostituire alcuni
dei miei synth ed effetti.
Per quelli di noi che non hanno mai avuto la possibilità di
vederti dal vivo, ti dispiacerebbe parlare del modo in cui costruisci
e "sovraincidi" i tuoi loop?
Uso un DrumKat per controllare quasi tutto. Colpisco i pad per iniziare
a registrare un loop, per sovraincidere, cancellare, suonare il loop
all’indietro e così via. Li percuoto anche per "triggerare"
suoni di batteria e di sintetizzatore, o posso premerli con le mani
per ottenere dei suoni sostenuti. Posso anche usare i pad per cambiare
i settaggi sul mio mixer MIDI – ad esempio aggiungere un effetto, cambiare
un livello o passare a una differente configurazione del mixer. Di tanto
in tanto aggiusto il mixer manualmente, e uso dei pedali per passare
attraverso le varie configurazioni che uso nelle mie canzoni.
Spesso inizio un pezzo registrando un loop della mia voce che fa qualcosa
di ritmico, poi sovrappongo strati di armonie per creare un coro denso,
e poi su tutto questo canto la linea melodica. Posso anche passare a
un altro loop nel bel mezzo della canzone, costruirlo in un modo simile
e poi ritornare al primo, facendo molte deviazioni durante il cammino.
Questo mantiene la struttura della canzone interessante e poco prevedibile,
e fornisce al pezzo una forma "composta" che è diversa
sia da quella della maggior parte delle canzoni pop che dalla maggior
parte della musica basata sui loop (che tende a rimanere incollata a
un loop per tutto il tempo in una sorta di modo ipnotico/"new age").
Quando suoni dal vivo usi un drum controller DrumKat. Ritieni che
la vasta disponibilità e il prezzo ridotto dei laptop abbiano
contribuito a un arrestarsi dello sviluppo dei "controller alternativi"?
Questa è una domanda interessante. I controller alternativi posso
aggiungere un elemento visivo di tipo teatrale a un’esibizione dal vivo,
quindi non so se un laptop e un "alternative controller" adempiono
la stessa funzione.
Mi piacerebbe farti una domanda più generale sulla relazione
tra l’"arte sperimentale", i media e la società. Quando
nel 1959 Ornette Coleman ha suonato al Five Spot di New York il fatto
è stato considerato un "evento culturale", di cui si
è molto parlato e discusso sui quotidiani e sui periodici, ben
al di là della ristretta cerchia dei già appassionati.
Alla fine degli anni settanta le attività musicali d’avanguardia
in posti come The Kitchen erano ancora discusse in modo abbastanza ampio.
So che di recente ti sei esibita al Roulette. Qual è la situazione
di oggi?
Non sembra esserci molto se parliamo di innovazioni clamorose – un’arte
che è tanto diversa da attirare l’attenzione in quanto è
una nuova forma d’arte. Invece di questi tempi una forma d’arte sembra
tramutarsi con gradualità in un’altra, per esempio nel modo in
cui l’hip-hop si è evoluto dal rap (a mio parere il rap è
stato l’ultima grande innovazione), o incorporarne un’altra, come per
esempio è avvenuto per il travaso del "world beat"
nel pop e nella "electronica". Il Roulette è un vero
tesoro come terreno di coltura per musicisti dediti a forme sperimentali,
ma perfino nel panorama sperimentale di New York quel suono "downtown"
è diventato alle mie orecchie un po’ stantio. Il che non vuol
certo dire che non ci sia della musica fantastica proprio adesso – solo
che non c’è nulla in grado di creare un trambusto culturale nello
stesso modo in cui l’ha fatto l’avanguardia negli anni sessanta… a
meno che tu non consideri tutto il sensazionalismo nel mondo dell’intrattenimento
commerciale – i reality show, il fenomeno di American Idol, Janet Jackson
che mostra il seno in televisione, la televisione in generale. Queste
sono le forze "culturali" che oggi plasmano la società
in America.
L’altra volta hai parlato dei tuoi produttori e musicisti preferiti.
Ci sono altri nomi che vorresti aggiungere a quella lista? Cos’hai pensato
della collaborazione di Björk con Zeena Parkins e i Matmos? (A
proposito, hai familiarità con il loro lavoro? Credo siano di
Oakland.)
Conosco i Matmos solo per il loro lavoro con Björk, e credo che
Vespertine sia meraviglioso.
Ho citato Hedningarna? Alcuni anni fa mi sono innamorata dei nuovi suoni
che venivano dalla Scandinavia, che combinavano canzoni folk tradizionali
con una pesante produzione elettronica e una comunicazione energica. Hoven Droven Ë un altro esempio. Molti di questi artisti possono essere trovati sull’etichetta NorthSide.
Uno dei miei lavori di produzione preferiti degli ultimi anni è
stato The Fragile dei Nine Inch Nails – molto pesante, denso e oscuro
– il più bel "rumore" che io abbia mai ascoltato. Di
recente sono anche diventata una fan dell’hip-hop commerciale. Credo
che sia una delle migliori "popular music" in circolazione
– produzione originale e piena di immaginazione, talento notevole, testi
in grado di far discutere e spesso divertenti, rilevanza culturale e
un’energia molto sexy.
Tra le tante cose che hai fatto, ho letto che hai composto la musica
per una serie animata chiamata Piki & Poko. Sarei curioso di saperne
di più.
Puoi andare a www.pikiandpoko.com e vedere le repliche
dei cartoon. Ho scritto la canzone che fa da tema principale e anche
la maggior parte della musica che si ascolta. E’ una serie divertente
e irriverente su due ragazze ossessionate dall’astrologia nel magico
mondo di Starland, con sottese sfumature lesbiche e personaggi assurdi.
Mi sono divertita un mondo a comporre per questa serie – una delle mia
esperienze artistiche più memorabili (e redditizie!).
Progetti futuri? Ancora niente Europa?
C’è in arrivo un tour di due settimane in Nuova Zelanda. Il mio
prossimo grosso progetto sarà un lavoro teatrale su larga scala
(e un CD) di canzoni ispirate da New York per voce ed elettronica più
tre violoncellisti. Ci potrebbero volere un paio d’anni prima che questo
lavoro venga realizzato. Nel frattempo sto collaborando con un paroliere,
a New York, su un lavoro di teatro musicale, e devo anche interpretare
il personaggio principale in una nuova opera – probabilmente l’anno
prossimo. E’ da tempo che la possibilità di un tour europeo stimola
la mia immaginazione, ma onestamente non so proprio come muovermi per
farlo. Se qualcuno di lì può essermi d’aiuto ne sarei
molto grata.
© Beppe Colli 2004
CloudsandClocks.net | May 17, 2004