Intervista a
Jimmy Ågren
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di
Beppe Colli
Dec.
26, 2004
Essere
un chitarrista di blues beefheartiano in Svezia non dev’essere facile (ma
dove lo sarebbe?). Jimmy Ågren ci prova da alcuni anni, diremmo con
ottimi risultati: Get This Into Your Head, Glass Finger Ghost e il recentissimo
Close Enough For Jazz sono album grintosi e coinvolgenti fin dal primo ascolto,
ma ricchi di implicazioni musicali in grado di renderli validi nel tempo.
Tempi dispari, timbri ispidi, e un blues per una volta non manierato. E poi
ci sono le partecipazioni agli album del dinamico duo Mats/Morgan.
Ci
è sembrato che il recente Close Enough For Jazz – e tutto il lavoro
di Jimmy Ågren – fosse meritevole di un po’ spazio, nell’attesa che
una distribuzione meno precaria rimedi al deficit di attenzione dei media
(ahem…) "meno allineati". Domande e risposte via e-mail, il tutto
la scorsa settimana.
Devo
confessare di non sapere molto di te. Vorrei che mi parlassi di come hai iniziato
a sviluppare un interesse per la musica, del tipo di musica che ti piaceva
agli inizi, del tuo primo approccio allo strumento e così via.
Beh,
ho trentatré anni, e ho cominciato a suonare la chitarra quando ne
avevo quattordici. Un mio amico mi ha suonato alla chitarra un pezzo degli
AC/DC e io sono rimasto completamente catturato, dato che era da quando avevo
otto o nove anni che ascoltavo ogni giorno gli AC/DC. Ed è stato questo
che mi ha spinto a prendere in mano la chitarra. Poi ho ascoltato per molto
tempo B.B. King e Ry Cooder. Più avanti sono venuti Zappa, Beefheart
e i King Crimson. Davvero una bella miscela, ma questi cinque gruppi sono
le mie influenze decisive.
Comporre
musica è stato da subito il mio interesse principale. Non stare seduto
a suonare scale su e giù sulla chitarra tutti i giorni.
A
giudicare dai dischi sembri avere un’invidiabile familiarità con l’idioma
blues. Mi parleresti del tuo approccio al blues?
Potrà
sembrare strano ma il 90% del blues che ascolto non mi piace granché.
Deve essere qualcosa di diverso. E temo che questo non sia molto comune, la
maggior parte delle band di blues mi sembrano tutte uguali. Per quanto mi
riguarda cerco sempre di rendere la musica bluesy ma con groove, schemi e
accordi diversi. Voglio essere soddisfatto di un pezzo prima di sentire che
ha qualcosa di diverso. E questo di solito vuol dire un sacco di lavoro.
A
proposito di blues: hai visto qualcuno dei film sul blues (mi riferisco a
quelli diretti da Martin Scorsese, Wim Wenders, Clint Eastwood, eccetera)
che sono usciti non molto tempo fa? Come ti sono sembrati?
L’unico
che ricordo di aver visto è stato quello con Jeff Beck, e quello mi
è piaciuto molto.
Mi
parleresti del progetto da cui è venuto fuori il CD intitolato The
Music Of Captain Beefheart?
A
Morgan fu chiesto di mettere insieme un gruppo allo scopo di suonare la musica
di Beefheart a una mostra dei suoi quadri che si teneva nella nostra città
natale, Umeå. Abbiamo fatto tre show, e da uno di questi è stato
ricavato il CD. E’ stato molto bello incontrare Denny Walley, l’ex chitarrista
di Zappa, e il mio eroe di sempre Freddie Wadling, e suonare insieme a loro.
Hai
fatto parte della formazione chiamata Mats/Morgan, il cui nucleo è
formato da tuo fratello Morgan e da Mats Öberg. Vuoi parlarmi di questa
esperienza?
Mi
dispiace, ma questa domanda non mi è chiara. Posso dirti che mi piace
suonare con loro, e che lo faccio dal 1996. Siamo appena andati negli Stati
Uniti per un tour di dieci giorni, è stato molto bello.
Su
Glass Finger Ghost hai avuto dell’aiuto esterno, invece su Close Enough For
Jazz hai suonato quasi tutto tu. Mi parleresti dei due diversi approcci?
Beh,
anche sul mio primo CD, Get This Into Your Head, ho suonato tutto io, e poi
Freddie Wadling ed Eric Bibb hanno fatto le parti cantate.
I
motivi sono soprattutto due. Innanzitutto tutti quelli con cui suono vivono
a Stoccolma, e invece io vivo a Umeå con la mia famiglia, quindi è
difficile avere tutti qui per le prove. E’ una città piccola, e per
me è difficile trovare qui i musicisti giusti.
E
poi c’è da dire che mi piace quando suono tutto io, credo che abbia
un buon effetto sul risultato complessivo.
Ma
in futuro mi piacerebbe poter fare delle registrazioni dal vivo con il gruppo.
Ci vogliono un sacco di energia e di tempo per fare tutto da soli.
Mi
sembra di individuare delle arie folk sui brani strumentali Who’s Lennard
e Fifty Thousand Notes. Pensi che io abbia ragione? E: qual è la tua
relazione con il patrimonio della musica tradizionale del tuo paese?
Beh,
non è una cosa alla quale ho pensato. Credo che sia venuto così,
sull’impulso del momento. Non posso dire di ascoltare il folklore. Ma mi piace
la Band Of Gypsies Taraf De Haidouks… Mio padre e mio nonno suonavano il
violino, e forse questo ha qualcosa a che fare con ciò.
Conosci
i dischi di gente come Jukka Tolonen, o di gruppi come Samla Mammas Manna,
o i dischi solo di Lars Hollmer?
Solo
un po’, principalmente ho sentito delle belle cose di Lars Holmer. So che
Jukka è bravo ma per qualche motivo non l’ho mai ascoltato, e lo stesso
vale per i Samla.
Sospetto
che essere un chitarrista blues in Svezia non sia facile. Che mi dici?
Beh,
per me non lo è, dato che io non suono cose tradizionali. Un sacco
di blues club vogliono solo blues tradizionale e cover, e questo vale anche
per un sacco di gente. Sono spesso sorpreso dal fatto che – ad esempio i miei
amici non riescono ad ascoltare musica inusuale. Non riescono, e nemmeno si
scomodano a provare ad ascoltarla. Per esempio, se ascoltano un pezzo come
Fifty Thousand Notes i miei amici non musicisti pensano che io sia impazzito.
Progetti
futuri?
Ho
già fatto la maggior parte del materiale per il mio prossimo CD, Various
Phobia. Spero che possa uscire prima della fine del 2005. Ho appena saputo
che Border Music distribuirà Close Enough For Jazz, e spero anche il
mio prossimo CD. E’ una cosa che mi fa piacere.
©
Beppe Colli 2004
CloudsandClocks.net
| Dec. 26, 2004