Marilyn
Crispell/David Rothenberg
One
Dark Night I Left My Silent House
(ECM)
Se parliamo
di qualità della musica prodotta oggi, diremmo il nome di Marilyn Crispell
senz’altro sinonimo di "affidabilità" (che, se ben consideriamo,
è tutto il contrario di "prevedibilità"). La comprensibile contentezza
da noi provata al momento di leggere della imminente pubblicazione di questo
One Dark Night I Left My Silent House (il titolo è preso in prestito da
un lavoro di Peter Handke) dovrebbe forse spiegare perché lì per lì abbiamo
scambiato il nome del clarinettista David Rothenberg, a noi del tutto ignoto,
con quello del fiatista Ned Rothenberg. Doppia sorpresa, quindi: David
e non Ned, e una musica sensibilmente diversa da quella che (inconsapevolmente)
ci attendevamo.
David Rothenberg
ha studiato con Jimmy Giuffre e Joe Maneri, ed è anche conosciuto in veste
di filosofo/naturalista, avendo scritto un certo numero di libri (qualcuno
tradotto anche in italiano) sulla relazione tra uomo e natura (due esempi:
Why Birds Sing e Thousand Mile Song), cosa che ha certamente avuto il suo
peso nella scelta dei titoli dei brani di questo album. (Le note di copertina
sono davvero una bella invenzione! Ma allora perché sulla copertina non
ci sono? E’ proprio necessario costringere l’ascoltatore ad andarle a leggere
sul sito dell’etichetta? A ogni modo, meglio un buon suono e niente notizie
che non il contrario.)
David Rothenberg
ci è parso musicista maturo e dalle idee chiare sia al clarinetto basso
(strumento usato su buona parte dell’album), di cui sfrutta efficacemente
il soffio dell’ancia e l’estensione nella gamma bassa, che al più usuale
clarinetto. Sorprendentemente, alcuni brani vedono la Crispell impegnata
alle percussioni propriamente dette e a una vecchia cassa armonica di pianoforte,
anch’essa usata in senso percussivo. L’album ha poco di strettamente
"jazzistico", se non nel senso del "lascito mentale",
privilegiando un aspetto che diremmo (molto elasticamente) "modale" in
un’accezione "folk" (alcuni brani ci hanno ricordato il procedere,
che diremmo parallelo, del Don Cherry della "svolta folk", ma è
solo un parallelo concettuale, non di vicinanza estetica dei risultati).
Forti di un affiatamento già avvenuto sul piano concertistico, gli strumentisti
affrontano le improvvisazioni con orecchie ben aperte, mentre il suono e
il missaggio dei brani, curatissimi, aiutano l’ascoltatore a immergersi nell’esperienza.
Invocation
è un’apertura insieme aerea e austera: rare note acute del pianoforte suonate
"staccato", clarinetto basso "soffiato", note basse con
uso del pedale, per un insieme che dal punto di vista "tattile" non
è poi molto lontano da certe pagine dell’Anthony Davis di Lady Of The Mirrors.
Tsering vede le corde acute pizzicate, note lunghe del clarinetto basso,
e belle frasi melodiche. The Hawk And The Mouse vede un concitato clarinetto
basso opporsi alla cassa del pianoforte suonata con le bacchette, e una frase
melodica che sa quasi di giga sostenuta da una sonora orchestra percussiva.
Stay, Stray ha qualcosa di monkiano (diciamo dalle parti di Ruby, My Dear),
con il piano a fornire accordi "aperti" al procedere melodico del
clarinetto.
What Birds
Sing è breve e mossa, con piano acuto e clarinetto. Companion: Silence
ha le note "soffiate" del clarinetto basso, il piano a fornire
una
"mappa" di accordi, e il risultato finale è una bella
"ballad" di proporzioni perfette. Owl Moon vede il clarinetto e
il pianoforte seguire un procedere arpeggiato.
Still Life
With Woodpeckers vede un clarinetto solitario affiancato da suoni percussivi,
come da titolo. Grosbeak è un brano fresco e mosso, con bel dialogo tra
il piano arpeggiato e il clarinetto. Dedicata a Joe Maneri, The Way Of
Pure Sound vede il clarinetto e la cordiera pizzicata del pianoforte adoperare
contemporaneamente registri opposti, con successiva percussione
"etnica".
Motmot
mostra il pianoforte suonato "a due mani" e il clarinetto
"lirico". Snow Suddenly Stopping Without Notice vede il clarinetto
basso adoperare gli estremi della gamma, con le percussioni a fare da sfondo.
Evocation è la splendida chiusa: quasi un minuto di clarinetto basso, lento
e melodico, in solitudine, poi il pianoforte che sembra invitare il clarinetto
al ricordo di una vecchia canzone.
Beppe
Colli
©
Beppe Colli 2010
CloudsandClocks.net
| June 4, 2010